di Davide Denti
- tutti i servizi e business internet devono essere basati o registrati in Bielorussia; anche Google pertanto dovrebbe impiantare una filiale o farsi registrare come “google.by”, per non rischiare sanzioni;
- tutti i gestori di rete (dagli internet café ai wifi condominiali) devono registrare il traffico degli utenti, e applicare filtri ai materiali pornografici (incluso qualsiasi materiale LGBT) o “estremisti”.
Pertanto, sempre secondo techdirt.com “anche se non è affatto vero che la Bielorussia ha reso illegale accedere a un qualsiasi sito estero, l’ha certamente reso rischioso; peggio, si conferma che tutti gli utilizzatori di internet devono essere spiati, e che i siti ‘proibiti’ vanno bloccati. Prese insieme, queste nuove misure consentono al governo di esercitare un controllo estremamente stretto sull’uso della rete nel paese. Con tali sistemi in atto, tagliar fuori veramente la Bielorussia dalla rete diventerebbe relativamente facile, se il suo governo decidesse di prendere tale decisione “estrema”. Anche perché tutti i servizi internet sono forniti dal monopolio statale Beltelecom, parte del Ministero delle Comunicazioni.
Proprio internet rischiava infatti di diventare uno strumento importante nelle mani di una contro-élite: i dati sulla penetrazione della rete nel paese mostrano una forte crescita, dal 29% del 2009 (dato pari alla media mondiale, e già il doppio del 14,6% dell’Ucraina e del 16,2% della Moldavia) al 46,3% del 2011. Il numero delle connessioni a banda larga, tuttavia, resta pressoché inesistente, solo poco più di 11.000 su un totale di 2,8 milioni, lo 0,003% contro il 12% dell’Ucraina e il 6,7% della Moldavia (dati 2009): come paese a basso reddito (300 € al mese, contro 500 €/mese di costo dell’adsl) che si affaccia da poco sulla rete, la Bielorussia ha iniziato dal doppino telefonico.
Il governo di Lukashenko sembra essersi accorto in ritardo della (relativa) libertà lasciata agli utenti di internet nel paese: una élite giovane, urbana, e ancora limitata, considerata non in grado di porre una seria minaccia alla nomenklatura attuale. Il controllo e filtraggio della rete è stato finora deliberato ma episodico, secondo OpenNet, e completato da consolidate pratiche di autocensura.