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“Berlin. I fuochi di Tegel” di Fabio Geda e Marco Magnone: uno scenario apocalittico per ragazzi coraggiosi

Creato il 01 novembre 2015 da Alessiamocci

“C’era stato un tempo, nel tempo del mondo, in cui il ricordo di chi restava durava anni, decine di anni; la vita intera di un uomo che lì in Europa, in Germania, a Berlino, era solita concludersi da vecchi, la pelle rugosa e i capelli bianchi. Nell’aprile del 1978 quell’epoca era solo una leggenda, qualcosa da raccontare attorno al fuoco, di sera, stretti gli uni agli altri”.

Il 27 ottobre 2015 è uscito, edito da Mondadori, il primo volume di una saga per ragazzi scritta a quattro mani dagli autori piemontesi Fabio Geda e Marco Magnone. “Berlin. I fuochi di Tegel” ci porta nella Berlino di un passato neppure troppo remoto, il 1978, dove un misterioso virus ha decimato gli adulti, risparmiando i ragazzi che cercano di sopravvivere riunendosi in “fazioni”.

Si tratta di uno “young adult” dal risvolto altamente distopico, dove ad uno stile lineare, basato soprattutto sui dialoghi, si uniscono numerosi flashback riguardanti il passato. I protagonisti che animano la storia, infatti, si lasciano spesso andare ai ricordi di vita insieme ai loro genitori, prima dell’avvento del deleterio morbo che li ha resi orfani. Queste memorie sono come un “balsamo” per loro: unico conforto, che aiuta a superare le situazioni più difficili. Risvolti intimi di un’esistenza che, seppur difficile da credere, in passato ha avuto una parvenza di “normalità”.

Ragazzi e ragazze, divisi in gruppi rivali, vivono una Berlino spettrale e da scenario apocalittico. Ogni giorno lottano contro la fame e il freddo, avendo un’unica certezza: lo spietato virus killer che si è abbattuto sulla città, dopo i sedici anni, ucciderà di sicuro anche loro. I primi giovani, infatti, hanno già iniziato a morire, e la prospettiva non permette alcuna lungimiranza di progetti. Quel che conta è sopravvivere nel presente, essendo consapevoli di questa pesante “spada di Damocle” che pende sulle loro teste e non permette di aspirare ad un po’ di serenità.

Quando qualcuno rapisce il piccolo Theo – il “Figlio del Male”, poiché nato dall’unione fra due ragazzi post-virus -, la situazione cambia. Il bambino viene sottratto dall’isola dove viveva con Christa e le ragazze dell’Havel. Per salvarlo, la giovane necessita dell’aiuto di Jakob e dei suoi alleati di Gropiusstadt. Il gruppo dovrà attraversare una Berlino fantasma, per giungere fino all’aeroporto di Tegel, dove si trova la fazione più violenta della città. E qui si verificherà una grande sfida che deciderà le sorti dei giovani sopravvissuti.

In quest’opera i protagonisti si confrontano di continuo e si sfidano, come se la vita umana non valesse poi molto. Bene e male si alternano di continuo, si sovrappongono, senza essere mai assoluti, ma contingenti e legati alla finalità di non perire. Anche se fra i personaggi principali si consolidano delle amicizie genuine, che vincono eventi nefasti e morti premature, bisogna ammetterlo.

Personalmente ho trovato più avvincente la seconda parte, laddove i gruppi rivali si sfidano in cinque difficili prove fisiche, con in palio la libertà del piccolo Theo. Qui la storia diviene avvincente, e i brevi capitoli di cui è formata – in tutto 46 – si concatenano l’uno all’altro fino ad una conclusione che si avverte rimanere aperta.

Attendiamo quindi il secondo episodio di questa avventura, che sicuramente farà appassionare i ragazzi di ogni età.

Per quanto riguarda noi adulti, “Berlin. I fuochi di Tegel” è sicuramente un libro che fa riflettere e, al tempo stesso, paura. Speriamo che un simile scenario non si verifichi, né che i nostri figli debbano mai rimanere così soli e, soprattutto, così privi di prospettive per il futuro.

Written by Cristina Biolcati


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