La non rinuncia di Bersani, secondo me, può avere la seguente motivazione: rinunciando all’incarico, si sarebbe data mano libera a Napolitano per nominare un Saccomanni o simile, un governo tecnico che avrebbe avuto da subito l’appoggio di Pdl e Monti e che quindi avrebbe ‘messo al muro’ il PD, quasi costringendolo ad appoggiarlo.
La non rinuncia di Bersani potrebbe significare “la linea è la nostra, gli otto punti ed un governo senza il Pdl, vedi tu (Napolitano) se riesci a trovare un nome per il Premier che possa avere i numeri al Senato”. Un modo per ‘legare le mani’ al Presidente della Repubblica e costringerlo a portare avanti la linea di un governo di cambiamento (magari Civico) senza i voti di Berlusconi.
L’ultimo anno e mezzo di Napolitano è stato pessimo. Prima la scelta di Monti per il governo tecnico, scelta che si è rivelata sbagliata sotto molti punti di vista, da quello della linea politico-economica a quello puramente strategico (con la discesa in campo del Premier). Poi la caparbietà di volere un governo Pd-Pdl, scelta che regalerà milioni di voti a Beppe Grillo.
Vediamo quanti danni farà negli ultimi 15 giorni di mandato.