A nessun altro che al caso o a Dio,
al demiurgo seriale, al tessitore occulto,
a colui che si diverte a sparigliare
le carte ed attizzare la miseria della carne,
inciderla coi suoi disegni laceranti.
Lui, lo spirito del mondo, tiranno sorridente,
distende a ragnatela la disciplina della conservazione,
insinua i tentacoli e stringe il volontario esule
nella morsa dell’adeguamento al canone.
Eccolo, il magnifico scienziato voyeurista
che studia le reazioni all’esser fuori
luogo e fuori tempo, giudizio inopportuno
del fraudolento cacciatore d’anime che semina
trappole per affermare la potenza del suo arbitrio
e farlo incombere sull’illusorio dei mortali.
Il nodo scorsoio del diaframma non si scioglie
e ancora temo la farsa inscenata dall’istinto,
quell’accanirsi terapeutico del flusso
che non si arrende all’evidente fallimento.