Bernardina, l'uxoricida di Venezia

Da Pensierospensierato @P3nsi3ro

Chi ha mai sentito parlare di Bernardina da Montenegro? Il suo nome sicuramente ai più non dirà nulla, poco ai veneti, molto di più a chi è veneziano o conosce quanto meno la storia della Serenissima. Perché Bernardina da Montenegro è una delle più famose uxoricide veneziane, e il suo omicidio, simile a una esecuzione dal sapore di vendetta più che di giustizia, è una delle pagine di cronaca più cruente della storia veneziana cinquecentesca.

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Era il primo maggio 1521 quando a Venezia si consumò un terribile delitto, presso il campiello della Fraterna, un delitto che avrebbe messo a dura prova la giustizia della Repubblica di Venezia.
Luca da Montenegro e la moglie Bernardina erano sposati ormai da diversi anni, ma le liti erano all’ordine del giorno, in quella famiglia. Vi assisteva, all’inizio impotente e poi assuefatta, anche Diana, la figlia della coppia. Vedeva il padre alzare sovente le mani contro la madre, lo vedeva picchiarla, insultarla, vedeva la stessa donna reagire con veemenza, ma sembrava quasi che quelle liti fossero ormai all’ordine del giorno, e una lite in più o in meno non facevano certo differenza, in quella famiglia.
Il primo maggio 1521 Bernardina, al limite dell’esasperazione dopo l’ennesimo litigio, colpì ripetutamente con un martello il marito sul capo mentre questi dormiva, e minacciò la figlia affinché smettesse di gridare, agitandole contro il martello con il quale aveva appena assassinato il consorte.
Dopodiché, pensando a come disfarsi del cadavere del marito, chiese aiuto al cugino Tommaso, un patrizio responsabile della sicurezza notturna di Venezia, e assieme a lui sotterrò il cadavere di Luca in un magazzino, spargendo poi la voce che il marito avesse lasciato la città.

Santuario di Loreto (http://esserecristiani.blogspot.com)

Per rafforzare la trama del suo racconto mostrò in giro una lettera attribuita a Luca ma in verità scritta da Tommaso, in cui il marito annunciava la propria decisione di recarsi in pellegrinaggio al santuario di Loreto per un voto che aveva fatto, e di voler poi passare da Roma prima di far ritorno a Venezia.
Ma la storia della misteriosa scomparsa non convinse tutti, soprattutto uno zio di Luca, il quale aveva ben presente il rapporto tormentato dei coniugi e soprattutto il temperamento focoso di Bernardina. Fu così che l’uomo inviò una lettera al presunto ospite del nipote a Loreto, il quale però negò di aver mai visto Luca.
La denuncia alla giustizia partì immediatamente, ma Bernardina diede mostra della propria astuzia tenendo ancora a lungo in scacco i magistrati e negando qualsiasi coinvolgimento nella vicenda.
Alla fine commise anche lei un errore, quello che la condannò: in un momento di debolezza, mentre si stava confidando con un uomo, probabilmente con un amante, forse proprio quello per cui aveva assassinato il marito, disse di aver disseppellito il cadavere di Luca per collocarlo in un luogo più sicuro. L’uomo però la tradì, raccontando ai magistrati quanto Bernardina gli aveva svelato, e anche la figlia confermò il delitto in una deposizione, portando così alla scoperta del cadavere di Luca. Dieci giorni più tardi così il corpo dell’uomo venne ritrovato sotto la scala esterna della casa di un parente, che fin dall’inizio non aveva creduto alla scusa accampata da Bernardina.

Giotto: Giustizia
(Padova, Cappella degli Scrovegni)


Il ritrovamento del cadavere suscitò un odio feroce nei confronti della donna, che per di più non aveva ancora spiegato i motivi dell’uxoricidio.
Al processo, secondo quanto tramandano le cronache, non ci fu nessuno che venne a pronunciare parole di comprensione, anche minima, nei confronti della donna. Tutti sapevano che in effetti qualche volta Luca era abituato a picchiare Bernardina, ma evidentemente queste testimonianze avevano gran poco peso e valore di fronte a un assassinio.
Nessuno prese le difese di Bernardina: né i parenti di Luca, né Vincenzo Zurlo, l’uomo che avrebbe aiutato Bernardina a spostare il cadavere del marito dal magazzino al sottoscala nel quale venne ritrovato il cadavere, e nemmeno la figlia Diana, che anzi fu tra le sue più spietate accusatrici. Bernardina fu così condannata a morte per decapitazione, e suo cugino, e complice, si vide comminare una condanna di soli quattro mesi da scontare, come d’uso, ai Piombi di Venezia.

La "peata" (arzana.org)

Il 3 agosto 1521 si compì dunque la sentenza di morte. Portata da una peata, la grande imbarcazione di trasporto tipica di Venezia cinquecentesca, Bernardina fu portata in piazza San Marco, dove nel frattempo si era radunata una vasta folla che non attendeva altro che veder compiersi la decapitazione dell’uxoricida.
A Bernardina venne dunque prima tagliata la mano destra, quella giudicata colpevole di aver inferto il colpo mortale, poi venne trascinata nel centro della piazzetta, con l’arto mozzato appeso al collo, e quindi finita a colpi di mazza.
La furia processuale però non si arrestò, nemmeno dopo che la folla urlante accorsa per assistere all’esecuzione, vinta dall’orrore, si era improvvisamente zittita, quasi a manifestare il proprio dissenso verso una pena giudicata, forse, eccessiva se confrontata con la scarsità di prove con cui Bernardina era stata condannata.
Le cronache registrano infatti, attraverso il Diario di Marin Sanudo, che il cadavere già orrendamente straziato di Bernardina fu squartato, e i resti appesi in vari luoghi della città, come monito per altre potenziali mogli assassine.

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