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- Scritto da Camilla Maccaferri
- Categoria principale: Le nostre recensioni
- Categoria: Recensioni film in sala
- Pubblicato: 02 Gennaio 2015
Non fa eccezione il pur discontinuo Big Eyes, incredibile ma vera storia della pittrice Margaret Keane (Amy Adams), autrice di una famosa serie di bambini ritratti con occhi enormi, frodata della propria opera dall’istrionico marito Walter (Christoph Waltz), artista fallito, che si prese meriti, onori e gloria al suo posto.
Una vicenda veramente pazzesca, ai limiti del surreale, che Burton, amante dei casi umani e degli occhi giganti, non poteva non sentire sua, ma che realizza contenendo eccessivamente la sua “moltezza” e facendo rimpiangere di non aver osato maggiormente sul fronte del fiabesco.
A fronte di momenti sinceramente riusciti (i confronti tra i coniugi, il delirio visionario di Margaret, l’esplosione di rabbia di Walter, la rappresentazione grottesca della provincia americana e delle Hawaii da sogno), in cui il cineasta sembra mettersi pienamente il gioco, la pellicola è altrove azzoppata dall’eccessiva convenzionalità e, qua e là, da qualche sequenza decisamente stonata o tirata troppo in lungo (il finale nel tribunale, la ridondanza di alcuni passaggi).
Sempre più brava la camaleontica Amy Adams nel ruolo di Margaret, donna fragile, dolce e soggiogata dalla personalità straripante del marito, che riesce addirittura con la sua elegante compostezza a sovrastare il pur notevole Christoph Waltz, eccessivo e a tratti irritante nel suo gigioneggiare, seppur richiesto dal suo personaggio.
L’impressione generica è quella di un film realizzato da Burton in attesa di potersi dedicare a un progetto decisamente più personale (e l’hype per La casa per bambini speciali di Miss Peregrine, atteso per il 2016, sale alle stelle), con buon mestiere, passione per la storia, affetto nei confronti della sfortunata signora Keane, ma poca partecipazione.
Resta comunque una visione divertente, non priva di momenti intensi e drammatici, con un gustoso duetto tra due degli attori più talentuosi al momento in circolazione: un peccato non poter godere della versione originale. L’anima più intrinsecamente burtoniana emerge comunque, oltre che dalla sempre ottima colonna sonora del fido Danny Elfman, dai titoli di testa, che occhieggiano a La fabbrica di cioccolato e Sweeney Todd e renderanno felici i fan.
Voto: 2,5/4