Berlusconi: fuori dal parlamento

Creato il 23 agosto 2013 da Societa' Critica @societacritica

C’è poco da scrivere, parlare e dibattere la verità è una e soltanto una: Silvio Berlusconi deve essere espulso dal Senato in virtù della legge Severino che prevede la decadenza dalla propria carica per i condannati a pene superiori i 3 anni. Il Cavaliere è stato dichiarato colpevole di frode fiscale e condannato in maniera definitiva a 4 anni di reclusione (di cui 3 coperti dall’indulto), quindi se non si vuole far strame del diritto e della più democratica delle regole secondo cui “la legge è uguale per tutti” il leader del Pdl dovrebbe continuare a condurre le proprie battaglie politiche fuori dal Parlamento. Le leggi ( tutte le leggi) si rispettano, non possono essere interpretate con dolo, per piegarle alle proprie esigenze. La Repubblica italiana non può sottostare ai diktat e alle forzature di nessuno, nemmeno dell’uomo più ricco e potente del paese. Quello che sta andando in scena in questi giorni e in queste ore ad opera dei falchi, delle colombe e delle pitonesse del Pdl è indecente. C’è chi lega le sorti del governo alle sorti di Berlusconi, barattando un voto favorevole a B. con la prosecuzione dell’esecutivo mentre come in tutte le democrazie i piani andrebbero tenuti ben distinti: una cosa sono gli interessi di un politico una cosa sono gli interessi dell’Italia. C’è chi chiede un intervento a Napolitano affinché conceda un improbabile salvacondotto al più noto di tutti i pregiudicati italiani, ignorando il fatto che la grazia o la commutazione della pena sono procedure che possono essere attivate solo in assenza di altri provvedimenti giudiziari a carico del richiedente, che nel caso specifico è imputato in altri procedimenti . C’è infine chi per salvare le terga a B, o per salvare la propria poltrona come il Ministro Mario Mauro chiedono un ‘amnistia o un indulto che vorrebbe mascherare un provvedimento ad personam , come una misura di clemenza generalizzata. A dir poco vergognoso. Se Berlusconi venisse sottratto al normale corso della giustizia che avrebbe interessato qualsiasi cittadino nelle sue stesse condizioni saremmo di fronte alla morte dello stato di diritto e quindi alla fine della nostra democrazia. Un concetto universalmente riconosciuto afferma che tutti gli individui sono uguali dinanzi alla legge. Questo principio è indispensabile affinche’ ogni popolo riconosca l’autorità del proprio Stato. Qualora in virtù della prepotenza e alla corruzione di Berlusconi che in questi frangenti raggiunge livelli mai conosciuti prima, lo Stato smentisse se stesso e non desse corso all’applicazione delle proprie norme e delle proprie sentenze, ogni cittadino si sentirebbe meno tutelato ed in pieno diritto a trasgredire parimenti le leggi.

Quando l’aula del senato dovrà pronunciarsi sul destino politico di Berlusconi tutti i partiti tranne il pdl che vive schiavo dei desideri del proprio leader dovrebbero votare compatti per la decadenza da parlamentare dell’ex presidente del consiglio. Il Pd non può permettersi defezioni in questo caso, come accadde pochi mesi fa al momento di eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Qualora il partito democratico dovesse salvare il capo dello schieramento avversario, decreterebbe in quel momento anche la propria fine politica. Il Pd sarebbe un partito morto, ed ogni suo esponente farebbe bene a barricarsi a Palazzo madama o a Montecitorio perché qualora mettesse fuori il naso dal Palazzo verrebbe linciato dal proprio elettorato. È ora di finirla con la barzelletta Berlusconi, è ora che la repubblica italiana riparta senza il fardello improponibile del berlusconismo. E’ giunto il tempo che alla soglia degli ottanta anni il Cavaliere si goda l’unica cosa che gli rimane: gli arresti domiciliari nella sua amata Arcore.


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