“In Italia un comico sta avendo l’ultima risata - è il titolo del Washington Post - in un Paese che potrebbe fare o distruggere il futuro dell’euro con le sue prossime elezioni”. La fama di Beppe Grillo ha scavalcato i confini nazionali ed il Washington Post ha dedicato a lui uno speciale di tre pagine che ha pubblicato sul suo sito web. “Chi ha paura di Beppe Grillo?”, s’interroga, non senza ironia, il Washington Post che punzecchia: “Grillo somiglia a Jerry Garcia, scherza come Jon Stewart e dice che il mondo non ha nulla da temere dall’uomo più divertente d’Italia. Quindi perché l’Europa trema davanti al terremoto politico che è Beppe Grillo?”. Già, perché? Per il giornale Usa non c’è motivo di temere: “È ben lontano dal Duce e sta riempiendo solo il vuoto lasciato dalla politica”. Se, insomma, non ci fosse stato questo vuoto, Grillo non avrebbe potuto percorrere quella strada che dalla vittoria di Federico Pizzarotti a Parma (epicentro della ‘Grillo revolution’, si legge sul sito del giornale Usa) lo ha portato a quel successo nei sondaggi che oggi rende il suo M5S la terza forza politica italiana. Il motivo del successo di Grillo, sempre a parere del Washington Post, sta tutto nell’aver rotto schemi consolidati di liturgia politica attaccando direttamente il presidente del consiglio (chiamato ‘Rigor Montis’), quindi la Francia e la Germania che hanno chiesto altissimi sacrifici all’Italia. E, addirittura, Napolitano. “L’uomo più divertente d’Italia”, sempre secondo il giornale, ha chiaro che “il nostro movimento sta riempiendo uno spazio simile a quello riempito in Germania dai nazisti, o da (Marie) Le Pen in Francia, ma noi non siamo loro, siamo moderati, persone meravigliose e siamo l’unica cosa rimasta tra l’Italia e i veri estremisti”. Nonostante la crisi, l’euro e le misure di austerità fomentino la nascita di gruppi populisti in tutta Europa, il Washington Post spiega che il Movimento 5 Stelle è tutt’altro che un gruppo di “estremisti che amano il Duce”. Al contrario, prosegue l’articolo, “è nato a metà degli anni Duemila come un gruppo di cittadini collegati dai social media e uniti dal disgusto condiviso nei confronti delle èlite”, dei politici indagati e dei super stipendi degli amministratori delegati. Anche se “in una visita in Italia il mese scorso, Martin Schulz, il socialista tedesco e presidente del Parlamento europeo ha detto che è ‘più pericoloso quando i comici diventano politici che quando i politici vanno a vedere una commedia'”. L’articolo ricorda poi la vittoria alle amministrative a Parma con Federico Pizzarotti, sindaco “ex tecnico informatico” col quale sono sorti i primi ‘mal di pancia’, visti i 40 giorni impiegati per la composizione della giunta. Eppure, anche se Pizzarotti è il sindaco, “Grillo è la star dello show”. Ma le accuse più gravi giunte finora riguardano la censura del dissenso all’interno del movimento. E il giornale made in Usa, ricorda il fuori onda di Giovanni Favia, il consigliere dell’Emilia Romagna che aveva sparato a zero sulla mancanza di democrazia interna nel movimento. Eppure, nonostante “le minacce di morte” ricevute, il consigliere è convinto che “solo Grillo possa guidare il vero cambiamento”. Chiude il Washington Post: “Per una parte degli italiani Grillo è profetico e lo scandalo della regione Lazio, con le foto del 'toga party' in stile romano, sembra soltanto provare l'opinione di Grillo che la classe politica italiana è in bancarotta morale e non salvabile”.
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“In Italia un comico sta avendo l’ultima risata - è il titolo del Washington Post - in un Paese che potrebbe fare o distruggere il futuro dell’euro con le sue prossime elezioni”. La fama di Beppe Grillo ha scavalcato i confini nazionali ed il Washington Post ha dedicato a lui uno speciale di tre pagine che ha pubblicato sul suo sito web. “Chi ha paura di Beppe Grillo?”, s’interroga, non senza ironia, il Washington Post che punzecchia: “Grillo somiglia a Jerry Garcia, scherza come Jon Stewart e dice che il mondo non ha nulla da temere dall’uomo più divertente d’Italia. Quindi perché l’Europa trema davanti al terremoto politico che è Beppe Grillo?”. Già, perché? Per il giornale Usa non c’è motivo di temere: “È ben lontano dal Duce e sta riempiendo solo il vuoto lasciato dalla politica”. Se, insomma, non ci fosse stato questo vuoto, Grillo non avrebbe potuto percorrere quella strada che dalla vittoria di Federico Pizzarotti a Parma (epicentro della ‘Grillo revolution’, si legge sul sito del giornale Usa) lo ha portato a quel successo nei sondaggi che oggi rende il suo M5S la terza forza politica italiana. Il motivo del successo di Grillo, sempre a parere del Washington Post, sta tutto nell’aver rotto schemi consolidati di liturgia politica attaccando direttamente il presidente del consiglio (chiamato ‘Rigor Montis’), quindi la Francia e la Germania che hanno chiesto altissimi sacrifici all’Italia. E, addirittura, Napolitano. “L’uomo più divertente d’Italia”, sempre secondo il giornale, ha chiaro che “il nostro movimento sta riempiendo uno spazio simile a quello riempito in Germania dai nazisti, o da (Marie) Le Pen in Francia, ma noi non siamo loro, siamo moderati, persone meravigliose e siamo l’unica cosa rimasta tra l’Italia e i veri estremisti”. Nonostante la crisi, l’euro e le misure di austerità fomentino la nascita di gruppi populisti in tutta Europa, il Washington Post spiega che il Movimento 5 Stelle è tutt’altro che un gruppo di “estremisti che amano il Duce”. Al contrario, prosegue l’articolo, “è nato a metà degli anni Duemila come un gruppo di cittadini collegati dai social media e uniti dal disgusto condiviso nei confronti delle èlite”, dei politici indagati e dei super stipendi degli amministratori delegati. Anche se “in una visita in Italia il mese scorso, Martin Schulz, il socialista tedesco e presidente del Parlamento europeo ha detto che è ‘più pericoloso quando i comici diventano politici che quando i politici vanno a vedere una commedia'”. L’articolo ricorda poi la vittoria alle amministrative a Parma con Federico Pizzarotti, sindaco “ex tecnico informatico” col quale sono sorti i primi ‘mal di pancia’, visti i 40 giorni impiegati per la composizione della giunta. Eppure, anche se Pizzarotti è il sindaco, “Grillo è la star dello show”. Ma le accuse più gravi giunte finora riguardano la censura del dissenso all’interno del movimento. E il giornale made in Usa, ricorda il fuori onda di Giovanni Favia, il consigliere dell’Emilia Romagna che aveva sparato a zero sulla mancanza di democrazia interna nel movimento. Eppure, nonostante “le minacce di morte” ricevute, il consigliere è convinto che “solo Grillo possa guidare il vero cambiamento”. Chiude il Washington Post: “Per una parte degli italiani Grillo è profetico e lo scandalo della regione Lazio, con le foto del 'toga party' in stile romano, sembra soltanto provare l'opinione di Grillo che la classe politica italiana è in bancarotta morale e non salvabile”.
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