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Bersani: “Puntiamo a una alleanza con i moderati”. Purtroppo, era già tutto previsto

Creato il 09 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Bersani: “Puntiamo a una alleanza con i moderati”. Purtroppo, era già tutto previsto

La "rimozione" marxiana

Altro che paura dello spread e dei mercati finanziari, in tutta questa sporca storia lo spread più pericoloso è quello fra i cittadini e la politica, quell’entità astratta, autoperpetuante,  autorigenerante, diabolicamente sempre uguale a se stessa che si aggira come il fantasma di una vecchia guardia papalina rimbambita lungo i corridoi dei palazzi romani. Hanno vinto i fautori della grosse koalition, quelli che pur di governare, e di godere ancora per qualche anno delle anacronistiche rendite di posizione dei politici italiani (i più inutili d’Europa e i meglio pagati), venderebbero l’anima della mamma, della moglie e pure dei figli al miglior diavolo offerente. La politica del nostro paese è ormai “casinicentrica”, nel senso letterale e metaforico del termine. Quasi a voler dimostrare che la bava democristiana è ancora il miglior collante in circolazione, Bersani ha calato giù la maschera, si è pubblicamente confessato mostrando il volto stanco e in disfacimento di una politica non più aggettivabile. “Noi cerchiamo – ha detto finalmente e con aria solenne il segretario del Pd – un accordo con i moderati”. Che Piergigi fosse stato “costretto” a posare con Vendola e Di Pietro era sotto gli occhi di tutti. La sua faccia, al momento dello scatto, era quella preoccupata di chi avrebbe dovuto, dopo qualche ora, giustificarsi con le animacce nere del suo partito, con coloro che gli avrebbero chiesto il conto di una cena indigesta consumata insieme a una compagnia non gradita. E tanto è stato, da quel momento in poi a Bersani ne sono successe di tutti i colori fino alla dichiarazione di ieri nella quale ha dovuto ammettere: “È vero, lo statuto del partito dice che il segretario è il candidato premier, ma io non ho intenzione di tirar fuori la norma, o c’è unità sul nome o mi faccio da parte”. E da parte lo metteranno i maggiorenti del suo partito, gli sgomitanti, i finti cattolici e i sostenitori del potere temporale del Papa, gli aficionados del cilicio e i nostalgici della “Balena Bianca” perché quelli del caro, vecchio “Orso”, ormai non esistono più. C’è una cittadina, vicino a dove abitiamo, dove si voterà a maggio per il rinnovo del consiglio comunale. A fronte di una sinistra che ha cercato in tutti i modi di rimettersi insieme per sconfiggere l’attuale amministrazione di centrodestra, c’è stato un Pd che da una parte ha fatto finta di starci, mentre dall’altra intesseva contatti (neppure troppo segreti), con le due o tre componenti dell’Udc locale, delle liste civiche di centrodestra, e perfino con Fli (l’Api, semplicemente, non esiste). Li abbiamo conosciuti, i “combattenti e reduci” dell’unità della sinistra, e abbiamo preso atto che a loro interessava (e interessa) una politica poco basata sui piani regolatori e sulle speculazioni edilizie ma molto sui problemi reali di una comunità senza più identità. Ma poi, sotto l’onda dell’alleanza con i moderati, sono finite non solo le loro idee ma anche la loro dignità strapazzata da pidini ansiosi di indossare il cordiglio come GianfrancoFini, qualche tempo fa, la kippa. Da questa situazione non se ne uscirà facilmente perché se l’aria che tira è quella della grande ammucchiata al centro, troppo grande sarà il divario fra gli eletti, governanti a ogni costo, e coloro che vorrebbero farlo in nome e per conto del popolo sovrano. I partiti attuali quasi sicuramente cambieranno nome (PierfyCasini lo ha già preannunciato), si daranno una mano di vernice fresca e come cavalieri senza macchia e senza paura si ripresenteranno all’elettorato cantando sempre la stessa canzone: la loro. Poi, diciamocelo almeno fra di noi, qualcuno ci vuole spiegare chi è e cosa fa Enrico Letta? E soprattutto a nome e per conto di chi pensa, agisce, si muove, respira...

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