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- Scritto da Simone Soranna
- Categoria: Berlinale 2016
- Pubblicato: 19 Febbraio 2016
CHI-RAQ di Spike Lee (fuori concorso)
Da anni Spike Lee è solito far parlare di sè, più che per il suo cinema, per il suo attivismo mirato a denunciare il razzismo americano solo apparentemente sconfitto. La bufera che da mesi circonda la prossima notte degli Oscar è l'ultima delle sue trovate, dunque un film com Chi-Raq non può far altro che suscitare attenzione per comprendere quanto il cineasta si sia lasciato trasportare o meno dalla tematica a lui più cara. Sorprendentemente, il lavoro risulta schietto e avvincente, capace di coinvolgere lo spettatore attraverso una messa in scena pop, colorata e vivacissima che riadatta (in maniera del tutto arbitraria) la commedia classica Lisistrata.
Chicago è ormai una città allo sbando dominata da lotte interne e violenza. Le donne cercano dunque di coalizzarsi per mettere a tacere gli spari proponendo uno sciopero sessuale che manderà su tutte le furie i loro violenti compagni. Il film incalza grazie a sequenze notevoli e indelebili anche se complessivamente traspare che il regista si sia lasciato prendere la mano senza riuscire a dosare al punto giusto tutte le componenti. Probabilmente non si tratta di un'opera cardinale e necessaria dalla quale sarà impossibile prescindere in futuro, ma la visione troverà comunque il consenso di molti.
Voto: 2,5/4
GENIUS di Michael Grandage (concorso)
Forte di una storia insolita e accattivante (l'amicizia nata dalla collaborazione tra un famosissimo editore statunitense e lo scrittore Thomas Wolfe) e di un cast stellare (Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman, Guy Pearce), il drammaturgo britannico Michael Grandage firma un esordio piatto e monocorde, incapace di accattivare il pubblico e sterilizzato da una confezione scialba e monocorde. Genius ha delle potenzialità molto forti sulla carta, tuttavia il lavoro progettato da Grandage (sullo scrittore Thomas Wolfe e l'editore Max Perkins) brucia tutte le cartucce cercando riparo e consensi nella qualità (assente in questo caso) dei nomi degli attori. Non ci si riesce mai a identificare in alcun personaggio così come l'interesse per la vicenda narrata sfuma dopo pochissimo. Evitabile.
Voto: 1,5/4
SOY NERO di Rafi Pitts (concorso)
Nero (Johnny Ortiz) è un giovane messicano che sogna l'America. Valicato il confine in maniera illegale, il ragazzo desidera arruolarsi nell'esercito per difendere una Patria che sente sua ma che non gli appartiene. Questo è lo slancio con cui prende le mosse Soy Nero, un film decisamente sbagliato per il tono scanzonato e poco serio con il quale affronta la questione. Il disagio sociale nutrito dal protagonista, e alimentato ulteriormente da un'America del tutto assente e menefreghista nei suoi confronti, rappresentava un ottimo punto di partenza per elaborare un'opera stratificata e sferzante. Rafi Pitts invece non ne approfitta e preferisce raccontare le (improbabili e discontinue) avventure di un giovane alle prese con la guerra.
Il film non presenta alcun momento significativo né memorabile. Per le due lunghissime ore della durata, i toni e la narrazioni restano su livelli talmente bassi che spingono il pubblico a guardare più volte l'orologio dello schermo. Qualche guizzo tematico qua e là c'è, ma si ha la sensazione che sia stato inserito più per ruffianeria che altro (non sarebbe una grande sorpresa se il film ottenesse qualche riconoscimento).
Voto: 1,5/4