di Rina Brundu. Nel giorno in cui Moretti si scopre profetico (“I francesi mi giudicano solo per i miei film”) e la debacle del cinema italiano al Festival di Cannes è stata totale, ecco l’impensabile mediatico-televisivo, ovvero il miracolo di una buona intervista di Fabio Fazio nel suo “Che tempo che fa” (Rai3). A dirla tutta non mi abbandona il dubbio che il lavoro del conduttore sia stato facilitato dalla straordinaria vena malinconica di un Silvio Berlusconi – l’intervistato – che è apparso a momenti vittima della sorrentinica Sindrome di Youth e a momenti politicamente rassegnato, ma magari mi sbaglio.
Certo il leader di Forza Italia che si è presentato davanti a Fazio non è completamente venuto meno alla sua fama di impavido guerriero dell’arena politica: “Siamo in regime di Democrazia Sospesa, caro Fazio. Abbiamo come capo del governo un signore che non è mai stato eletto neppure a fare il parlamentare e un Parlamento di deputati voltagabbana dichiarati “incostituzionali” dai giudici della Corte Costituzionale, che legifera sulla riforma della Costituzione. Insomma, abbiamo una situazione democratica preoccupante che ci impedisce di competere seriamente con l’Europa e i paesi orientali, serve quindi una rivoluzione liberale che permetta di riformare la macchina dello Stato, il fisco e la magistratura. Senza, gli italiani continueranno ad essere un popolo di oppressi…”.
“Il mio erede? Il carisma è qualcosa con cui si nasce, ma il mio erede lo sceglierà il popolo, magari con una convention. Prima di tutto bisogna pensare a trasformare la maggioranza dei moderati che al momento è maggioranza solo numerica in maggioranza politica. Serve un nuovo soggetto politico… che non sia più una coalizione di partiti – come fu l’esperienza della Casa della Libertà – ma che sia luogo di rappresentanza delle ragioni di tutti gli individui. Dobbiamo infatti imparare a votare… noi Italiani non abbiamo mai imparato a votare…”.
“No – caro Fazio – i repubblicani hanno detto chiaro e tondo che il loro marchio non si tocca, penseremo a qualcos’altro. Il patto del Nazareno? È morto. Più che un patto era un metodo in cui avevo riposto molte speranze, un’occasione per lavorare insieme per il paese, ma Renzi, che pure è stato sempre garbato e gentile con me, ha voluto decidere tutto lui. Del resto siamo diversi, lui è un professionista della politica che ama gli slogan, io sono un imprenditore che mira al risultato”.
“Se ho fatto degli errori? Certo, non sono mai riuscito a convincere gli italiani a darmi il 51% dei voti, ma quelli che mi hanno abbandonato in tutti questi anni guardavano per lo più al tornaconto personale invece di considerare la politica un servizio verso gli altri. Alfano? Diciamo che è attaccato alla poltrona con forte affetto. Salvini? Lo sa quante ore di televisione alla settimana fa Salvini? Sei. Lo sa quante ore di telvisione ho fatto io nell’ultimo anno? Zero. Le pare giusto?”.
“Comunque il Milan non lo cedo e soprattutto posso vantarmi di essere stato io a fermare Grillo: Grillo è finito! Come ha detto, Fazio? Se sono felice? Io non so cosa sia la felicità, ma sono sereno. Ho sempre fatto le cose che dovevo fare e ho sempre agito senza dimenticare mai gli ultimi”.
E poi, lo ha mezzo annunciato, martedì ripartirà da Vespa, meglio non rischiare. Contento lui.