Bielorussia e Venezuela: la costruzione del mondo multipolare

Creato il 27 aprile 2012 da Eurasia @eurasiarivista
Bielorussia-Venezuela :::: Gearoid Ó Colmáin :::: 27 aprile, 2012 ::::  

Gearoid Ó Colmáin, Dissident Voice , 24 Febbraio 2012

In tutto il pianeta milioni di persone muoiono di fame ogni anno. Non è un segreto. I nostri media ci parlano di tali fatti abbastanza spesso. Parlare di disuguaglianza globale non è un tabù nelle democrazie liberali occidentali. Affermare che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, è un cliché che si ripete, un luogo comune di cui in verità quasi nessuno è inconsapevole. Ma le cause strutturali della povertà sono raramente affrontate dalla stampa occidentale. Perché, per esempio, se il capitalismo è il migliore di tutti i possibili sistemi socio-economici, la maggior parte delle persone del pianeta vive in povertà?

Ci viene detto che i paesi in via di sviluppo hanno fatto uscire le loro popolazioni dalla povertà aprendo i propri mercati agli investimenti esteri diretti. Piuttosto che frenare gli eccessi del capitalismo, quindi, si deve intensificarne l’espansione, molti sostengono, per dare una soluzione alla povertà. Ma se è così, perché Haiti è uno dei paesi più poveri del mondo? Haiti ha avuto investimenti esteri diretti per decenni, ma il tenore di vita è diminuito drasticamente. Lo stesso si può dire per la maggior parte dei paesi dell’America Latina, che hanno venduto le loro risorse naturali alle multinazionali straniere.

Paesi come Venezuela, Cuba, Nicaragua, Ecuador, Bolivia hanno avuto un progresso socio-economico attraverso la nazionalizzazione, non la privatizzazione. Ma c’è uno stato, all’altro lato del mondo, che è riuscito a fornire il quasi pieno impiego ed un continuo aumento dei salari, investendo nell’istruzione, nella ricerca scientifica e tecnologica, nello sviluppo, e ha raggiunto l’autosufficienza nel settore agricolo, creando un ambiente di fiducia sociale presso i suoi cittadini. Quel paese è la Repubblica di Bielorussia.

Venezuela e Bielorussia. Multi-polarità e sviluppo endogeno


Nel 2007 il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha descritto la Repubblica di Bielorussia come uno “stato modello”. Guidando per le strade di Minsk, non è difficile capire perché il presidente venezuelano aveva usato tali termini per descrivere la Bielorussia.
Dall’elezione di Chavez in Venezuela nel 1998, la rivoluzione bolivariana ha ridotto della metà la povertà, ha sradicato l’analfabetismo e attuato riforme radicali per migliorare il tenore di vita della maggioranza povera del Venezuela. Tuttavia, c’è ancora molto da fare, le colline di Caracas sono ancora costellate di bassifondi di catapecchie, mentre l’elite economica cittadina, sul lato orientale della città, vive nel lusso sibaritico. Guidando attraverso Minsk, d’altro canto, si è colpiti da una visione di quello che potrebbe diventare Caracas. Non ci sono baraccopoli a Minsk. Gli abitanti della città vivono in moderni appartamenti di standard europeo. Ci sono molti spazi aperti puliti con eccellenti strutture ricreative per i bambini. Caracas ha un grave problema di rifiuti, laddove le strade e i quartieri di Minsk sono tra i più puliti al mondo. Il governo venezuelano sta attuando misure per ridurre la violenza e la delinquenza sociale. Ma Caracas rimane ancora una città pericolosa. Minsk, d’altra parte, è senza dubbio una delle città più sicure d’Europa.

Dopo decenni di dittatura plutocratica, corruzione e negligenza, l’agricoltura venezuelana non è ancora sufficientemente sviluppata e la popolazione dipende ancora dalle importazioni provenienti dagli Stati Uniti, la Bielorussia è autosufficiente nella produzione di alimentari di alta qualità. La Bielorussia è stata in grado di aiutare il Venezuela a sviluppare il proprio settore agricolo attraverso l’invio di consulenti e l’esportazione dei camion e macchine agricole di alta qualità. La costruzione delle agro-città da parte delle imprese bielorusse in Venezuela, concordata nel 2011, è un esempio convincente degli accordi bilaterali di una cooperazione sempre più stretta.

L’accordo bilaterale tra la compagnia petrolifera dello stato del Venezuela, PDVSA, e Belarusnef per creare una joint-venture denominata Servicio Belovenezolana, è un altro esempio dei vantaggi della politica estera multi-vettoriale della Bielorussia. La Repubblica di Belarus è stata in grado di diminuire la sua dipendenza dal petrolio della Russia attraverso la cooperazione con il Venezuela, ricco di petrolio, mentre il Venezuela ha potuto beneficiare delle competenze industriali e scientifiche bielorusse. Entrambi i paesi cercano di diversificare i loro mercati. Il Venezuela vuole ridurre la sua dipendenza dalle vendite di petrolio verso gli Stati Uniti, mentre la Bielorussia sta cercando di ridurre la dipendenza dal petrolio russo. Ed entrambi i paesi hanno a che fare con la quinta colonna finanziata dall’imperialismo euro-atlantico.

Il settore manifatturiero avanzato in Bielorussia è stata anche fonte di ispirazione per il Venezuela, che ha inviato i tecnici in Bielorussia per essere addestrati a costruire, in America Latina, la prima fabbrica nazionale di camion del Venezuela. Ci sono anche molti progetti per aumentare ulteriormente la cooperazione tra la Bielorussia e il Venezuela, come l’aumento delle importazioni e delle esportazioni di prodotti agricoli, della tecnologia e delle forniture mediche, e le iniziative statali congiunte nel settore tessile.
L’aumento degli scambi bilaterali e della cooperazione tra la Bielorussia e il Venezuela, è il risultato diretto della comunanza nelle politiche sociali di entrambi i paesi. Le cinque priorità principali del governo bielorusso sono le seguenti:

1 Mantenere l’uguaglianza e l’innalzamento del tenore di vita dei lavoratori.
2 Mantenere una piena occupazione dell’economia.
3 Investimenti nell’istruzione e nella ricerca scientifica.
4 La protezione e lo sviluppo di una forte base produttiva locale.
5 Sovranità nazionale inviolabile.

Per il Venezuela, la Bielorussia è uno stato modello perché ha ottenuto quello a cui ogni governo progressista del mondo aspira: la quasi piena occupazione e l’eliminazione della povertà estrema. Ha sviluppato una imponente base produttiva, ha mantenuto l’autonomia nella produzione di alimentari e un tasso costantemente elevato di crescita economica, ha raggiunto uno standard di vita e un livello di uguaglianza sociale senza pari in nessun’altra parte del mondo in via di sviluppo. Questo è esattamente il sogno della Rivoluzione Bolivariana, ed è per questo che l’esperienza della Bielorussia dalla caduta dell’Unione Sovietica è così importante per il mondo in via di sviluppo. A differenza del Venezuela, che sta emergendo da una forma estrema di plutocrazia, dove una piccola minoranza controllava la ricchezza del paese, la Bielorussia è emersa dall’Unione Sovietica, dove le classi sociali erano state sradicate durante la costruzione del socialismo negli anni ’20 e ’30. In questo senso, la Bielorussia ha un netto vantaggio rispetto al Venezuela, in quanto non dispone di una borghesia super-ricca con le sue connessioni con gli Stati Uniti ad impedire la ri-distribuzione della ricchezza. La Bielorussia, tuttavia, ha a che fare con la quinta colonna di cui sopra, ma non possiede la ricchezza e il potere osceni dei suoi omologhi venezuelani.

La visione del presidente Lukashenko di un mondo multipolare minaccia i sostenitori del Nuovo Ordine Mondiale, in cui gli interessi dei molti sono subordinati a quelli delle elite finanziarie euro-atlantiche. A differenza di Stati vicini come la Polonia e la Lituania, per i quali la “libertà” dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, ha provocato la disoccupazione di massa, l’emigrazione e l’invio di truppe nelle guerre e nelle invasioni della NATO, la Bielorussia ha dimostrato che lo Stato ha un ruolo fondamentale nella regolazione del mercato per il bene generale.

Se la povertà globale deve essere sradicata, industrie sostenibili, sviluppo endogeno ed economie pianificate dovranno quindi diventare la norma. La Bielorussia, forse più di ogni altro paese, potrebbe svolgere un ruolo di primo piano nella transizione verso una nuova era globale delle economie socialmente orientate.

L’ambasciatore venezuelano in Bielorussia, Americo Diaz Nunez, ha recentemente dichiarato ai giornalisti, a Minsk, che:

I due paesi stanno attuando progetti comuni per la costruzione di impianti di produzione di mattoni, per l’assemblaggio di trattori e camion (questa infrastruttura sarà presto aperta in Venezuela), per la costruzione di agro-città, per la produzione di petrolio e gas, per la costruzione più di 20.000 appartamenti e per gli scambi di merci. E’ impossibile ignorare il fatto che la Bielorussia aiuta veramente a cambiare la vita dei venezuelani.”

Il rapporto costruttivo e creativo tra i due paesi, in continenti diversi, è finalizzato a migliorare le condizioni di vita di molti, piuttosto che i privilegi di pochi, in netto contrasto con le cleptocrazie belligeranti e decadenti dell’Occidente, che mascherano la loro sete di lucro con altisonanti frasi su “diritti umani” e “democrazia”, mentre uccidono la speranza sociale di miliardi di persone. Le relazioni venezuelano-bielorusse sono un esempio unico di ciò che la diplomazia internazionale, in un mondo socialista, potrebbe significare per l’umanità.

La campagna mediatica internazionale di demonizzazione, calunnie, menzogne e disinformazione sul governo bielorusso ha ingannato non solo accaniti sostenitori dell’economia neo-liberale, ma anche molti cosiddetti “sinistri” e “progressisti” che sono caduti nella neolingua dei “diritti umani”, “libertà” e “democrazia”. L’assenza di solidarietà dalla “sinistra” europea verso la Repubblica di Bielorussia, è un sintomo di quanto corrosiva e pervadente sia diventata l’ideologia capitalista nelle società post-moderne dell’Occidente. Questa è una tendenza che porterà ad una catastrofe sociale e politica, se non viene invertita.

Ales Bialiatski: legalmente un criminale condannato, ideologicamente un “attivista dei diritti umani” 


L’8 agosto, mentre i piani per l’assedio di Sirte in Libia erano in corso, il senatore statunitense John McCain aveva già segnalato che la Bielorussia sarebbe stata il prossimo obiettivo del cambiamento di regime degli Stati Uniti. McCain si riferiva alla detenzione di Ales Bialiatski, un cosiddetto attivista per i “diritti umani”, arrestato dalle autorità bielorusse per frode fiscale nel 2011.

Bialiatski è il vice-presidente della Federazione Internazionale dei Diritti Umani, (Fédération internationale des ligues des droits de l’Homme), una sub-organizzazione che ha fornito al Consiglio delle Nazioni Unite sui diritti umani false informazioni, nel febbraio 2011, che accusavano il governo libico dei “massacri” a Bengasi. Queste informazioni false sono servite come pretesto per la guerra di aggressione che ha portato all’uccisione di decine di migliaia di persone, alla riduzione in macerie di una prospera economia socialmente orientata e all’imposizione di una dittatura corrotta scelta dagli stranieri, contro la volontà del popolo libico. La barbara distruzione della Jamahirya libica dovrebbe servire da lezione per qualsiasi persona intelligente, di ciò che i paesi della NATO intendono per “diritti umani”, “democrazia” e “dominio  della legge”.

La condanna di Amnesty International dell’azione penale contro Bialiatski, senza mostrare alcuna prova di una violazione della giustizia da parte dei tribunali bielorussi, dimostra che la cosiddetta organizzazione dei “diritti umani” è più preoccupata di fornire legittimità morale agli obiettivi della politica estera dei governi occidentali, che a rispettare i diritti umani. Bialiatski è stato arrestato dalla polizia polacca e lituana per frode fiscale, su informazione fornita dall’Interpol. Non è stato arrestato per la sua opposizione politica al governo bielorusso. Questa non è la prima volta che Amnesty International ha falsamente accusato la Bielorussia di violazioni dei diritti umani, ed è improbabile che sia l’ultima. Dall’incarcerazione di Bialiatski, il governo polacco si è mosso per evitare ulteriori mandati di arresto all’Interpol emessi da “paesi non democratici”. Questo è piuttosto farsesco, se proviene da uno stato in cui, chi indossa una maglietta con Che Guevara, potrebbe finire in prigione!

La farsa dei diritti umani sta diventando così ridicola che è probabile che gli si ritorcerà a lungo termine. Specialisti del cambio di regime, come Canvas, un centro per la formazione alle rivoluzioni colorate finanziato dagli statunitensi, con sede a Belgrado, ora orchestrano acrobazie che prevedono l’uso di donne nude che protestano davanti alla sede del KGB di Minsk. Un comportamento di questo tipo porterebbe all’arresto in qualsiasi paese.

Tuttavia, il punto è, infatti, essere arrestati e filmati, e quindi mettere in imbarazzo il KGB. Ma il KGB, essendo un agenzia di intelligence, ha anticipato i loro piani e le stupide nudiste sono solo riuscite a prendere un raffreddore e a  intrattenere allegramente i passanti, il tutto per la causa della “rivoluzione”. Dopo tutto, il capo di Amnesty International – USA è Suzanne Nossel, ex assistente della Segretaria di Stato Hillary Clinton e l’uomo che chiamano Dr. Stranamore, l’ex Consigliere della Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski, è anche ex membro del consiglio della stessa organizzazione per i diritti umani.

La minaccia della NATO e dei suoi tirapiedi


La guerra di aggressione scatenata contro la Libia nel 2011, e l’attuale guerra segreta condotta dalle agenzie della NATO contro la Siria, hanno dimostrato che le potenze euro-atlantiche sono, come in passato, decise a utilizzare la guerra come mezzo per ottenere una nuova divisione del mondo propizia ai loro interessi geopolitici. La sofisticata campagna di disinformazione condotta nei confronti della Libia dai social media e dai canali TV satellitari internazionali, che hanno visto il paese più ricco dell’Africa bombardato fino alla rovina, dovrebbe servire come monito al governo bielorusso del pericolo rappresentato dalla NATO per la pace nel mondo.

Grazie alle azioni esemplari delle forze di sicurezza bielorusse, durante i disordini post-elettorali del 19 dicembre 2010, una impopolare dittatura imposta dall’occidente è stata scongiurata. Il popolo bielorusso ha visto l’orrore e l’immiserimento del cambio di regime sostenuto dall’Occidente in Serbia, Georgia, Ucraina, Kirghizistan e in altri paesi. I golpisti colorati finanziati dagli USA sono stati distrutti nella Repubblica di Belarus, e non hanno probabilità di successo nel prossimo futuro. Dato il fallimento delle rivoluzioni colorate della CIA in Bielorussia, nel recente passato, e la vicinanza del paese alla Russia, è difficile immaginare quale strategia si inventerà la NATO per piazzare i suoi burattini a Minsk. Tuttavia, una strategia della tensione che comporta l’uso di mercenari segreti travestiti da manifestanti pacifici, come abbiamo visto in Siria, nei prossimi mesi presenta un reale pericolo per la Repubblica di Belarus.

Rivolgendosi alle forze armate bielorusse il 23 febbraio, il presidente Lukashenko ha notato le tecnologie politiche e d’informazione delle ONG occidentali impiegate per il cambio di regime in tutto il Nord Africa. La Bielorussia, ha sottolineato, ha l’unità e la capacità tecnica per resistere a tale destabilizzazione.

Conclusioni


Il presidente Lukashenko ha osservato una volta che i giornalisti disonesti possono essere peggio degli assassini. La centralità della disinformazione dei mass media, durante la guerra di Libia e la campagna di demonizzazione contro la Repubblica di Belarus, hanno evidenziato il pericolo che gli scribacchini del potere corporativo pongono all’umanità. Lo scontro tra le politiche di sviluppo umano endogene e la cancerosa politica dell’avidità è il conflitto interno che affronta il nostro mondo di oggi. Se ci deve essere un futuro per la prossima generazione, si dovrà costruire un mondo multipolare basato sulla sovranità westfaliana e sullo sviluppo socio-economico endogeno. Questo è il motivo per cui coloro che lottano per la pace nel mondo, lo sviluppo economico e il diritto internazionale, devono continuare a denunciare la campagna diffamatoria dei media corporativi contro la politica socialmente orientata, interna ed estera, della Repubblica di Belarus.

Gearoid Ó Colmáin è nato a Cork, in Irlanda, ed vive attualmente a Parigi. È un ex redattore di Metro Eireann. I suoi interessi includono la geopolitica, la globalizzazione, la filosofia e le arti. E’ membro del SISA, il sindacato italiano per l’ecologia e l’educazione. Leggi gli altri articoli o visita il sito di Gearóid.


Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://sitoaurora.altervista.org/home.htm
http://aurorasito.wordpress.com

Condividi!
Tagged as: Bielorussia, Hugo Chavez, Lukashenko, Repubblica Bolivariana del Venezuela, venezuela

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :