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Trama: dopo una serie di brutali omicidi ai danni di alcune bambine, un poliziotto dai metodi abbastanza spicci decide di prelevare il principale sospettato e costringerlo a rivelare con le cattive il luogo dove sarebbero sepolte le teste delle povere vittime. Nel bel mezzo dell'"interrogatorio" arriva il padre di una delle bambine che, intenzionato ad ottenere risposte con ogni mezzo, tramortisce i due e li porta nello scantinato di una casa isolata...
Ah ma che bel pugno allo stomaco che è questo Big Bad Wolves! E se il tono con cui inizio il post è scanzonato è solo perché la pellicola di Keshales e Papushado è sì drammatica e violenta ma è anche talmente grottesca da ricordare i migliori film dei Coen; partendo da una cosa terribile come il rapimento, lo stupro e la tortura di povere bimbe innocenti (la sequenza iniziale, priva di dialoghi e scandita da un'incalzante colonna sonora è da brividi e serra lo stomaco ma è ancora più angosciante la ripresa della bimba seduta sulla sedia, con la parte superiore del busto volutamente lasciata fuori dall'inquadratura), i due registi e sceneggiatori mettono in piedi un dramma popolato da personaggi ridicoli, caricature di sbirri, vendicatori fai-da-te che si interrompono sul più bello a causa della telefonata della mamma, cagnolini storditi col taser e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo fa ridere? Non proprio, nel senso che scatena quella risata isterica a cui manca tanto così per trasformarsi in un urlo di orrore. Non tanto per quello che viene mostrato ma per quello che viene dato ad intendere e, soprattutto, per la tensione costante che serra alla gola lo spettatore davanti al personaggio di Dror. Dror è un insegnante, sospettato di aver commesso tutti gli atroci delitti che danno inizio alle vicende raccontate. I registi ce lo mostrano subito nelle grinfie di poliziotti violenti, che lo picchiano e lo minacciano, cercando di costringerlo a confessare, poi, una volta liberato, vediamo come le voci abbiano raggiunto gli studenti che lo chiamano pedofilo, la direzione della scuola che lo licenzia, e via così con il poliziotto Micki che lo rapisce per torturarlo e il padre di una ragazzina che vorrebbe fare altrettanto. La storia scorre attraverso gli occhi terrorizzati di Dror e in noi sorge un terribile dubbio ad un certo punto: Ma Dror è davvero un carnefice o è solo vittima? CHI è il lupo cattivo?
La risposta, per quanto orribile, è che siamo tutti lupi cattivi. Davanti ad un delitto orribile come quello descritto in Big Bad Wolves ogni razionalità e legge va a farsi benedire perché, diciamolo, quale padre non godrebbe (temporaneamente, ovvio, ché nemmeno questo riporterebbe indietro i morti...) nell'infliggere all'aguzzino della propria figlia le stesse torture? E quale poliziotto non getterebbe volentieri alle ortiche il distintivo per il solo gusto di fare definitiva giustizia? Per una mente sconvolta dalla rabbia e dal dolore poco importano le continue e reiterate dichiarazioni d'innocenza: il lupo, quando sente l'odore del sangue, non ragiona più e attacca, non importa quali siano le conseguenze. E il lupo, ovviamente, fa branco. Bastano una parola, un sospetto, un'accusa e la vita di una persona innocente (o presunta tale, ma chi può saperlo con certezza?) diventa un inferno da cui è impossibile uscire perché si sa che ne uccide più la lingua che la spada e che l'opinione pubblica è altamente condizionabile. "Sì, lo sappiamo che non sei pedofilo però magari a scuola è meglio se non vieni più" "Sì, lo sappiamo che sei innocente però magari ti insultiamo e picchiamo lo stesso, perché gli altri lo fanno", pensieri e parole che fanno rabbrividire, che portano lo spettatore a porsi dei dubbi e ad avere paura per sé stesso e DI sé stesso, come succedeva anche in Prisoners, benché assai più serio. Qual è la verita? Come si fa a non fare agli altri ciò che non vorremmo venisse fatto a noi? Come si fa a scagionare una persona da un orribile sospetto? Keshales e Papushado ci dicono che purtroppo queste domande non hanno risposta e che comunque è sempre, sempre meglio controllare i nostri istinti e la nostra sete di vendetta, cercare di non perdere mai di vista le cose davvero importanti perché il fato sa essere molto crudele. E purtroppo non guarda in faccia nessuno.
Aharon Keshales e Navot Papushado sono i registi e sceneggiatori della pellicola. Israeliani, insieme hanno diretto anche Rabies e l'episodio F is for Falling di The ABCs of Death 2.
Se Big Bad Wolves vi fosse piaciuto guardate anche il bellissimo Prisoners e Cheap Thrills! ENJOY!
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