Posted 10 agosto 2012 in Bielorussia, Russie, Slider with 0 Comments
di Emanuele Cassano
È gelo totale tra Bielorussia e Svezia. Tutto è iniziato lo scorso 3 agosto, quando Andrej Savinykh, addetto del Ministero degli Esteri bielorusso, ha annunciato l’allontanamento dal Paese dell’ambasciatore svedese Stefan Ericsson, colpevole, secondo il governo, di sostenere la lotta a favore dei diritti civili e della libertà di stampa. Ericsson, ambasciatore a Minsk dal 2008, è da sempre stato uno dei più grandi sostenitori del Partenariato Orientale dell’Unione Europea, progetto che punta ad integrare nell’Unione tutti quei Paesi dell’Europa Orientale ex-URSS che ancora non ne fanno parte. Oltre ad essere un europeista convinto, Ericsson, durante il suo mandato al Consolato di Minsk, è stato inoltre uno dei più grandi promotori della cultura bielorussa, organizzando eventi e spettacoli. Ma in Bielorussia tutto, dalle radio alle televisioni, è controllato dal governo, e chi vuole avere un po’ di propria voce in capitolo viene duramente contrastato dal regime. Per questo una figura così liberalista come Ericsson non era ben vista da Lukashenko, primo e fino ad ora unico presidente bielorusso, in carica dal 1994, il quale ha pensato bene di sollevarlo dall’incarico e rispedirlo a casa, in quanto ritenuto potenzialmente pericoloso per il Paese.
Ma la storia non finisce qui. Il giorno seguente, un’agenzia pubblicitaria svedese, in risposta e come segno di protesta all’immotivata cacciata di Ericsson dal proprio ruolo di ambasciatore, partendo con un aereo da Vilnius, è riuscita a beffare l’aviazione bielorussa, arrivando fino alle porte della capitale Minsk, facendo piovere dal cielo 800 orsacchiotti di peluche, ognuno contenente un messaggio a favore della libertà di espressione. Lukashenko, costretto ad ammettere l’accaduto tra l’imbarazzo generale del governo, ha immediatamente licenziato il comandante delle Forze Aeree ed il comandante della Difesa, colpevoli di non aver svolto a dovere il proprio lavoro.
La pessima figura rimediata dal Paese in questa occasione ha così convinto il presidente bielorusso a cacciare tutto il personale diplomatico svedese presente a Minsk, ritirando inoltre l’ambasciatore bielorusso a Stoccolma, interrompendo di fatto ogni rapporto diplomatico tra i due Paesi.
Non è la prima volta che Lukashenko sale alla ribalta della cronaca per azioni di questo genere. Nel 1998, il presidente bielorusso fece espellere dal Paese gli ambasciatori di Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Grecia e Giappone, accusati dal governo di aver tentato di organizzare una cospirazione contro di lui. Le sanzioni che fecero seguito a tale mossa non si fecero attendere, così Lukashenko accusò l’Occidente di voler escludere la Bielorussia dalla scena internazionale, congelando in tal modo i rapporti con Europa e Stati Uniti.
Cosa ne sarà allora dei rapporti tra Bielorussia e Svezia? Il problema che si pone rischia di avere un margine ben più ampio di quanto non possa sembrare, poiché non si tratta solo di un problema tra Minsk e Stoccolma, ma bensì di una crisi diplomatica che potrebbe coinvolgere l’intera Unione Europea, la quale non ha mai visto di buon occhio Lukashenko e il suo governo. Se si andrà avanti di questo passo sarà difficile ipotizzare nell’immediato futuro un miglioramento dei rapporti tra l’UE e la Bielorussia, in quanto le due parti non sembrano avere punti d’incontro.
Quello che è certo è che, fino a quando Lukashenko rimarrà a capo del Paese, difficilmente la posizione della Bielorussia nei confronti dell’Unione Europea potrà cambiare, destinando così questa piccola “guerra fredda” a durare per ancora parecchio tempo.
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