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Berlino, secondo me

Creato il 30 agosto 2015 da Annovigiulia @AnnoviGiulia

È stato interessante osservare la persone e vivere imitando i cittadini locali. Non sono stati solo i monumenti o i musei a istruirmi.
Andare all’estero mi fa sempre questo effetto: è una boccata di ossigeno per capire cosa potrebbe cambiare in meglio nella mia vita personale e di cittadina italiana.

Ho amato tanto la libertà di Berlino, quella libertà che incomincia dalle case, dove tutti (anche gli invitati) si levano le scarpe prima di entrare. Simbolo di un’accoglienza totale: “mettiti comodo, fa come se fossi a casa tua”.
I tedeschi mi sono sembrati anche molto liberi dagli sciocchi pregiudizi italiani, del come sei vestito, se sei adatto a quel locale, alla serata, alla compagnia. Tutti sono ok per la serata, anche gli amici degli amici, anche quelli che non si conoscono.
A Berlino non importa se sei giovane, vecchio, incinta, con il corpo perfetto: tutti sono ammessi nel lago, tutti possono andare sui pattini, tutti possono divertirsi come preferiscono e nessuno li identifica come strani!

orto a Berlino

Ph: Giulia Annovi

Sono anche meno schiavi della tecnologia:  nessuno gira con lo smartphone in mano. O meglio, ci sono i turisti italiani.  quelli si fanno riconoscere sempre, non solo per la loro dipendenza da Facebook e non solo perché vociano come se tutti soffrissero di sordità cronica. Abbastanza caratteristico è anche l’atteggiamento ansiogeno e soffocante della maggior parte delle madri. Un comportamento del tutto assente nel caso delle madri tedesche:  a loro non importa se sudi, se ti sporchi, se bevi acqua troppo fredda, se sei vestito troppo poco. E i bambini tedeschi, meno sollecitati, sono molto più tranquilli.
Mi è sembrato che le tedesche guardassero ai figli come persone separate da loro e libere.
Ora con queste osservazioni non voglio generalizzare, né predicare senza sapere davvero che significa essere madre. Sono solo alcune sensazioni che hanno attirato la mia attenzione e colpito la mia sensibilità.

A Berlino ci sono concerti jazz strepitosi e non c’è un pubblico di anziani come qua: no la platea è piena di giovani e si siedono per terra in locali polverosi, tutti accalcati tra caldo e odore di canne.
Al contempo però neanche gli anziani si danno per vinti: davanti a una natura morta, che in modo ironico in inglese si chiama “still life” ho trovato un anziano in carrozzina, che ci vedeva così poco da doversi avvicinare a cinque centimetri dal quadro. Se sarò malata, se diventerò vecchia,  è lo spirito dei giovani che vorrei conservare.

Natura morta

Ph Giulia Annovi

Un’altra cosa che mi ha colpito era la curiosità con cui osservavano ogni singola teca del museo, senza dare nulla per scontato. O come ascoltavano me, mentre parlavo, forse perché proveniente da un’altra cultura.
Mi ha dato sempre l’idea che vivano nell’ora, per loro non c’è la prospettiva di un domani ansiogeno. Si vive il momento.

Quanto è lungo l'ora?

Ph Giulia Annovi

Mi è piaciuto anche molto il contatto che hanno con la natura: ogni occasione è buona per fare un tuffo nel lago,  un giro nel parco, giocare con amici al termine del lavoro. Perché noi perdiamo questa capacità di vivere con leggerezza a un certo punto della vita.
Dopo quest’esperienza di certo non mi lascerà più la bicicletta: è stato meraviglioso visitare la città sulle due ruote, per il senso di libertà e per la possibilità di girare fra la gente, perdendosi tra i vicoli. Quindi per il prossimo viaggio RENT a BIKE, to SMELL the FREEDOM.


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