Che Berlino sia una delle città più in voga del momento non è una certo una novità. Ma che stia diventando la nuova mecca della ristorazione europea, beh, direi di si. Eppure è proprio così. Posso confermarlo: dal punto di vista gastronomico e della ristorazione Berlino è una città a dir poco sorprendente.
Bando a tutti gli stereotipi legati a würstel, crauti e birra con cui la Germania è notoriamente conosciuta, la città sa offrire una gamma di scelta ristorativa senza uguali e ovviamente per tutte le tasche. Dal cibo vietnamita a quello kosher, dai piatti tipici della ristorazione tedesca, alla cucina italiana, francese, giapponese, orientale non c’è davvero che l’imbarazzo della scelta. Questo grande fermento culinario che nel 2012 ha portato l’assegnazione in città di 16 Stelle Michelin distribuite in 13 ristoranti è il frutto di un entusiasmante sviluppo che è iniziato una decina di anni fa. Un numero crescente di ristoranti ha aperto con un proprio concetto di cucina creativa e nel corso degli ultimi cinque anni Berlino è diventata una metropoli gourmet con una vasta gamma culinaria: dalla famosa salsiccia al curry ai ristoranti di lusso. Nessun altra città offre una tale diversità gastronomica, tanta creatività e predisposizione a sperimentare. Sembra davvero di poter dire che qui tutto sia possibile. Non solo per l’arte e la movida, ma anche per quanto riguarda il cibo.
Un’altra tendenza che prosegue da un paio di anni è quella legata al fatto che la cucina tedesca è stata riscoperta e assolutamente reinterpretata in chiave moderna. Gli chef berlinesi stanno sperimentando con molti prodotti differenti, non solo stranieri, ma anche e sempre più spesso provenienti da diverse aree della regione. Nessuna combinazione di piatti è troppo folle, nessuna idea è troppo bizzarra, e la massima libertà non transige dalla scelta dalla qualità di ogni prodotto.
Di Martin Schanninger e della sua incredibile genialità in cucina ne ho già parlato in un precedente post. Bene, qui mi voglio soffermare su uno dei locali più in voga del momento, il Katz Orange che ho conosciuto grazie al bravissimo Henrik Tidefjärd di cui vi racconterò presto in un apposito post. Lo chef di questo locale utilizza prodotti principalmente regionali lavorandoli in maniera creativa e con un tocco sudamericano.
L’incredibile location di Katz Orange. Le foto nel post sono di Juliane Spaete e Sven Hausherr
Siamo nel cuore pulsante del Mitte (il mio quartiere preferito) e il locale si trova in una delle location più suggestive della città. Ludwig Cramer-Klett, fondatore e titolare del locale spiega come qui la cucina si basi su ingredienti naturali, prodotti in modo responsabile, organici, creativi che portano alla realizzazione di piatti spesso elaborati, ma rigorosamente realizzati a mano. Il suo interesse per il cibo è iniziato quando era un bambino: proviene infatti da una famiglia di buongustai ed è cresciuto in campagna tra gli agricoltori, i pescatori e cacciatori. “Per me il cibo è meditazione, definisce il nostro rapporto con il mondo che ci circonda e con noi stessi” spiega Cramer-Klett mentre asserisce che ama cucinare e che il piatto che predilige preparare è la zuppa di aragosta “così gustosa e frutto di un bellissimo processo di preparazione”.
E qui, dove si sperimentano sapori provenienti da tutto il mondo in un ambiente alla moda, accogliente, raffinato e ricercato in ogni dettaglio, senza ombra di dubbio si rispecchia quello che è il trend della cucina berlinese di oggi: in continua evoluzione. Come l’anima della sua città.