Bersani e napolitano come de gaulle

Creato il 09 marzo 2013 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

È comprensibile che Pier Luigi Bersani non rinunci al proposito di installarsi a Palazzo Chigi dopo aver combattuto per un anno di seguito per questo unico obbiettivo. Ed è anche comprensibile che per raggiungere questo traguardo anche dopo il sostanziale fallimento della campagna elettorale abbia deciso di fare tra i neo parlamentari del Movimento Cinque Stelle quella stessa operazione di “scouting” che Silvio Berlusconi fece a suo tempo con i vari De  per cui è stato indagato per corruzione dai magistrati napoletani. Ma, a dispetto di qualsiasi comprensione, appare sempre più chiaro come l’incarico a Bersani di formare il governo sia ormai diventato una ipotesi del tutto astratta ed irrealizzabile. Perché è vero che il segretario del Pd può contare sulla maggioranza assoluta regalatagli alla Camera dall’applicazione del Porcellum. Ma è ancora più vero che al Senato, quand’anche riuscisse a convincere la pattuglia dei senatori diMario Monti a puntellare l’idea bizzarra di un governo di minoranza sostenuto dai possibili transfughi grillini, non ha ufficialmente i numeri per conseguire la maggioranza .

Può sicuramente spiegare a Giorgio Napolitano che attraverso lo “ scouting” in area grillina potrebbe riuscire a raccogliere i voti necessari alla bisogna. Ma non ha alcuna possibilità di supportare la sua spiegazione con qualche dato concreto ed ufficiale. Il gruppo senatoriale del Movimento Cinque Stelle non si è scisso. Ed è facile prevedere che quando Beppe Grillo salirà al Quirinale per le consultazioni di rito, parlerà a nome di tutti i suoi senatori ribadendo che la linea del proprio movimento esclude ogni ipotesi di accordo politico preventivo con Pierluigi Bersani.

Se dunque il segretario del Pd pensa di poter presentare al Colle la propria unica candidatura per l’incarico di formare il governo compie un errore grossolano. Napolitano non può che respingerla per manifesta impossibilità di riuscita. Non è un caso che Matteo Renzi abbia lanciato la proposta di presentare al Capo dello Stato una “rosa” di possibili premier in cui sia inserito anche il proprio nome! E non è un caso che una parte dei dirigenti del partito, non solo quelli di osservanza renziana, stiano riservatamente pensando ad un qualche personaggio di caratura istituzionale per un governo non più caratterizzato da una impossibile alleanza tra Bersani e Grillo a, peggio ancora, segnato dal marchio di una “scouting” dai risvolti addirittura giudiziari.

Per Bersani, in sostanza, la strada che porta a Palazzo Chigi sembra essere preclusa.

E sarebbe bene che incominciasse , insieme ai suoi “ giovani turchi”, a farsene una ragione sgomberando il campo da una ipotesi che complica pesantemente un quadro già troppo ingombro di difficoltà.

Se Mario Monti non avesse compiuto l’errore di una “salita in campo” priva di senso comune, sarebbe stato il candidato naturale a succedere a se stesso ed a dare vita ad un governo tecnico per l’emergenza post-elettorale. Ma Monti ha bruciato se stesso, qualsiasi soluzione tecnica ed anche l’eventualità teorica di un incarico ad un personaggio di area centrale terzista come punto di compromesso tra Pd e Pdl.

Rimane solo l’ipotesi del candidato istituzionale.

Che però sembra la più difficile di tutte vista l’indisponibilità del governatore della Banca d’Italia, l’impossibilità di ricorrere a figure che sarebbero sicuramente osteggiate in partenza da Grillo come Giuliano Amato e la scarsezza di altre “riserve della Repubblica” provviste dell’autorevolezza necessaria per gestire il paese in una fase così difficile. E allora? Non rimane che affidarsi a Napolitano.

Che in mancanza di nomi potrebbe puntare sulla natura inevitabilmente costituente della nuova fase politica. Ed incaricare una delle tante persone serie del quadro istituzionale con il compito di realizzare una sola riforma istituzionale, quella dell’introduzione del sistema francese del doppio turno e del semipresidenzialismo, e portare il paese al voto nel giro di un solo anno. Garante dell’operazione, ovviamente, dovrebbe essere lo stesso Napolitano. Che potrebbe essere confermato al Quirinale per il tempo necessario alla riforma istituzionale. E diventare il De Gaulle italiano (quello che a suo tempo combattè come pericolo autoritario).

Arturo Diaconale



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