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Betibú - Claudia Piñeiro

Creato il 31 luglio 2015 da Lalettricerampante
Betibú - Claudia PiñeiroHo scoperto che i gialli e i polizieschi mi piacciono molto. Cioè, lo sapevo già in realtà, fin da quando, adolescente, ho letto tutti i romanzi di Agatha Christie, più e più volte. Trovare qualcuno alla sua altezza, qualcuno di contemporaneo soprattutto, non è però così semplice. Ed effettivamente i romanzi gialli che leggo oggi hanno qualcosa di diverso. Non so nemmeno se classificarli gialli: c’è sì un investigatore che indaga, ma lo fa in modo diverso, quasi mai si trova a stretto contatto con l’assassino (dai, con Agatha Christie era semplice, dovevi sempre cercare quello meno probabile tra le persone conosciute), né si basa su chissà quale indizi o deduzioni. Sono indagini “serie”, diciamo.
Betibù di Claudia Piñeiro, un’autrice che io non conoscevo se non di nome, che ho letto in lingua originale, ma in Italia è pubblicato da Feltrinelli, fa forse un passo oltre ai libri di questo genere che sono solita leggere. Intanto è ambientato a Buenos Aires (e fa strano, molto strano a una abituata a leggere il Sud America tra gli anni ’50 e gli anni ’90 al massimo, leggere un romanzo sudamericano così tanto contemporaneo) e poi a indagare non c’è un magistrato, o un avvocato, o un ispettore (e nemmeno un barista), ma un gruppo di giornalisti. 
Betibú - Claudia PiñeiroUno è ufficiale, el pibe de Policiales di cui non viene mai detto il nome, che entrato da poco a far parte della redazione di El Tribuno, sostituendo nella cronaca nera Jaime Brena, un ottimo giornalista, di quelli vecchio stampo abituati a sporcarsi le mani e andare sul campo, spostato ora a scrivere inchieste su stupidi sondaggi. Ed è proprio da lui che el pibe de Policiales ottiene le prime informazioni sull'omicidio di Pedro Chazarreta. E sarà proprio lui ad aiutarlo e guidarlo, seppur in veste ufficiosa, in questa sua indagine. Accanto a loro c’è Nurit Iscar, detta Betibù, una scrittrice in passato molto famosa, ma che non si è mai ripresa dalla stroncatura del suo ultimo romanzo. Il diretto del giornale decide di coinvolgerla, per fini personali più che altro, ma con lo scopo ufficiale di fornire un punto di vista più letterario, più romanzato a quanto successo. I tre si ritroveranno coinvolti in qualcosa di molto grosso, che parte da un passato lontano, e che i più vorrebbero mettere a tacere. Fin dove si possono spingere le indagini dei giornalisti? Quando deve entrare in gioco la polizia? E cosa si può fare se la polizia non vuole ascoltare?
Betibù tratta tanti argomenti. C’è il giallo, con l’omicidio e le conseguenti indagini e scoperte, certo. Ma c’è anche il ritratto, e la critica, al mondo del giornalismo contemporaneo, fatto troppo spesso di invidie, piccole vendette, scambi di favori e leccate di culo ai potenti. Siamo in Argentina, a Buenos Aires, ma non credo che la situazione sia poi così diversa in altre parti del mondo (in alcune magari sì, per carità, però ecco… qui da noi non sono così convinta). E poi c’è l’aspetto più umano dei vari personaggi: l’amicizia prima di tutto, e le amiche di Betibù sono semplicemente fenomenali, l’amore, ovvio, ma anche aspetti più intimi, come la paura di andare in pensione o la paura di rimettersi a scrivere dopo una delusione. E, qui e là, c’è qualche sprazzo di umorismo e di ironia, a rendere il romanzo ancor più realistico, più forte.
Insomma, Mi è piaciuto proprio questo Betibù. Mi è piaciuto lo stile di Claudia Piñeiro, mi è piaciuta la trama che ha creato e il modo in cui l’ha sviluppata. E mi è piaciuto entrare in un mondo che mi affascina tantissimo, quello del giornalismo, e scoprirne parte dei segreti.Assolutamente consigliato!
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