Berlusconi commissaria Tremonti, la UE commissaria Berlusconi e da Vigata è in arrivo Montalbano
Creato il 06 agosto 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
C’è poco da ridere. Silvio pensava di fare il solito smargiassone: “Ghe pensi mi, Giulio”, aveva detto a Tremonti mostrando il petto come Mussolini nelle sue pose plastiche migliori, “prendo in mano io la situazione”. Il tempo di un patetico discorso alle Camere, di un drink a Palazzo Grazioli, di una telefonatina erotica a Nicole che gli USA, e la UE, lo avevano commissariato senza se e senza ma e con un perentorio “prendere o lasciare”. L’antefatto. Washington è preoccupatissima per la crisi dell’eurozona. I meccanismi perversi della globalizzazione non consentono cedimenti di economie nazionali, figuriamoci i default. La Grecia, l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna e l’Italia, con la crisi dei rispettivi bilanci statali, rappresentano un freno tirato al massimo per la ripresa e lo sviluppo, in primis proprio per gli Stati Uniti già pesantemente scottati dal fallimento di Atene. L’Italia più degli altri perché, qualora qualcuno se ne fosse dimenticato, ha il terzo debito pubblico mondiale, il che significa che se affonda l’Italia saltano anche altre nazioni moltiplicando all’infinito gli aiuti internazionali. Considerata la pochezza politica del governo italiano, gli americani, con in testa Barack Obama (e quell'infingardo di Tim Geithner) iniziano il loro pressing sulla Germania, sulla Francia e sulla Bce. Sarkozy è quello che si allinea subito alle posizioni degli Usa. Lo spread fra i Btp italiani e i Bund tedeschi ha messo in crisi anche quelli francesi e Sarkozy non può permetterselo anche perché il prossimo anno ci sono le elezioni per l’Eliseo. La più ritrosa però è Angela Merkel che, secondo Berlusconi, è un’amica fidata anzi di più. Il Cancelliere tedesco non vuole sentir parlare di aiuti straordinari all’Italia e si mette di traverso quando la Bce si offre di comperare i nostri Btp. Convincerla sarà durissimo. Forse perché non ha dimenticato il cucù di Trieste o forse perché odia chi arriva tardi agli appuntamenti per parlare con Erdogan al telefono, la Merkel fa orecchie da mercante. Per convincerla a cedere occorre una prova di forza, e Obama, Sarkozy e Trichet gliela mostrano giovedì scorso. Piazza Affari sta perdendo il 5 per cento e tende a scendere ancora di più diffondendo il panico nelle borse di tutta Europa. La Bce fa girare la voce che acquisterà Btp italiani e Bond spagnoli, e le cadute dei mercati azionari frenano. Ma è tutta una finta costruita ad arte, la Bce acquista si “debiti nazionali” ma quelli irlandesi e portoghesi facendo tornare il panico. Le perdite secche della borsa di Francoforte convincono la Merkel che forse è il caso di intervenire e tanto avviene, le telefonate stringenti fra lei, Obama, Sarkozy e Trichet salvano momentaneamente l’Italia. Ma Angelina pone le sue condizioni: anticipo dei tagli al deficit pubblico (e non nel 2013 quando a governare l’Italia saranno altri); il pareggio di bilancio inserito nella Costituzione e quindi vincolante; la liberalizzazione vera dei mercati che significa l’ingresso in Italia di forze fresche anche straniere senza più operazioni Alitalia e Parmalat fatte solo per proteggere le cricche nostrane. La task-force internazionale contatta Berlusconi e gli dice: “Caro Silvio (proprio come Di Pietro), le condizioni sono queste, ritieniti commissariato o continua ad affondare nel tuo delirio”. Il pover’uomo di Silvio è costretto ad accettare perché si vede davanti la chiusura coatta di Arcore, di Villa Certosa e gli ufficiali giudiziari che sfrattano le inquiline dell’Olgettina. Organizza in fretta e furia una conferenza stampa nella quale si presenta con Giulio Tremonti per dare la lieta notizia che il governo ha trovato la strada per uscire dalla crisi: anticipo al 2012 del pareggio di bilancio, l'obbligo del pareggio inserito nella Costituzione e la liberalizzazione dei mercati. Il fatto incredibile è che Silvio riesce a far passare come sue decisioni prese da altri e da tutt’altra parte. E, nel suo infinito delirio, racconta di fittissime telefonate tra lui, Sarkozy, la Merkel, Zapatero e Obama quando nessuno se lo è filato di pezza e gli hanno detto solo “Prendere o lasciare”. Tutta questa storia lo ha stressato, si è sentito un po’ meno imperatore, e lo ha spinto a considerarsi solo il quarto della Santissima Trinità dopo dio, il figlio e lo spirito santo. Per riprendersi dallo stress e felice di non doversi più interessare di quella economia che non capisce e non capirà mai, Silvio nostro ha fatto riaprire il Parlamento che lavorerà alacremente anche a ferragosto ma senza di lui, tanto da ieri il presidente del consiglio italiano si chiama Jean-Claude Trichet. Lo aspetta il suo amico Vlady Putin nella dacia sul lago Valdaj dove Tatjana, Natasha e Liudmilla lo rilasseranno a colpi di massaggi e dove troverà sicuramente i soldi per rimpinguare le casse della Fininvest defraudate da quel comunista del cazzo di Carlo De Benedetti. Subito dopo la dacia di Putin, toccherà a Villa Certosa accogliere le reliquie di quello che fu un imperatore e che ora è il re più nudo che esiste al mondo. In Sardegna, Silvio troverà ad attenderlo Mariano Apicella che ha già preparato l’arrangiamento di Malafemmena. La dedica sarà tutta per quel gran pezzo dell’ubalda di Angela Merkel.
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