Nulla quadrava della precedente versione. «Sino al giorno prima della sua morte era un ragazzo che ogni allenatore avrebbe voluto», spiega Donata. Dal giorno della morte era diventato un diavolo, coinvolto in un trasporto di stupefacenti e che si suicida davanti alla sua ex. «Che miracolo!», commenta il legale della famiglia Bergamini, Eugenio Gallerani. «Un caso archiviato come suicidio nel lontano 1992 dopo vent’anni è stato riaperto con l’ipotesi di omicidio volontario grazie a un lavoro con la famiglia, durato un anno e mezzo».
La possibile verità era stata raccontata anni fa da un ex calciatore, Carlo Petrini, morto il 16 aprile dell’anno scorso, a 64 anni. In un libro intitolato ”Il calciatore suicidato” (Kaos editore), sostenne apertamente che la morte di Denis avvenne per mano della criminalità locale, sebbene i pm l’avessero attribuita a suicidio. Petrini pubblicò altri otto libri sul calcio, tra cui l’autobiografia, dove ammise la pratica del doping, che già negli anni ’60-’70 era dilagante con la complicità dei medici sportivi, nel quadro di partite già decise in anticipo dalle stesse società e i pagamenti in nero.
Ora, l’inchiesta sollecitata dalla famiglia Bergamini si basa su nuovi elementi portati alla procura di Castrovillari; essi mettono in luce che le indagini precedenti furono mal fatte. Lo scenario che si apre ora? La morte di Denis sarebbe riconducibile a motivi sentimentali, a una violenza innescata dal rapporto turbolento con l’ex fidanzata Isabella Internò. Una raffica d’interrogatori inizieranno a breve. Oltre alla Internò, saranno sentiti amici e conoscenti della ragazza per cercare di ricostruire con esattezza la dinamica del delitto e riuscire ad individuare gli autori dell’omicidio. Negli ambienti investigativi, infatti, si fa strada sempre di più l’ipotesi che l’ex fidanzata fosse presente all’omicidio ma che ad eseguirlo materialmente sarebbe stata qualche altra persona. L’autista del camion che investì Bergamini è estraneo a tutta la vicenda.