
Berberian Sound Studio poteva essere un cult. Berberian Sound Studio, cui da qui in avanti per comodità mi riferirò con la sigla BSS, è una pellicola interessante e allo stesso tempo un’occasione sprecata di realizzare qualcosa in grado di lasciare davvero il segno. La pellicola è incentrata sul piccolo Toby Jones, attore già visto in Bianceneve e il cacciatore, Marilyn, Infamous, ma pure voce originale di Dobby in Harry Potter, che credo abbiano creato a sua immagine e somiglianza.


"AAAAAAH! Ho imparato a urlare da Kekko dei Modà!"
Per quanto riguarda suoni e musiche, il lavoro fatto è stato straordinario e da questo punto di vista BSS non delude affatto. Così come a livello visivo, la cura per l’immagine è impeccabile e ci presenta alcuni momenti notevoli. I presupposti per gridare alla pellicola sorprendente, al gioiellino, al nuovo cult c’erano anche tutti. Cosa mi impedisce allora di gridare, come spesso fanno le doppiatrici femminili del film all'interno del film? BSS non ha una vera evoluzione. Nella parte finale c’è qualche scena più tesa, più thriller, più visionaria, eppura manca il crescendo che ci si sarebbe aspettati fin dall'inizio e il film rimane sospeso, come impantanato nelle sue buone intenzioni. Oltre ai rimandi al cinema italiano 70s di genere, a un certo punto si ha persino l’impressione di potersi trovare di fronte a qualche lampo di stramba genialità alla David Lynch. Uh, addirittura? Purtroppo sono solo lampi brevi, con cui il regista Peter Strickland alla seconda regia dopo tale Katalin Varga dimostra un talento notevole, ma alla fine il film fa rimanere con un palmo di naso.
"Io invece i Modà li sto sentendo adesso. Urca, che dolore alle orecchie!"
Io sono un fan e un sostenitore dei finali aperti, di quelli che non dicono chiaramente cosa succede, di quelli che lasciano allo spettatore un’ampia gamma di interpretazioni possibili. Qui in BSS però si va oltre. Si esagera. La visione a un certo punto semplicemente si conclude. Come se fosse finita la pellicola, come se fossero terminati i soldi e allora si doveva chiudere in qualche modo. Qualunque modo. Ma non così. Io odio giudicare un film dal suo finale, però la chiusura di BSS suona troppo come una presa per il culo. Va bene il finale aperto, ma così è troppo facile. Così finisce in un nulla di fatto, come una partita in cui hai preso due pali e una traversa e intanto il risultato che ti porti a casa è un inutile zero a zero. BSS è una visione che merita, comunque merita. È un viaggio suggestivo, atmosferico, intrippante, con un sound da cinema, letteralmente. Allo stesso tempo è anche una delle più grosse occasioni gettate via nella storia del cinema recente. Un film così non sai se amarlo o se odiarlo, così come il suo autore, il regista e sceneggiatore Peter Strickland, un nome da tenere d’occhio in futuro. Ripensando al finale, a quel finale, ogni dubbio però sparisce: Peter Strickland e BSS, io non vi amo. Io vi odio! (voto 6/10)