Come raccontare la solitudine in una stanza senza scadere nel retorico e nel didascalico. É la scommessa del debutto, vinta senza barare, dal regista australiano Michael Rowe. Il film, premiato con Camera D´Or a Cannes 2010, avvalendosi di una incredibile Mónica Del Carmen (già intravista in Babel di Iñàrritu), descrive la vita claustrofoba e silente di una freelance, Laura, in un appartamento di Città Del Messico.
Sesso occasionale e masturbazioni, osservando i vicini dalla finestra sul cortile, cerchiando in rosso i giorni di febbraio fino al fatidico ventinove. L’incontro con Arturo (un ottimo Gustavo Sanchez Parra, già visto in Amores perros di Iñàrritu) sancisce il fil rouge del film: un intenso miscuglio di sesso, morte e segreti sepolti, filtrato attraverso la lente del sadomasochismo.
Un’unica scena ‘esterna’ girata in un supermercato rende Leap year un microcosmo impeccabile sulle disillusioni di una donna.
Il prestigioso Pardo d´oro di Locarno 2010 è stato assegnato al film cinese Winter vacation di Li Hongqi. Un’opera assolutamente curiosa e inedita nel panorama dei film orientali.
Nel nord nevoso della Cina, in una assoluta e ironica immobilità, quattro amici trascorrono le loro “winter vacation” riflettendo sui massimi sistemi, dagli amori adolescenziali al valore della scuola, fino al contributo da loro fornito all’evoluzione della società. Piccoli separietti che includono situazioni familiari, diretti con una fulminante ironia che sfocia nel non sense. Il giovane regista cinese già fa i conti con un certo nichilismo indotto dalla mancanza dei valori e dalla disgregazione familiare. Nonostante l’originalità dell’opera e il finale disarmante, Li Hongqi dilata, però, troppo la messa in scena, tanto che l’immobilità sullo schermo talvolta fagocita lo spettatore in un grezzo, ma sincero, sbadiglio.
Natasha “Eva Kent” Ceci
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Winter vacation, de Li Hongqi
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