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Berastagi, passeggiando nel cratere di un vulcano

Creato il 28 giugno 2013 da Surfingplanet @surfingplanet

Da Bukit Lawang a Berastagi fu un viag­gio tran­quillo nonos­tante dovemmo cam­biare minibus a Medan. Non è dif­fi­cile viag­giare per Suma­tra, se il tur­ista non sa bene dove andare, nes­sun prob­lema, gli autisti lo sanno sem­pre ed alla fine si arriva sem­pre a des­ti­nazione senza nem­meno ren­dersi conto.

Berastagi è una città pic­cola con una quan­tità di traf­fico impres­sio­n­ante che non si ferma nem­meno di notte. Seguendo il con­siglio del pro­pri­etario dell’ostello di Bukit Lawang, siamo andati diret­ta­mente in un ostello buono ed eco­nom­ico (anche se la doc­cia calda era a paga­mento) che poi sco­primmo essere uno dei pochi luoghi per viag­gia­tori. Arrivammo con una bel­lis­sima gior­nata di piog­gia e freddo tanto che per scal­darci un po’ abbi­amo dovuto man­giare una mines­tra calda. Rachele iniziava già a pen­tirsi di essere venuta fino a qui.

A Berastagi non c’è molto da vedere, ciò che attrae i tur­isti sono i due vul­cani Gunung Sinabung e Gunung Sibayak dove si può fare trekking. Il Gunung Sinabung tre anni fa eruttò e lo hanno appena ria­perto. Il Sibayank invece è un vul­cano che dorme e l’ascesa è più facile. Noi abbi­amo scelto l’opzione più facile, cioè il Sibayak anche per­ché ci si può arrivare a piedi diret­ta­mente da Berastagi. Con la sper­anza che il giorno suc­ces­sivo fosse bel tempo (pioveva da quat­tro giorni) ce ne andammo a letto.

Per for­tuna la gior­nata iniziò bene, c’erano delle nuv­ole ma si vedeva (o almeno sper­avamo) che non erano cariche di piog­gia. Zainetto in spalla, macchina fotografica alla mano e dopo aver com­prato un po’ di frutta e qualche cosa da man­giare par­timmo alla con­quista del vul­cano Sibayak!

La prima parte del cam­mino dal paese fino al check point dove si paga l’entrata è asfal­tata (fino a qui si può arrivare anche in minibus), poi si pros­egue per una strada ancora asfal­tata con alcuni tor­nanti per arrivare alla fine al punto in cui parte il vero e pro­prio sen­tiero. Non c’è nes­suna indi­cazione di dove inizi il sen­tiero e ci met­temmo un po’ per trovarlo in mezzo alle piante. Alla fine lo pren­demmo e una serie di scalini ci con­dussero fino al cratere del vulcano.

Berastagi, passeggiando nel cratere di un vulcano
Arrivando al cratere le fuma­role enormi ed il rumore che fanno non las­ciano indif­fer­enti, è uno spettacolo.

Berastagi, passeggiando nel cratere di un vulcano

Nel cratere le per­sone si divertono a scri­vere i pro­pri nomi con le pietre ed il pae­sag­gio è lunare.

Berastagi, passeggiando nel cratere di un vulcano
Dalla cima del cratere si può salire fino in cima ad una mon­tagna da dove si ha una vista a 360 gradi, bel­lis­sima!! C’era moltissimo vento ma siamo rius­citi a trovare un pos­ti­cino riparato dove man­giare qualche cosa e goderci il paesaggio.

Berastagi, passeggiando nel cratere di un vulcano

La discesa è un po’ rip­ida e si vede chiara­mente che tempo fa c’erano scalini che adesso sono parec­chio dis­trutti. La prima parte della discesa è nella mon­tagna men­tre la sec­onda è imm­ersa nella veg­e­tazione, un po’ scivolosa ma nulla di complicato.

Alla fine del cam­mino di discesa ci sono delle piscine ter­mali che ci face­vano un sacco di voglia ma quando ci siamo ren­demmo conto che la tem­per­atura dell’acqua non era per niente calda, decidemmo di rien­trare a Berastagi. Dovemmo aspettare un bel po’ prima di poterci fare una doc­cia calda per­ché non c’era elettricità.

Per fes­teggiare il nos­tro ultimo trekking la sera ci siamo man­giati un martabak (una torta salata fritta tipica di Java che abbi­amo conosci­uto a Jogyakarta) ed il giorno suc­ces­sivo abbi­amo salu­tato Berastagi ed il suo freddo!! Andi­amo al lago Danau Toba dove farà sicu­ra­mente più caldo!!!


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