di Iannozzi Giuseppe
“Ho raccontato la mia vita del ‘98. Non ho mai voluto fare un istant book, infatti il libro è uscito a sette anni di distanza dal fatto di cronaca. L’unica cosa che mi interessava era la vita privata di una persona comune.” - Beppe Sebaste
Di proustiano “H.P. l’ultimo autista di lady Diana” non ha niente, nemmeno l’intenzione, tranne nel caso si voglia credere, a occhi chiusi, che gli asini hanno le ali e volano. Giuseppe Marchetti, quando il libro di Beppe Sebaste uscì per il piccolo editore Quiritta, disse: “Questo è un romanzo proustiano, dove la continua ricerca della verità si raggiunge nella ricerca stessa. Beppe Sebaste butta avanti Henry Paul, ma dietro c’è lui. Vuole scoprire perché questo personaggio, nella privazione, è così simile a se stesso, in una sorta di autocompiacimento punitivo. Un romanzo che vuole dimostrare di non poter dimostrare niente, ma che tra la nascita e la morte c’è solo un lungo e tragico compromesso”. E’ invece vero che il romanzo è in realtà un diario, quello di Beppe Sebaste: scrittura diaristica, ombelicale, che fa sorridere per l’ingenuità psicoanalitica che l’autore mette in scena, intercalando qua e là il racconto con delle schegge impazzite, con delle riflessioni su Henry Paul, Lady Diana, la morte.
Il romanzo vide la luce per la prima volta nel 2005 per Quiritta ed. di Roberto Parpaglioni; e al tempo, Giancarlo De Cataldo, sulle colonne di Hot, scriveva: “Una bellissima esperienza ricca di un amore struggente per la vita e sorretta dal sorriso compassionevole del Buddha”. Insomma, per De Cataldo si trattava di un capolavoro, l’ennesimo che l’editoria italiana avrebbe sfornato. Mon Dieu! Si era invece di fronte al diario di un uomo, perché Lady D. non c’è e non c’è neanche H.P., c’è solamente Beppe Sebaste. Morta lì. In realtà c’è molto più partecipato e commosso sentimento nella canzone cantata da Elton John, “Candle In The Wind” (musica di Elton John, testo di Bernie Taupin), nel 1997 riadattata per la morte di Lady D. (la canzone era stata originariamente scritta in memoria di Marilyn Monroe) che non nel lungo periodare senza scopo di Beppe Sebaste: “Goodbye England’s rose/ May you ever grow in our hearts/ You were the grace that placed itself/ Where lives were torn apart/ You called out to our country/ And you whispered to those in pain/ Now you belong to heaven/ And the stars spell out your name…” Il singolo “Candle In The Wind” è stato in vetta a tutte le classifiche, diventando uno dei più venduti al mondo nella storia della discografia mondiale. La prima edizione, come si è detto, fu per Quiritta: oggi i diritti sono stati acquistati da Einaudi, che ripropone Beppe Sebaste al pubblico. Se l’edizione Quiritta aveva una copertina discreta che non dava nell’occhio, lo stesso non si può dire dell’edizione Einaudi che ritrae Lady D. sfuocata ma in una foto che occupa tutto lo spazio disponibile. In quarta di copertina, commenti dal sapore disneyano; Giuseppe Genna parla di un qualcosa che dovrebbe essere la supernarrativa: “Se si desidera un esempio di supernarrativa contemporanea, profonda, energica, pura dissoluzione dell’io e investigazione della Storia e delle storie, si acquisti il recente straordinario libro di Beppe Sebaste, H. P. L’ultimo autista di Lady Diana.”; Giancarlo De Cataldo si agita fino a far tremare le montagne: “Un viaggio romantico, allucinato, cristallino come una vetta tibetana, nella biografia di un uomo qualunque, uno che ‘superfluo come lui non c’era nessuno al mondo’.”; Enzo Di Mauro si lancia a tutta velocità in un cliché adatto a un po’ tutti i tipi di scrittura (scrittori): “Una scrittura in assoluto tra le più romanzesche che si siano lette negli ultimi tempi.”
Il libro narra un fin troppo generoso brandello dell’esistenza dell’autore Beppe Sebaste, intervallata dall’ombra alticcia di Henry Paul; si narra dell’intenzione di scrivere un libro su Lady D., ma della Rosa d’Inghilterra non c’è neanche il più pallido fantasma in questo diario privato di Sebaste reso pubblico, o meglio pubblicato per ben due editori, nel 2005 e nel 2007, prima per un piccolo editore, poi per uno più grande. C’è l’obnubilata immagine della galleria parigina de l’Alma e di uno schianto contro il tredicesimo pilone di cemento. C’è un pallido fantasma, quello di Dodi al-Fayed, dall’autore reso così piccolo che par quasi non sia mai esistito alcun Dodi. Ci sono le elucubrazioni di Beppe Sebaste intorno ai paparazzi, a come è stata condotta l’indagine sulla morte di Diana Spencer, ma una vera e propria trama non c’è: c’è invece uno zibaldone, per altro, legato molto male per quei pochi brevi episodi su Diana e Dodi che potrebbero realmente interessare il lettore. Soltanto uno zibaldone, lontano migliaia di anni luce da una cucitura leopardiana o più modesta à la Walter Benjamin. Ha ragione Bernardo Bertolucci, almeno in parte: il libro di Sebaste forse sarebbe piaciuto a Georges Simenon, difatti la scrittura in “H.P.” è arida e asciutta, tuttavia manca l’acume del più fortunato personaggio di Simenon, Maigret.Ad un certo punto, quasi a metà di “H.P.”, nell’impossibile coacervo di riflessioni e impressioni, l’autore paragona gli scrittori ai baristi, perché entrambi cercano di indagare nella natura umana; e in effetti, “H.P. l’ultimo autista di Lady D.” ha molte di quelle caratteristiche logorroiche dei beoni per professione, cioè di quelli che un minimo di lucidità per tenersi malamente in piedi la conservano sempre, cosicché è impossibile convincerli – con le buone – a cambiar aria e a stare zitti soprattutto. Un fiume inarrestabile di pensieri, un diario a cui l’autore ha dato il titolo “H.P. l’ultimo autista di Lady D.” Non dico che non si possa leggere. Si può leggere, però si deve essere disposti ad accettare il rischio di annoiarsi a morte: gli accadimenti saettano di pagina in pagina tenendo la velocità di una lumàca. Non è supernarrativa come cerca di farci credere Giuseppe Genna, non lo è per i motivi esposti e non lo è perché la supernarrativa che cosa dovrebbe essere? Ai posteri l’ardua sentenza. Però io nutro il serio dubbio (e sospetto) che nessuno si sprecherà mai di dare una definizione di qualcosa che non esiste. E non è un diario che fa tremare le montagne tibetane e nemmeno i colli romani con i suoi vigneti. Soltanto un diario, che ha avuto la fortuna di essere pubblicato per due editori, quando la scrittura diaristica viene di solito rimessa al mittente da qualsiasi editore in odor di buddismo o no.
H.P. L’ultimo autista di Lady Diana – Beppe Sebaste – Einaudi – Collana: Stile libero – 266 pp. – ISBN : 978-88-06-18983-9 – € 11.00