In pochi chilometri dalla piana bengalese sei già attorno ai 2000 metri, l'aria è fina quassù e vedi soltanto strade e sentieri che vanno ancora più in alto, quasi che qui, che già ti pare di essere alla cima, non sei che all'inizio della via, che si contorce in curve e controcurve continue per salire verso passi nascosti tra le nuvole, sopra la nebbia grigia della pioviggine triste, verso pascoli verdi di alta quota, che qui è alta davvero. Sulle coste spioventi paesetti nascosti da cenge o case isolate, circondate da prati verdi e boschi senza fine. Qui l'uomo ha imparato sulla sua pelle e le case sono di sana e robusta costituzione, si potrebbe dire. Di solida pietra e spessi muri, hanno tutte la stessa struttura quadrata e ampia a due o tre piani, dai muri leggermente inclinati verso l'interno e tetto sollevato di scandole di legno, oggi sostituita da miserevole lamiera ondulata se pur colorata, per permettere ai venti del nord di scorrere e costituire una sorta di essiccatoio naturale, in cui mettere fieni e altre derrate a cui l'umidità del campo non consentirebbe una corretta conservazione. Sotto il tetto nero, scendono i muraglioni sempre dipinti a fondo di calce bianca, nitida che fa spiccare la casa anche di lontano, su cui si aprono regolari finestre dai contorni travati in legno, il materiale principe quassù.
E proprio nel legno si sbizzarrisce la voglia decorativa, con una serie infinita e sempre diversa di incastri di alternanze di vuoti e di pieni, completamente ricoperte di sculture, rilievi e soprattutto di colori vivacissimi a rappresentare fiori, animali, dei e fanciulle e simboli sacri e bene auguranti. Negli orti, peri e peschi in fiore a fare spicco sul verde dei prati e dei boschi o delle risaie a terrazze con cui gli uomini hanno tentato di piegare una terra nemica dell'agricoltura. Lungo la strada un accogliente ostello, dove il turista è atteso con rustica simpatia e gentilezza. Tutto è già pronto, il buffet di cose gradevoli, non troppo sciape, non troppo piccanti, come piacerebbero ai bhutanesi, perché lo straniero non si dispiaccia troppo se trova gusti troppo lontani dai suoi. Il grande fratello dello stato, non vuole che tu abbia sgradite sorprese, tutto deve procedere secondo una serenità imposta che ti faccia contento, senza che ti venga voglia di uscire dal seminato turbando l'ordine costituito. Tutto previsto nei dettagli. Dopo un altro passo, la valle si apre su Thimphu, la capitale, una serie di case più o meno delle stesse dimensioni, che mantengono, anche se moderne la struttura tradizionale, con le vie che si incrociano diritte ad accampamento romano. Ha smesso anche di piovere. Nel regno della felicità deve sorridere anche il cielo.
da Phuentsholing a Thimphu
SURVIVAL KIT
Non serve a molto che vi dia in questa sede indicazioni su alberghi e ristoranti, in quanto nel pacchetto che siete obbligati ad acquistare non avete la possibilità di scegliere, ma tutto è già pagato e compreso. In ogni caso la sensazione è che la qualità sia abbastanza standardizzata e in effetti non ho riscontrato differenze molto significative in meglio o in peggio nei diversi locali, salvo la piacevolezza o meno del panorama circostante dovuto al luogo stesso. Nei ristoranti troverete sempre un buffet su cui effettuare la scelta tra 6 o 7 piatti. Spesso alla sera prima viene servita la zuppa del giorno. Tuttavia vi indicherò ugualmente le mie tappe, per puro spirito di servizio.
Bunakha - A metà della strada tra Phuentsholing e Thimphu, 168 km, circa 5 ore. Sulla strada una locanda a cui si fermano quasi tutte le organizzazioni turistiche. Buffet con momo al formaggio molto buoni, riso, patate, noodles, verdure. Molto gentili. Lungo la strada panorami magnifici
Norbuling hotel - Changlam street - Thimphu - In centro città, molto comodo se volete fare due passi alla sera. Free wifi molto potente anche in camera. TV . Thé offerto all'arrivo. Pulito con dotazioni buone. Ristorante Gaga nell'hotel, con buffet di buona qualità. Ottima la soupe di cavolfiore. Personale molto gentile.
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