
Mitteleuropa Orchestra
[ Acquista i tuoi BIGLIETTI ONLINE ]domenica 25 settembre ore 20.00Teatro alle TeseMITTELEUROPA ORCHESTRA Kent Olofsson (1962) Collagène per chitarra contralto, glissentar e orchestra (2006/2011, 15’) prima es. ass.Aldo Clementi (1925-2011) Concerto per pianoforte, 24 strumenti e carillons (1975)Pasquale Corrado (1979) Inciso per orchestra (2011, 10’) prima es. ass.Giacinto Scelsi (1905-1988) Ohoi – I principi creativi per 16 archi (1966, 7’)Vittorio Zago (1967) Segel per orchestra sinfonica (2007/2011, 17’) prima es. ass. chitarra Stefan Östersjödirettore Andrea Pestalozza Presenza ormai costante del Festival di Musica, la Mitteleuropa Orchestra è diretta da Andrea Pestalozza, fra i più attivi interpreti della musica contemporanea. Il concerto veneziano offre pagine di nuova musica - con lo svedeseKent Olofsson e gli italiani Vittorio Zago e Pasquale Corrado – alternate a pagine di due autori radicalmente diversi ma ugualmente rappresentativi della musica del secolo breve, Aldo Clementi e Giacinto Scelsi.Con Collagène Olofsson ripensa e amplia una delle sue più recenti composizioni, introducendo anche un nuovo organico, piuttosto inusuale, come spesso accade per questo artista che affonda le radici nel rock progressivo (nel 1978 ha fondato la band Opus Est), coltivato parallelamente a regolari studi di composizione, e che si muove a cavallo tra acustica ed elettronica.La prima versione risale al 2006, come seconda parte di un trittico per chitarra e orchestra intitolato Corde. Oltre ad aver esteso la parte iniziale e finale del brano, nella nuova versione, scritta appositamente per la Biennale, anche l’organico orchestrale si amplia, moltiplicando fiati e ottoni e introducendo clarinetto, fagotto e trombone. Altri tre strumenti a corda sono poi aggiunti alla parte solista: una glissentar, cioè una chitarra fretless (senza tasti) a 11 corde, una specie di ibrido tra l’oud arabo e la chitarra elettrica; una chitarra contralto a 11 corde, che tecnicamente riproduce le sonorità dell’arciliuto barocco, e un banjo a 5 corde. Scrive il critico Tony Lundman: “Titoli e temi delle sue composizioni spaziano negli ampi territori della musica orientale e della musica antica. La relativa complessità tecnica è spesso compensata da una sorprendente immediatezza, frutto del suo orecchio per la tessitura musicale e della sua esperienza nella sviluppo timbrico. Una sensibilità ‘psico-acustica’ che dà alla sua musica, senza compromessi, la capacità di avvicinare intimamente l’ascoltatore”. Collagène è dedicato a Ligeti, deceduto mentre Olofsson lavorava alla partitura orchestrale, e nella musica sinfonica del grande autore ungherese trova ispirazione. Il Concerto per pianoforte, 24 strumenti e carillons esprime tutta la novità della scrittura di Aldo Clementi, figura fondamentale della musica internazionale, a cui la Biennale Musica, che tante volte ha ospitato il compositore siciliano, rende un doveroso omaggio dopo la sua recente scomparsa. Fin dagli anni ’60 Clementi segue la strada dell’informale e va verso una musica fatta di blocchi sonori continui che annulla contrasti e sviluppo temporale a favore di una sorta di immobilità. Così la partitura del Concerto ruota attorno a “33 battute che l’autore prescrive di ripetere almeno 14 volte adottando diverse sovrapposizioni e combinazioni del materiale sonoro degli archi, dei fiati, del pianoforte e dei carillons. L’autore stesso suggerisce un piano di sovrapposizioni, ma lascia al direttore la libertà di altre scelte avvertendo tuttavia che ‘le combinazioni uguali non saranno mai vicine una all’altra’. E questa impostazione rende evidente che il variare degli impasti non si pone come ‘svolgimento’ di un discorso” (dalle note di programma). L’incontro di un bambino miope con la sua fantasia, capace di trasformare la realtà e di guardarla con stupore sempre nuovo, è l’occasione per questa sorta di rêverie in cui il trentenne Pasquale Corrado parte da una figura musicale, fornita dalle note do e si, per irradiarne tutte le possibili variazioni e ricreare situazioni ogni volta diverse. “La struttura narrativa di Inciso – scrive il compositore - si articola attraverso diversi movimenti e sequenze ritmiche, descrivendo la straordinaria complessità dell’innocenzache, di fronte all’indeterminatezza del mondo, diventa l’unico e più forte elemento de/costruttivo del reale. Poi, man mano che le due note si sovrappongono, l’aspetto sincronico prevale su quello diacronico, e l’aspetto armonico su quello melodico. Fa così comparsa in lontananza un’ambigua e crudele spettatrice: l’Illusione, maschera dell’inconscio, forza logica costruttiva e distruttiva capace di trasformare l’uomo in un essere vulnerabile. Ma anche l’Illusione, di fronte all’incanto del gioco di un bambino, non può fare altro che guardare e pazientemente attendere”. Originalissimo musicista e pensatore, poeta e pittore, Giacinto Scelsi per anni è stato oggetto di culto, ma oggi la sua musica, superando polemiche e misteri, ha ottenuto crescente attenzione grazie al moltiplicarsi delle esecuzioni e ha raggiunto un pubblico assai ampio, dopo che Scorsese ha utilizzato due dei suoi brani più celebri per il suo ultimo film,Shutter Island. Il pezzo in esecuzione, Ohoi – i principi creativi, è un esempio dell’avventura pionieristica iniziata da questo autore nel 1961 con i Quattro pezzi su una nota sola, avventura che farà di Scelsi quel creatore di suoni “venuto dal futuro”, di cui parla Quirino Principe nel saggio introduttivo a Il sogno 101, l’autobiografia di Scelsi ripubblicata lo scorso anno dopo anni di oblio. È “l’atto della ricapitolazione” che sta alla base di Segel (Vele), il brano proposto da Vittorio Zago in una versione rinnovata per la Biennale Musica, un gesto che presuppone “l’attingere a diverse e numerose fonti sparse”, schegge, frammenti di partiture proprie e altrui che Zago assembla e trasfigura in una forma nuova e originale. Così, nella parte finale, “in un fitto ripresentarsi di brandelli (la sezione più centrifuga della partitura, tuttavia la più sorvegliata), irrompe un ultimo tessuto, dato dalla verticalità iniziale del quinto movimento di Sinfonia di Berio (movimento che ‘ricapitola’ i quattro precedenti), e dal compendio dei precedenti. Le epifanie di questo accordo approdano alle intere due prime battute del movimento stesso: quasi ad avviare, al termine del brano, un moto di ricapitolazione appartenente a una creazione altra. Si rivela essere null'altro che un corto circuito di ricapitolazioni, che si sgonfia negli accordi iniziali di Segel; vele sgonfiate e incapaci di destreggiarsi in un mare tempestoso, ricco di insidie (le numerosissime scaglie impazzite); ormai nemmeno più in grado di domandarsi ...chi... ...ha... ...domato... ...cosa...” (V. Zago). Composto nel 2006, a seguito del Brandenburger Symphony Prize che Zago vince quello stesso anno, Segel è presentato sotto una nuova veste espressamente per la Biennale Musica.


