Bernardo Caprotti Carrelli d'Italia

Creato il 20 luglio 2013 da Maurizio Picinali @blogagenzie

ECONOMIA

Bernardo Caprotti nasce a Milano il 7 ottobre del 1925. Facoltoso imprenditore italiano, il suo nome è legato al celebre marchio Esselunga, la catena di supermercati nazionali fiorita in pieno boom economico, negli anni '50, con stabilimenti in gran parte del centro e del nord Italia.

Le sue origini sono quelle della ricca borghesia lombarda: la famiglia Caprotti fa parte di un gruppo di industriali impegnati nel settore tessile, specialmente nel cotone. Il giovane Bernardo consegue con buoni risultati prima la maturità classica e poi, all'Università Statale di Milano, la laurea in Legge.

Nel 1951 suo padre decide di mandarlo negli Stati Uniti, con il fine di fargli recepire quegli aggiornamenti tecnici e manageriali che, al ritorno, avrebbero potuto giovare all'industria di famiglia. In questo periodo è ancora il tessile, il versante lavorativo nel quale viene coinvolto il futuro imprenditore.

In America, Bernardo Caprotti lavora sodo, dandosi da fare nelle catene di montaggio di carde, nei filatoi continui ad anello, profondendo le proprie conoscenze dei telai e, anche, della cosiddetta "borsa cotoni" di Wall Street. Le sue acquisizioni, in questo periodo trascorso in Usa, vanno dalle competenze legate alla montatura meccanica dei tessuti, con tutti i macchinari del caso, sino agli aspetti finanziari legati all'impresa del tessile, come testimonia l'esperienza a Wall Street.

Agli inizi del 1952, dopo circa un anno passato oltreoceano, comincia a lavorare nell'industria manifatturiera di famiglia, che in quegli anni ha nome "Manifattura Caprotti". Nell'estate dello stesso anno però il giovane rampante Bernardo deve prendere in mano l'intero lavoro, perché il padre viene improvvisamente a mancare. Così, avvalendosi anche dell'aiuto dei suoi fratelli, assume la direzione dell'azienda cotoniera di famiglia.

Dopo cinque anni, nel 1957, il gruppo Rockefeller propone alla famiglia Caprotti di entrare in una join venture nella nascente fondazione della Supermarkets Italiani Spa: la futura Esselunga. È in pratica la prima catena di supermercati "all'americana" che nasce nella penisola.

Bernardo Caprotti intuisce i vantaggi dell'operazione, soprattutto in prospettiva futura, ed entra nell'affare proposto da Nelson Rockefeller. Da principio, occupandosi ancora e molto dell'industria di manifatture di famiglia, l'imprenditore entra con una quota del 18%, in rappresentanza di ciascuno dei fratelli Caprotti, ossia Bernardo, Guido e Claudio. Con loro, fanno parte dell'operazione alcune delle famiglie più in vista di Milano e della Lombardia, come i Crespi, con il 16%, e l'imprenditore Marco Brunelli, che ne controlla il 10%. NELLA FOTO I PRIMI SUPERMERCATI ANNI 60

In realtà, tutto sarebbe nato quasi per caso e si dovrebbe ad un'intuizione di Guido Caprotti e dello stesso Brunelli, amici ed entrambi in vacanza, nel 1957, nella località di Saint Moritz. Nei saloni dell'hotel Palace i due avrebbero ascoltato i fratelli Brustio, altra famiglia in vista dell'alta borghesia lombarda, per giunta dirigenti del gruppo "La Rinascente", discutere sull'eventualità di una catena di supermercati italiani in procinto di nascere per iniziativa del magnate americano Rockefeller. Solo alcuni mesi dopo, a seguito di alcuni attriti sopraggiunti, i Caprotti decidono di sostituire i Brustio nell'affare Supermarkets Italia.

L'inaugurazione del primo punto vendita risale al 27 novembre del 1957 in una ex-officina di viale Regina Giovanna, a Milano. Il pubblicitario Max Huber, pone una "S" con la parte superiore allungata che arriva fino alla fine della scritta "Supermarket", con cui nasce l'avventura commerciale lanciata da Nelson Rockefeller.

Agli inizi degli anni '60 imperversa una campagna pubblicitaria che recita "Esse lunga, prezzi corti". Caprotti e sodali capiscono che bisogna andare incontro all'immaginario diffuso e che ormai, la loro catena, è nota soprattutto con questo nome. Così, dopo una ristrutturazione aziendale, la società smette di essere "Supermarkets Italia" e diventa ufficialmente "Esselunga".
Parallelamente poi, Bernardo Caprotti, curando gli interessi della sua famiglia, compra da Rockfeller il 51% della società, che di fatto diventa italiana a tutti gli effetti. Il costo dell'operazione è di 4 milioni di dollari e vede tutti e tre i fratelli Caprotti impegnati, anche se è Bernardo ad occuparsi delle questioni principali.Il 9 febbraio del 1961 viene aperto anche il primo punto vendita in Toscana, a Firenze, in via Milanesi. Entro il 1965 l'imprenditore milanese ne assume la piena direzione, alla guida di una catena che conta già quindici supermercati, sparsi tra Milano (10) e Firenze (5). È l'inizio di un'avventura commerciale che porta il marchio Esselunga in tutte le regioni del nord Italia, oltre che in molte località del Centro.

Nel 1989, sul modello americano, Esselunga inaugura il suo primo "Superstore", nella città di Firenze, in via di Novoli. Due anni dopo, apre anche il primo centro commerciale, a Marlia, in provincia di Lucca. Intanto, il gruppo apre la sua prima profumeria, che successivamente diventerà una catena a parte: "Olimpia Beauté".

In quarant'anni di lavoro e investimenti, alla fine del 2006, la società guidata da Caprotti arriva a gestire 132 supermercati, con circa 17.000 dipendenti ed un fatturato intorno ai 5 miliardi di Euro.

Caprotti investe nelle novità, più di ogni altro imprenditore italiano. Dà vita, nel 1994, ad una "fidelity card", una delle prime a livello nazionale. Inoltre Esselunga comincia a porre il marchio su alcuni prodotti specifici.

Negli anni '90 però anche l'imprenditore milanese viene coinvolto in "Tangentopoli". Nel 1996 infatti, Bernardo Caprotti deve patteggiare nove mesi di condanna, a causa di vari illeciti.
Nel 2003 Esselunga apre il primo bar del gruppo, con marchio "Bar Atlantic". Nel 2004 il figlio di Bernardo, Giuseppe Caprotti, cui va il merito di aver lanciato il gruppo nel biologico, viene estromesso dall'azienda.Il 21 settembre del 2007, a Milano, Bernardo Caprotti presenta il suo libro, dal titolo "Falce e carrello". Tre anni dopo, nel 2010, riceve una laurea ad honorem in architettura, all'università La Sapienza di Roma. Il 16 settembre del 2011 però, a seguito di una disputa giudiziaria durata alcuni anni, Esselunga viene condannata dal Tribunale di Milano: la causa sono le gravi accuse inserite nel libro citato, nel quale l'imprenditore milanese sostiene di aver incontrato difficoltà a penetrare col suo marchio nelle cosiddette regioni "rosse", vicine invece alla "Coop". NEL VIDEO SOTTO UNA RECENTE INTERVISTA CON IL NEO MINISTRO ALLE INFRASTRUTTURE LUPI A CAPROTTI Il risarcimento che Esselunga deve pagare per concorrenza sleale è di 300.000 euro, oltre al ritiro della pubblicazione dal mercato.

RECENTE DONAZIONE STORICA DI CAPROTTI ALLA PINACOTECA MILANESE

Bernardo Caprotti, patron di Esselunga e proprietario dell’eccezionale tavola pittorica, acquistata per un colpo di fulmine al cospetto di un catalogo Sotheby’s, riconosce nella breve premessa. L’incontro col capolavoro, la Testa di Cristo di scuola leonardesca (da poco esposta nella Pinacoteca Ambrosiana) risale a fine gennaio 2007. Già c’era la curiosità per l’omonimia col pittore cinquecentesco al quale l’opera era attribuita, quel Gian Giacomo Caprotti, detto Salaino o, meglio, Salaì, come lo chiamava Leonardo, che lo aveva accolto in casa quando aveva appena dieci anni. “Ladro, bugiardo, ostinato e ghiotto”: nonostante questo giudizio poco lusinghiero appuntato sul Codice Atlantico, il Maestro lo tenne accanto per oltre 25 anni come garzone, modello, aiutante, allievo e probabilmente amante, secondo le fonti.

Capace di guardare, oltre che vedere, il Caprotti moderno è rimasto “incantato” davanti al volto del Cristo – da qui la decisione di acquistarlo, inviando proprio Zecchini all’asta – riprovando l’emozione ogni qual volta “nel buio della  notte” ha incrociato quello sguardo intenso, illuminato da un modesto faretto. “Uno sguardo a dir poco inquietante, da restare di ghiaccio. Un qualcosa che ti si infila dentro, un qualcosa di vivo ma trascendente”. Ma il legame affettivo e il fascino dell’opera non hanno ostacolato un gesto di generosità: il dono alla Pinacoteca milanese, perché tutti potessero godere del magnetismo di quegli occhi dipinti che sembrano sfidare chi li osserva.

UN SENTITO GRAZIE DA UN SUO CONTEMPORANEO/CONTERRANEO PICINALI

IL SIG CAPROTTI è SALDAMENTE AL TIMONE DELLA SUA AZIENDA CHE ANCORA OGGI DIRIGE A MILANO DOVE VIVE E RISIEDE COADIUVATO DAI FIGLI...

Ricerche web Picinali 2013


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