Gli inquirenti inglesi avrebbero rinvenuto tracce di una sostanza sconosciuta nel corpo di Boris Berezovsky
L’ex oligarca Boris Berezovsky, 67 anni, potrebbe essere morto per infarto mentre veniva strangolato dopo essere stato reso inoffensivo con una droga non specificata. Questa è una delle principali ipotesi emerse, secondo fonti informate, dalle indagini in corso della polizia inglese, coadiuvata dai servizi segreti, nonchè dall’autopsia e in particolare dalle prime risultanze dell’esame tossicologico.
I risultati definitivi dell’esame autoptico e tossicologico, indicano le fonti esclusive ascoltate, sono stati rinviati sine die dopo che dalle prime analisi sul corpo di Berezovsky, da anni principale obiettivo dell’Unità Spetsnaz (azioni speciali, fra cui omicidi all’estero) dei servizi segreti russi, sarebbero state rinvenute tracce di una sostanza sconosciuta, che potrebbe essere di natura tossica.In precedenza Scotland Yard aveva detto di non escludere l’ipotesi dell’omicidio, ma di non avere rinvenuto alcun indizio concreto in tal senso. Le indagini, dopo il ritrovamento, il 23 marzo scorso, del cadavere di Boris Berezovsky, costretto all’esilio a Londra nel 2000 dopo essere caduto in disgrazia in Russia, avevano confermato che il suo corpo era stato rinvenuto senza vita nel bagno della lussuosa residenza di Ascot con una corda intorno al collo e un altro pezzo di corda appeso alla sbarra della doccia. Secondo la polizia “la morte sembra potersi attribuire a impiccagione”, ma le prime indagini non avevano permesso di stabilire se si fosse trattato di suicidio o omicidio. Il corpo di Berezovsky era stato ritrovato dalla sua guardia del corpo, misteriosamente assentatasi per diverse ore.
Adesso le prime risultanze dell’esame autoptico e in particolare le iniziali prove tossicologiche privileggerebbero l’ipotesi che Berezovsky sia morto di infarto. Una fine non giustificata dalle sue condizioni di salute, ma che potrebbe essere avvenuta mentre tentava di impiccarsi. La conferma della presenza di una droga privileggerebbe tuttavia l’ipotesi che l’infarto sia stato da essa provocato e che successivamente il magnate sia stato strangolato con una corda al fine di simularne il suicidio. Oppure che la droga sia servita a immobilizzare la vittima per poi strangolarla e organizzare la messinscena del suicidio; in questo caso Berezovsky potrebbe essere morto per infarto per un eccesso di droga o mentre veniva strangolato.
Fonti dei servizi segreti inglesi indicano che Berezovsky continuava a figurare sino all’ultimo in testa a una ‘lista nera internazionale‘ del Fsb (succeduto al Kgb). La polizia politica russa non ha mai ‘perdonato‘ nessun transfuga o nemico, da Trotzky all’ex spia Aleksandr Litvinienko, amico e collaboratore di Berezovsky, avvelenato nel 2006 con il polonio-210 a Londra. Nel 2007 Scotland Yard avvisò il tycoon russo di un probabile attentato nei suoi confronti da parte di agenti russi. La morte di Berezovsky fu preceduta da altre fra cui quella, egualmente sospetta, di un altro oligarca caduto in disgrazia, Arkady Parkatashisvili. Secondo la polizia questi sarebbe morto di infarto, ma poco prima aveva denunciato un tentativo di Putin di eliminarlo. Fonti degli emigrati russi segnalano il possibile uso da parte dei killers russi di fluoroacetato di sodio, un veleno difficile da individuare e che può provocare una crisi cardiaca.Alcuni amici e conoscenti di Berezovsky hanno suggerito che questi potrebbe essersi ucciso a causa delle gravi condizioni finanziarie dopo aver perduto una causa miliardaria contro il suo ex collaboratore Roman Abramovich, che gli ‘soffiò‘ la compagnia petrolifera Sibnet con l’avallo di Putin. Abramovich è uno degli oligarchi alleatosi con Putin pur di garantire la conservazione delle enormi ricchezze accumulate dopo la caduta dell’Urss, in gran parte grazie a Berezovsky. Un altro oligarca, il petroliere Mikhail Khodorkovsky, già l’uomo più ricco della Russia, è in prigione a regime duro da oltre 10 anni per aver osato sfidare Putin.
Altri testimoni sostengono, tuttavia, che negli ultimi tempi Berezovsky avrebbe risolto i suoi problemi economici e, comunque, non si sarebbe mai suicidato; e se lo avesse fatto non lo avrebbe fatto impiccandosi nel bagno. E, infine, avrebbe lasciato un messaggio. “Se si fosse suicidato – ha detto d’altra parte una fonte che non ha voluto essere nominata – avrebbe certamente lasciato qualche ‘indizio’ che portasse a Putin, tanto era l’odio e il disprezzo che provava verso il presidente russo”.
Putin ha sostenuto di non avere nulla a che fare con l’uccisione di Berezovsky, già mentore della sua successione a Boris Yeltsin e poi suo acerrimo nemico quando si accorse che l’ex spia intendeva porre fine alla democrazia introdotta dal primo presidente russo e restaurare il potere autocratico garantito dall’ex Kgb. La stessa affermazione di ‘innocenza‘ Putin l’aveva, d’altronde, fatta dopo l’assassinio di Litvinenko per il quale sono poi stati accusati due agenti del Kgb. Putin, sospettato anche di essere il mandante dell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaya, dura critica del suo regime e della guerra in Cecenia, ha persino reso noto che recentemente il defunto oligarca gli avrebbe inviato una lettera per “implorarlo” di consentirgli il rientro in Russia. I più stretti amici di Berezovsky definiscono “ridicola” una tale affermazione sostenendo che la lettera sarebbe stata falsificata. Ma aggiungono che se ciò fosse vero sarebbe un’importante ragione che potrebbe aver spinto il regime russo a eliminare Berezovsky: troppo pericolosa la presenza in Russia dell’ex oligarca; a Londra questi poteva infatti dire quello che voleva senza essere troppo credibile, ma a Mosca avrebbe probabilmente rappresentato un collante straordinario per la montante opposizione a Putin.