Bernardo Strozzi, (Genova 1581 – Venezia 1644). La vicenda umana di Strozzi, prende le mosse da una tormentata incubazione che lo vede aderire giovanissimo all’Ordine dei frati minori Cappuccini per lasciarlo ormai ventisettenne. In seguito si rifiuta di rivestire l’abito talare e si libera dell’ordine ma non del soprannome che fa “il Cappuccino”. Da pochi anni Giordano Bruno è finito al rogo per eresia e quelle con il potere religioso non sono mai discussioni tranquille. Sono gli anni di Galileo, la scienza sgomita per liberarsi dalla religione ma quando nel 1625 gli olandesi già fondano New Amsterdan, l’attuale New York, il Cappuccino è ancora alle prese con l’accusa di pratica illegale della pittura. Nel 1630, con la peste che si abbatte virulenta sulle popolazioni del nord della penisola, per non finire frate a vita scappa nell’unica terra dei liberi dell’epoca, la Repubblica di Venezia. Qui lo Strozzi smette di essere il Cappuccino …e diventa per tutti il Prete genovese.
Se nella prima parte della sua attività, i soggetti sono prevalentemente ombrosi e di carattere biblico e religioso (devote tavoline), a Venezia Strozzi assume tonalità e tratti più dolci. Acquista un personale stile assorbendo gli influssi pittorici della repubblica, Veronese, ed europei, Rubens, fondendoli con un crudo realismo. La vita a Venezia risultò essere un terreno fertile per il suo lavoro. La sua fama crebbe dopo un ritratto a Claudio Monteverdi e lo portò ad immortalare molti veneziani incluso il Doge Francesco Erizzo. Morì a Venezia nel 1644, agli albori della guerra di Candia che, dopo un lungo periodo di pace sostanziale, oppose per più di 20 anni l’impero Ottomano alla Serenissima.
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