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Berlino/5 - They want to be free

Da Mapo
Un'altra delle cose che mi ha colpito della capitale tedesca sono i suoi animali. E non mi riferisco ai tedeschi, per carità! Sto parlando dello "Zoo di Berlino", reso famoso dai drogati del celeberrimo libro ed ora posto prediletto domenicale dalle famiglie tedesche con bambini al seguito (di solito trainati da fratelli più grandi e genitori dentro a delle specie di cariole). Non vi so dire se si tratti del più grande della Germania, d'Europa, del mondo o solo del quartiere. Immagino che lo sapessi qualche giorno fa, ma adesso niente, me lo sono totalmente dimenticato.Quello che faccio fatica a dimenticarmi sono gli sguardi tristi delle scimmie, chiuse in gabbia a farsi dispetti dalla mattina alla sera. Forse la conformazione anatomica delle sopracciglia di alcuni animali è tale da farli sembrare abbacchiati anche quando non lo sono, il che renderebbe tutto una semplice suggestione. Eppure...
Uno spettacolo del genere, in una delle città più moderne in cui mi sia mai capitato di bazzicare, mi ha lasciato un poco perplesso. Non sono certo un animalista, lungi da me. A ben vedere, anzi, gli animali mi stanno più spesso sulle palle e proprio non tollero quelli che sparerebbero al primo marocchino che vedono per strada se solo si azzarda a guardargli il cucciolo di Labrador!
Berlino/5 - They want to be free
Berlino/5 - They want to be freeMa vedere quegli enormi bestioni con la proboscide continuare a ripetere in maniera ossessiva e spasmodica lo stesso giro lungo qualche metro all'interno di un "giardinetto" recintato da bambini che urlano è qualcosa che fa pensare. Elefanti autistici? Forse..Nel caso sono in buona compagnia: a quanto pare l'orso polare dello Zoo (che mi dicono essere famoso all over the world) sembra sia diventato psicotico: leggere qui per credere e guardare queste foto per farsi un'idea!E mentre il mio compagno di viaggio ("mi sento in colpa") si chiede quanto siano state le nostre foto a fare ammattire il povero Knut, io mi godo questo weekend estivo in patria, dimenticandomi appena di essere anch'io in una gabbia, semplicemente un filo più grande.

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