“Gli occhi sono il modo in cui esprimo le mie emozioni, li ho sempre disegnati così. Da piccola un’operazione mi ha lasciata sorda per un periodo e così mi sono ritrovata a fissare con lo sguardo, mi affidavo agli occhi della gente.”
Anni ’50, la giovane Margaret va via di casa con la figlia piccola per fuggire da un marito con il quale non desidera più stare. Si trasferiscono così a San Francisco in cerca di maggiore fortuna e di un lavoro per poter essere autonome. Sono anni in cui le donne difficilmente lavoravano, venivano mantenute dai mariti e presentarsi anche solo ad un semplice colloquio veniva visto in modo strano.
Margaret però era anche una pittrice ed amava dipingere splendide e suggestive bambine dagli occhi grandi ma il più delle volte tristi e malinconici. È grazie alla sua arte che conosce un uomo, un pittore come lui, Walter Keane, che ben presto diventa suo marito.
In tanti saranno ormai a conoscenza della vicenda, cioè del fatto che il marito fosse solamente un ciarlatano che trascorreva il tempo a raccontare menzogne. Tim Burton ha voluto trasporre su pellicola questa storia che parrebbe surreale ma che rispecchia ciò che accadde alla oggi famosissima pittrice Margaret Keane (interpretata dalla brava Amy Adams, vincitrice del Golden Globe 2015 come miglior attrice in un film commedia o musicale).
Il regista statunitense è un collezionista delle sue opere, nel 1990 le commissionò un ritratto della moglie e già da tempo considerava la possibilità di realizzare un film con quei grandi occhi tristi.
Uscito nelle sale italiane il 1° gennaio 2015 “Big Eyes” non ha ottenuto il successo che ci si sarebbe aspettati da un’opera di Tim Burton. Il motivo va probabilmente ricercato nel fatto che risulti molto lontano dal suo stilen, manca forse la magia che abitualmente contraddistingue i suoi film.
Nonostante ciò il film è molto particolare, a colpire sono i colori, a prevalere il blu, e l’atmosfera quasi sognante che riporta all’animo della protagonista vittima della sua ingenuità e paura. E non mancano neppure stavolta le musiche dell’inseparabile Danny Elfman.
Come detto sopra Tim Burton è praticamente assente nella pellicola, a ricordarlo quasi solo i vialetti iniziali in stile “Edward mani di forbice”, gli occhi che ricordano quelli di “Beetlejuice” (del quale, inoltre, sembra vi sia la possibilità di un continuo) e i colori accesi, quasi da cartone animato.
Burton ha comunque il pregio di aver fatto conoscere al mondo la storia di un’artista così amata che ha dovuto affrontare le sue paure e i suoi demoni prima di poter ottenere il meritato successo e la tanto meritata serenità.
Quella di Margaret è la storia del riscatto di una donna che per lungo tempo si sentì oppressa dal marito e da una società maschilista ma che con coraggio e per una serie di eventi fortuiti è riuscita ad ottenere la sua rivincita.
Margaret Keane, nata nel 1927, è ancora oggi viva (risiede a Napa County, in California) e in attività e sicuramente si sarà divertita nel ricordare e rivivere il suo passato.
Tornando agli attori protagonisti, se Amy Adams si è fatta notare per la sua interpretazione sentita, lo stesso non è capitato a Christoph Waltz, alias Walter Keane, un po’ troppo sopra le righe e quasi dozzinale.
Secondo film biografico della sua carriera, dopo “Ed Wood” del 1994, Tim Burton può ritenersi piuttosto soddisfatto, pur con la consapevolezza che il pubblico lo amerà per qualunque lavoro si accingerà a realizzare.
(Big Eyes, USA 2014)
Regia: Tim Burton
Interpreti: Amy Adams, Christoph Waltz, Danny Huston, Krysten Ritter, Jason Schwartzman, Terence Stamp, Jon Polito, Stephanie Bennett, Heather Doerksen.
Durata: 106 min
Written by Rebecca Mais