Lunedì scorso, a festival già iniziato, è avvenuto il nostro debutto al 33° Bergamo Film Meeting. La prima serata da spettatori non poteva avere premesse migliori: l’animazione di Pavel Koutský è uno di quei tocchi di classe, che il festival bergamasco tradizionalmente regala. L’omaggio al cineasta ceco, nella serata in questione, ha preso forma con la proiezione di Laterna muzika (1984), corto orchestrato sul doppio registro del bianco e nero e del colore, con un divertito e pirotecnico epilogo musicale a coronamento dell’immaginifico concerto di pianoforte. Nei giorni successivi sarebbero poi arrivati altri gioiellini come l’ironicamente apocalittico Katastrofy (1984) o i lavori su commissione Of Banks and People (2000) e Looking Back (2009), dove persino la necessità di incensare la Banca Nazionale Ceca e la Presidenza dell’Unione Europea non riesce ad addomesticare del tutto la vena satirica dell’autore. Si resta subito affascinati dal tratto gustosamente caricaturale di Koutský, come anche dall’ironia con cui vengono rivisitati il mito, la Storia, le tradizioni e lo stile di vita praghese. L’inventiva grottesca e lo humour dai tratti surreali hanno quindi qualcosa di fortemente mitteleuropeo, ma il modo in cui mutano le forme sullo schermo e l’irriverenza di fondo possono anche ricordare, in certi momenti, altri grandi disegnatori/animatori della scena contemporanea. Bill Plympton, per esempio.
Con la visione successiva si è invece entrati nel vivo della competizione: Modris di Juris Kursietis rappresenta la prima opera della mostra concorso in cui lunedì ci siamo imbattuti. Ed è stato un incontro dal sapore agrodolce. Il lungometraggio d’esordio dello scrittore e regista lettone ci stava anche piacendo, quantomeno nelle battute iniziali, complice il “volto da cinema” del protagonista Kristers Piksa. Figura allampanata e volto dai lineamenti singolari, fortemente caratterizzati da un bel naso adunco, il giovane interprete baltico aveva saputo brillantemente intrattenere il pubblico, prima della proiezione, raccontando di come fosse stato scelto dal regista per impersonare l’inquieto e ribelle Modris, quando ancora frequentava corsi di tutt’altro genere: cucina, per la precisione. Da aspirante cuoco, quindi, a personaggio cardine di un racconto cinematografico, teso a esplorare il disorientamento della sua generazione. Non disprezzabili i riscontri sullo schermo. Almeno all’inizio la spigliatezza del novello attore può risultare assai intrigante, adagiandosi poi bene sul crescente disagio di un adolescente problematico e in perenne conflitto sia con la madre che con le istituzioni.
Purtroppo, però, la poetica di Modris non ci mette molto a incanalarsi sul binario morto delle ribellioni effimere e del già visto. L’iniziale ritratto di una Riga smorta e popolata da adolescenti allo sbando faceva ben sperare; così come promettente era il motore iniziale della vicenda, ovvero il balordo e assurdo furto del calorifero di mammà, rimosso a tradimento dalla loro stessa abitazione in una gelida serata invernale, per il vizio del protagonista Modris di giocare (e ovviamente perdere) alle slot machines. Da qui in poi il racconto di formazione dell’esordiente Juris Kursietis alterna qualche buona trovata a soluzioni fin troppo scontate, prevedibili, che delle difficoltà di Modris a relazionarsi con gli altri restituiscono un quadro piuttosto stereotipato. Tale l’andazzo, persino quando è il rapporto con l’altro sesso a imporsi all’attenzione… ed è un peccato, perché l’ottima scelta dell’attore protagonista e qualche siparietto ben concepito avevano fatto intravvedere qualcosa di meglio.
Stefano Coccia