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Bernart de Ventadorn

Da Saraconlacca

Bernart de VentadornIl tempo va, viene e ritorna

per giorni mesi e anni

e io ahimè non so che dire

chè sempre uguale il mio desire

Mai mi separerò da lei mia vita

in tanto che sia salvo e sano

perchè una volta che la spiga è nata

per lungo tempo ondeggia il grano.

La prima volta che mi misero davanti il testo di questo poeta provenzale non capì molto. Soprattutto cosa c’entrava il grano? Così lo rilessi tante e tante di quelle volte che alla fine ho trovato il senso. Mi piaceva il verso: “e io ahimè non so che dire” perchè molte volte nella vita non sapevo cosa dire e avrei detto volentieri “ahimè non so che dire”. Mi piaceva anche: “Mai mi separerò da lei mia vita”. Chissà chi era quella lei, mi sarebbe piaciuto essere io. Io, per qualcuno che mi dice che non si separerà mai da me perchè sono la sua vita. Ad un certo punto capì anche il grano, me lo vedevo davanti, un campo di grano sempre uguale, lì nella pianura come fosse un mare. Ondeggia perchè c’è vento. C’è sempre il vento estivo con le nuvole alte nel cielo e il grano giù che ondeggia, tutta la vita, non la smette più. Cosa lo farebbe smettere? Niente, solo un contadino che venisse a tagliarlo. Ma basta non farlo venire mai e il campo può ondeggiare finchè vuole. L’amore eterno è solo questo: grano che ondeggia. Per sempre, se non viene il contadino. Il tempo passa, il desiderio (desire) resta. Perchè se la spiga nasce, allora poi il grano ondeggia. Non c’è più niente da fare. L’unica sarebbe che la spiga non nascesse mai. Ma se è nata, è nata. Che significa se ti innamori non ti passa. Ecco perchè ti innamori, perchè la spiga è nata e buonanotte, non c’è più niente da fare, non puoi certo tornare indietro. Diventi tu stesso un campo di grano, il desiderio ti ondeggia dentro, è una specie di vento che ti fa un mare di onde addosso, che non te le levi mai più. Anch’io voglio un amore così fatto di desire, di spighe e vento.

 


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