Magazine Astronomia
augurandoti che nel tuo viaggio tu possa diventare quel “ cavaliere onesto e leale” che sa dare creatività , entusiasmo e generosità ad ogni lotta contro l’oppressione e l’ingiustizia…anche quella interiore ♥
Il Leone è un segno di Fuoco, come l’Ariete e il Sagittario. Sei siete Leone pensate a come vi sentite bene creando qualcosa che è unicamente vostro, qualcosa di artistico o una nuova invenzione che tutti ammirano e che porta anche benessere agli altri. Non abbiate paura di chiedere l’attenzione e l’amore di cui avete bisogno ma ricordate che agli altri piace in cambio essere amati e ammirati.
Il Leone è chiamato il Re degli Animali e gli astrologi pensano che questo animale sia un buon simbolo per rappresentare il tipo di personalità che sembrano avere la maggior parte dei Leoni. Se osservate un Leone vi accorgerete che è sempre dignitoso, con un’aria orgogliosa e rilassata. Sembra sapere che è un re.
Qualche volta gli piace anche restare pigramente sdraiato sotto il sole. Tutto ciò significa che se sei un Leone probabilmente hai bisogno di molto tempo e di opportunità per fare quelle cose che ti danno gioia e ti permettono di esprimerti in un modo piacevole. Al Leone spesso piace pensare in grande e non gli piacciono le cose che sono troppo dettagliate o monotone. Gli piace anche capeggiare e non ama essere comandato.
C’è anche un’altra cosa importante a proposito del Leone ed è l’amore. Il Leone ha bisogno di molto amore e attenzione. Può sentirsi ferito se viene ignorato o se qualcun altro prende il merito per ciò che ha fatto. Ama avere un pubblico e perfino un Leone piuttosto timido può segretamente desiderare che qualcuno lo stia guardando mentre sta facendo qualcosa.
Il mito del Leone è legato al viaggio dell’eroe che deve trovare il regno, l’elisir o il tesoro che salverà il Re e il Regno: il fatto è che l’eroe non potrà tenere la conquista solo per sé, poiché in questo caso resterebbe vittima del potere che ha ottenuto; l’elisir o il tesoro sono “beni” che appartengono a tutti, all’intera umanità, perché simboleggiano la consapevolezza che si trova nell’inconscio collettivo da cui solo i migliori - gli eroi - possono attingere, poiché dotati di quelle qualità che servono a superare le prove che trovano nel cammino. Alla fine dell’impresa gli eroi devono far partecipi tutti della loro impresa – unico modo per cui il regno possa salvarsi e fondare la sua dinastia (l’eroe diventa per gli altri un qualcosa da emulare e dà continuità alla vita).
Il Leone nasce con un senso di superiorità ma superiore non è, quindi, se non trova la sua luce, si atteggia, desidera il ruolo di leader senza lavorare per conquistarlo, pretendendolo senza guadagnarlo e, spesso, in questo è la sua ombra fatta di ego-centralità.
Per realizzare il suo viaggio eroico deve rinunciare all’immagine grandiosa di sé per acquisire un reale potere che può giungere solo dall’azione e dal ragionamento illuminato; in pratica, il Leone deve rinunciare al suo innato senso di superiorità che lo porta a sentirsi sempre un pelo più in alto degli altri e deve usare la sua energia per conquistare sul campo una vera regalità .
Il suo forte senso di identità deve portarlo con naturalezza verso gli altri e la sua luce deve brillare ed illuminare e mai deve aspettarsi che venga invece riflessa ed alimentata dagli altri; un vero Re non può prendere valore da chi lo segue e non deve emergere a scapito degli altri; il Leone, da vero capo, deve ispirare gli altri con la sua generosità e il suo coraggio e solo così metterà a frutto le naturali qualità che ha avuto in dono e la sua centralità.
Il segno del Leone simbolicamente rappresenta il cuore..la capacità di condurci verso il Pensiero del cuore.
A volte però la sua ombra ci porta a viverlo come un cuore anestetizzato, il cuore che non reagisce a quello che ha davanti e che trasforma con ciò stesso il variegato volto sensuoso del mondo in monotonia, in uniformità, in unità. Il deserto della modernità.
Dice Hillman : "Eppure, sorprendentemente, quel deserto non è senza cuore, perché il deserto è dove vive il leone. Deserto e leone sono tradizionalmente associati nella medesima immagine, sicché, se vogliamo ritrovare il cuore reattivo, dobbiamo andare là dove più sembrerebbe assente.
Secondo il Physiologus (tradizionale compendio di psicologia animale), alla nascita i cuccioli del leone sono inanimati e vanno destati alla vita con un ruggito; ecco perché il ruggito del leone è così possente: per risvegliare i leoncini dal loro sonno, dal sonno in cui sono immersi dentro il nostro cuore.
Dunque, il pensiero del cuore non è semplicemente dato, non è una innata risposta spontanea, sempre pronta, sempre presente. No, il cuore va pro-vocato, fatto uscire, che è appunto l’etimologia che Marsilio Ficino dà della bellezza: kallos, dice, viene da kaleo, "pro-vocare". "Il bello genera il bene".
La bellezza deve essere provocata alla vita con il furore, l’oltraggio, perché i cuccioli del leone nascono inanimati, come la nostra pigra acquiescenza politica, il nostro carnivoro stordimento davanti al televisore: la paralisi per la quale il pharmakon di Paracelso era l’oro, il metallo del leone.
Ciò che nel cuore è passivo, immobile, addormentato crea un deserto, e il deserto può essere curato soltanto dal suo stesso principio parentale, che esprime con un ruggito le sue cure che ridestano alla vita. "Ruggisce il leone al deserto infuriante" ha scritto Wallace Stevens. "Cuore, istinto, principio": Pascal...
Più grande è il nostro deserto, più grande deve essere il nostro furore, e quel furore è amore.
Le passioni dell’anima rendono abitabile il deserto. Non abitiamo una grotta di rupi, bensì il cuore che è dentro il leone. Il deserto non è in Africa; è dovunque, quando si è disertato il cuore. I santi non sono morti; essi vivono nelle passioni leonine dell’anima, nelle immagini che ci tentano, nelle fantasie sulfuree e nei miraggi: la via dell’amore. Il nostro percorso attraverso il deserto della vita, o qualunque suo momento, è il risveglio alla vita come deserto, il risveglio della belva, sentinella del desiderio, la sua zampa famelica, infocata e insonne come il sole, esplosiva come lo zolfo, che incendia l’anima. Il simile cura il simile: la belva del deserto è il nostro custode nel deserto della burocrazia moderna, della bruttezza urbana, delle banalità accademiche, dell’aridità professionale e ufficiale: nel deserto della nostra ignobile condizione...BUONA FORTUNA LEONE...e a te il compito di " ruggire" alle nostre paure e ri-trovare il coraggio dei sentimenti.
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