Fotografie di Rossana "Zia Ross" Lombardi e Gianfranco Galaverna.
Dopo una breve sosta di qualità in una stanza adiacente al giardino, con assaggi a base di “rosa”, la cena preconcerto unisce i musicisti agli amici, e la convivialità di persone e luogo spingerebbero ad una sosta ai box molto più lunga.Non posso non segnalare che una cena con affianco Lanzetti e con di fronte Barre ha dell’inusuale e appaga gli ammalati di musica, come me, o come Antonio Bigotti, il Sindaco di Savignone.
Ma è stata anche l’occasione per rivedere lo zoccolo duro del fan club dei Jethro Tull, ITULLIANS, con in testa al gruppo il presidente Aldo Tagliaferro, il punto di collegamento tra Ian Anderson e i sostenitori italiani, l’unico portatore sano di notizie vere dell’attuale mondo “Jethro Tull”.Il mio maggior piacere personale ha riguardato l’incontro con Franco Taulino, leader e fondatore della Beggar’s Farm, da qualche tempo impegnato in altre situazioni più importanti, e il rivederlo immerso attivamente nel suo amore primario fornisce la misura dell’importanza della musica e, al contempo, la speranza che esistano soluzioni anche per i casi più complicati: la sua presenza sul palco mi ha dato l’impressione della liberazione dopo un lungo contenimento delle emozioni.La Beggar’s, sempre lei, la band che realizza i sogni dei tanti musicisti di passaggio, il gruppo che anche questa volta tira fuori dal cilindro il jolly, un giovanissimo chitarrista chiamato a sostituire l’altrettanto giovane Brian Belloni, impegnato a Umbria Jazz; il suo nome è Eric Zanoni (Eric come Clapton, e non è un caso!), che mi confessa come si sia appena avvicinato al prog; sta di fatto che ha appreso la lezione e non sfigura al fianco dei suoi compagni navigati, e non sembra patire l’emozione delle vicinanze illustri.Un’altra faccia vecchia/nuova è quella di Massimo Faletti, cofondatore della band, ma presente ormai solo nei casi di emergenza, e a giudicare dal “suo” solo in My God l’esercizio sul flauto traverso non è mai venuto a mancare.E poi un Mauro Mugiati, che nell’occasione si dedica prevalentemente al canto, dando il senso di una squadra al lavoro, fatta di elementi che chiudono i buchi laddove si formano, e mettono a disposizione del gruppo il talento personale. Kenny Valle alle tastiere e Sergio Pontialla batteria rappresentano le fondamenta e la sicurezza, mentre il basso di Daniele Piglione si defila, ma solo nella posizione on stage, perché il suo tratto ritmico è diventato ormai caratterizzante. Non si è invece defilata Paola Gemma, una vocalist dalle doti canore sorprendenti che ha fatto sentire la sua presenza nonostante sul palco ci fosse, a tratti, il vocalist per eccellenza. Taulino guarda il suo giocattolo da una posizione privilegiata e, al momento giusto, guadagna il posto che gli compete.Il copione prevede l’intervento massiccio di Martin Barre, con l’intermezzo di Bernardo Lanzettinel punto centrale, momento in cui entrambi vengono omaggiati con un premio alla carriera, il “Fieschi International Award” e “La Voce Oltre…”.
La scaletta che propongo a seguire evidenzia una discreta trasversalità di epoche e album, ma il focus è Aqualung, da cui vengono estratti 5 pezzi che culminano con la title track, da tutti aspettata. E’ un Barre molto più rock blues del passato “Tull”, ma la libertà rispetto agli schemi antichi gli permette, forse, di dimostrare oggi il suo volto più reale. I suoi assoli infiammano il pubblico e per una paio di ore il tempo pare si sia fermato a epoche musicali davvero felici.Quando Lanzetti sale sul palco si sente nell’aria l’attesa, la voglia di ascoltare una delle voci più belle mai esistite e lui regala un archetipo del prog, quel A Salty Dog dei Procol Harum che esalta le sue doti canore, la sua estensione vocale, il suo timbro. Come è noto agli addetti ai lavori Bernardo sa tenere il palco come nessun altro, e quando passa al repertorio PFM e propone ChocolateKings i brividi percorrono i corpi più sensibili.Ma è con Maestro della Voce, dedicata a Demetrio Stratos, che arriva il coinvolgimento massimo dell’audience, che batte le mani e canta in modo partecipativo.Il momento della totale comunione arriva nei due bis, quando l’atmosfera diventa rarefatta a seguito di un’Impressioni di Settembre magica, e a seguire la conclusiva Locomotive Breath, che chiude simbolicamente la serata “tulliana”, con tutti i protagonisti sul palco.Difficile far capire a parole cosa si prova in queste occasioni, impossibile, forse, decodificare la mia chiosa legata alla giornata perfetta, ma sono certo che i presenti all’evento si ritroveranno, almeno in parte in parte, nella mia descrizione.Il filmato a seguire potrà forse chiarire cosa è accaduto sul palco di un parco fantastico, a Savignone, il 12 luglio 2015.
Ed ora quello che io spero sia stato il lieto fine per l’amico conosciuto poche ore prima all’Albergo Birra, probabilmente ignaro che Martin Barre avrebbe pernottato proprio in quel luogo.E’ ormai la una del mattino quando accompagniamo i due premiati in hotel, e mentre varcano la soglia non posso fare a meno di pensare alla sorpresa che qualcuno troverà la mattina successiva, quando forse porterà un cappuccino ad uno dei suoi miti, che, almeno per una notte ha condiviso con lui lo stesso tetto.Piccole soddisfazioni che colorano la vita! A me piace pensarla così.