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I bhutanesi, come molti popoli himalayan, sono tutti un sorriso. Si stanno progressivamente adeguando ai cambiamenti della societa'. Non ci sorprende dunque vedere delle bandiere di preghiera sui ripetitori telefonici posti su un passo montano.Gli uomini indossano il gho, l'abito tradizionale simile al chubatibetano; le donne il kira, un pezzo di stoffa lungo fino ai piedi avvolto intorno al una camicia di seta. Il tessuto e' fermato da una cintura e delle fibbie d'argento. Fino a qualche tempo fa il re imponeva tale costume a tutto il popolo. Oggi e' prescritto ai funzionari pubblici e ai membri della famiglia reale. Le kabne, una sciarpa con un complesso sistema di pieghe, indica lo stato sociale.I lotshampa,l'etnia nepalese del sud, hanno protestato aspramente, tra le altre cose, in merito all'utilizzo di tali abiti tradizionali, pubblici o da cerimonia. Una curiosita': i motivi floreali non sono ben visti; da evitare anche il rosso, il giallo (riservati ai monaci) e le tinte unite in genere. Da prediligere sono i motivi geometrici, spesso con significato simbolico. Il Bhutan vanta un'ottima produzione di tessuti di qualita', anche se il commercio indiano e cinese sta giungendo prepotentemente anche nel mercato di Thimphu.
Nonostante il progresso della medicina, i bhutanesi seguono ancora quella tradizionale. La varieta' floristica del paese permette lo sviluppo di cure alternative. Ogni anno arrivano medici da tutto il mondo per studiare i progressi e i segreti di questo incredibile popolo. Molti medici occidentali, spesso tedeschi o americani, hanno addirittura aperto delle piccole “cliniche” per studiare sul posto le erbe e i rimedi naturali applicati. Tra questi il piu' diffuso e' la moxabustione, un sorta di agopuntura nella quale viene usato un ago d'oro bruciato su un'erba chiamata moxa dagli incredibili effetti curativi. La scienza medica viene chiamata So-ba Rig pa e vede l'incrocio di alcuni elementi ayurvedici indiani insieme ai principi fondamentali della medicina tradizionale cinese. Vengono riprese le teorie degli umori del corpo e delle pulsazioni. La cura universale dei bhutanesi sembra pero' essere il tsha-chhu, il bagno termale, diffuso in molte case e alberghi oltre che in luoghi naturali; un momento di relax per dimenticare ogni disturbo e tornare felici.
I bhutanesi, come molti asiatici, sono un po' approssimativi in alcuni campi: pesi, misure, datazioni. E' difficile stabilire con esattezza quanto sia alto un monte o quanti anni abbia effettivamente una persona. La difficolta' del calcolo degli anni non deriva solo dal fatto che i bhutanesi, come i tibetani e molti altri buddhisti, fanno partire la vita dal giorno del concepimento. Il calendario bhutanese e' abbastanza complesso. Mediamente una data di riferimento stabile e sicura coincide con il Loshar, il capodanno tibetano. Anche nei nomi c'e' approssimazione. Nelle regioni settentrionali non vengono usati i cognomi. Ogni bambino riceve dai monaci 2 o 3 nomi di origine tibetana in base ai quali e' spesso molto difficile stabilire se ci si riferisce ad un uomo o ad una donna. Dove vivono le etnie nepalesi o indiane il sistema dei cognomi torna regolare. Non e' dunque raro incontrare nomi legati alle caste come Sharma, Rai o Gurung.Chi sta a contatto con i bhutanesi non puo' che sorridere. Forse il sorriso viene meno quando si sta a tavola. Il peperoncino, verde e rosso, e' cucinato e servito come se fosse una qualsiasi verdura. Gli indiani amanti dei piu' piccanti masala sono dei dilettanti a confronto!
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