Lapidario, chiaro e terribile l'incipit: «L'Italia agisce ancora una volta da freno per la zona Euro».
Acqua, a secchiate, sul fuoco dell'ottimismo: il settimanale britannico sottolinea che nonostante quello che passa dalla bocca del Governo, l'economia italiana è stata comunque in contrazione nel terzo trimestre 2013, e anche se dovesse ricominciare a crescere nel 2014 - cosa tutt'altro che scontata, dicono gli inglesi - i valori sarebbero lontani da quelli richiesi dall'Europa.
Questa «avvilente prospettiva», secondo l'Economist viene presa poco in considerazione, sia dai media, che da mercati e politica, a fronte di una ritrovata e rinnovata visione ottimistica della situazione - magari spinta anche nella fiducia riposta in Mario Draghi che farà tutto il possibile per salvare l'Euro, e noi.
Il problema della situazione, quella vera e non quella raccontata, secondo quello che scrivono gli inglesi è nell'assenza di una necessaria riforma economica strutturale, dovuta essenzialmente alla precaria stabilità politica. Il governo Letta viene definito «figlio della necessità», imposta dal «rifiuto del M5S di allearsi con entrambi gli schieramenti politici dopo aver conquistato il 25% alle ultime elezioni», di un centrodestra spaccato come mai tra "falchi" e "colombe" del Partito democratico entrato in una difficile fase congressuale.
Parla anche di Renzi, l'Economist: «Nonostante le sue affermazioni di fedeltà al governo, la tentazione di favorirne la caduta sarà notevole, e crescerà con il passare dei giorni, mentre l'onorevole Letta accresce la sua esperienza e la sua serietà». Tuttavia, Renzi è comunque visto come l'uomo che potrà permettere una vittoria assoluta al centrosinistra e procedere con capacità a compiere le riforme - qui, però, sottolinea il settimanale, tutto resta agganciato alla legge elettorale, che se non verrà cambiata rischia di restituire dalla urne un risultato analogo a quello dell'ultima volta.
Dategli torto - in tutto, eh!?.
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