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Beppe Severgnini: "in Calabria in treno non si va"

Creato il 21 febbraio 2013 da Ilazzaro @Ilazzaro

Beppe Severgnini:

Anche il noto giornalista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini, si è accorto che Cristo si è irrimediabilmente fermato per sempre ad Eboli. Finalmente anche lui si è accorto che al sud l'uso del treno (e delle Ferrovie) rappresenta una chimera.

Ecco quanto il Corriere della Calabria riporta del racconto del giornalista in terra calabra:

 Il racconto di questa regione offerto dal giornalista del Corriere della sera parte da Trebisacce, dopo otto giorni vissuti in treno, da Trieste con destinazione Trapani. In mezzo, «l'Italia ferroviaria» che si ferma «davanti al negozio di abbigliamento By Armentano dei fratelli Armentano (sconti fino al 50%)». La solita ironia british di Severgnini, a bordo dell'autobus sostitutivo che collega Metaponto a Sibari, una tratta ferroviaria inesistente: «Qui a Metaponto non hanno ridotto i treni per la Calabria, sono aboliti: in Calabria in treno non si va», spiega il giornalista. La coincidenza a Sibari per andare a Catanzaro «è di cinque minuti». Qui, più che un treno, Severgnini trova «una carrozza» diretta verso il capoluogo di regione. «Ma non c'è stato qualche partito che ha detto votate per noi, vi ripromettiamo il treno? Un pezzo d'Italia rimane “buco”...», chiede a un passeggero. Lo stupore poi, lascia spazio a un altro tipo di meraviglia, amara e dolce insieme: «Lungo il percorso costruzioni provvisorie in attesa dell'estate, e poi aranci, negozi chiusi, poca gente. Sullo sfondo, lo Jonio tricolore: verde, azzurro, blu. Nessun partito in Calabria ha messo questi colori nello stemma, ma forse è meglio così».  
Da Catanzaro Lido a Reggio sembra filare tutto liscio: «Troviamo molti studenti. Ragazzi gentili e barbuti, ragazze scure come madonne bizantine. Mare azzurro sotto il finestrino, così vicino che la littorina sembra correre sulla spiaggia vuota». Ritorna la stessa domanda, a un altro compagno di viaggio: «C'è un partito che ha usato i trasporti per dire: votate per noi perché metteremo i treni?». «Direi di no», risponde l'interlocutore. «Perché?», insiste il giornalista del Corsera. «La classe politica ha promesso molto nel passato e adesso ha qualche problema». Poi il treno investe una pecora, subito dopo Locri: «Il capotreno spiega che “occorre controllare il materiale”: non si tratta della salute dell'ovino (decisamente defunto), ma di ruote e freni». L'arrivo a Reggio è alle 16.50, «dopo nove ore di viaggio». Severgnini nota come in città fervano i preparativi per il comizio di Angelino Alfano. Ma il sindaco non ci sarà, «il Comune è commissariato da ottobre e affonda in un abisso di debiti». Al di là c'è lo Stretto, poi la Sicilia. Il racconto della Calabria finisce qui. Tra buchi, pecore e un mare tricolore.


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