Big Eyes (USA 2014) Regia: Tim Burton? Sceneggiatura: Scott Alexander, Larry Karaszewski Cast: Amy Adams, Christoph Waltz, Danny Huston, Krysten Ritter, Jason Schwartzman, Terence Stamp, Jon Polito, Guido Forlani, Elisabetta Fantone, James Saito, Dalaney Raye, Madeleine Arthur Genere: falso d'autore Se ti piace guarda anche: Ho sparato a Andy Warhol, Basquiat, Factory Girl, Pollock, La ragazza con l'orecchino di perla
Mi sono sempre piaciute le tette grosse. Questo magari lo potevate già immaginare. Una cosa che credo invece di non aver mai detto è che mi piacciono parecchio anche gli occhi grossi. Chiamatela se volete sindrome da Gatto con gli stivali. Difficile ne rimanga indifferente. Questa è una passione che ho in comune con Tim Burton. Quella per gli occhi grossi, intendo, quella per le tette grosse non lo so. Prendete le sue pellicole d'animazione. In Nightmare Before Christmas, La sposa cadavere così come Frankenweenie incontriamo un sacco di personaggi con gli occhioni. Non stupisce allora che il regista abbia una fissa per la pittrice Margaret Keane, celebre per i suoi ritratti di bambini e soprattutto di bambine con gli occhi enormi.
"Cannibal, se parli male di questo film mi metto a piangere."
Dietro questi quadri, a mio parere stupendi, si nasconde una storia misteriosa e parecchio affascinante, che meritava di essere raccontata. Per farlo, chi allora meglio proprio di Tim Burton, che dall'immaginario visivo di Margaret Keane ha preso ispirazione per alcuni suoi lavori? Una scelta che sulla carta sembrava perfetta, stessa impressione avuta anche alla vigilia di Alice in Wonderland, peccato che i risultati in quel caso siano stati “leggermente” inferiori alle aspettative. Com'è andata invece con Big Eyes? Prima di vedere il film, ho sentito il parere di molti che si lamentavano di come questo non sembrasse per niente un film di Tim Burton. Persino la sua compagna Helena Bonham Carter deve aver avuto una reazione simile. Probabilmente gli ha detto: “Non hai fatto un film burtoniano, non te la do' più!” e così tra i due la storia è finita. Io mi sono chiesto come fosse possibile. Uno dei registi dallo stile più immediatamente riconoscibile che annulla se stesso? Sono andato a verificare e quello che dicevano in molti non era vero. Big Eyes non è che non sembra un film di Tim Burton. Big Eyes non è un film di Tim Burton, punto. Una volta detto ciò, dico anche che Tim Burton è un genio. È un fottuto genio. Perché?
ATTENZIONE SPOILER Big Eyes racconta di come i quadri dei bambini con gli occhioni firmati da Walter Keane sono diventati clamorosamente popolari all'inizio degli anni Sessanta. Ho detto Walter Keane? Esatto. Margaret Keane dipingeva questi ritratti all'insaputa di tutti e il marito li vendeva a suo nome, di comune accordo (insomma, più o meno) con lei. Tim Burton è un genio perché secondo me ha fatto la stessa cosa. Ha fatto girare la pellicola a un mestierante qualunque e poi ha firmato il film come se fosse suo. In questo modo è stato spaparanzato comodo sul divano di casa per tutto il tempo delle riprese e senza fare nulla ha intascato l'assegno, probabilmente lauto, della produzione. Magari pensava di farla franca. Magari non immaginava di essere smascherato, però in Big Eyes dello stile di Tim Burton non c'è davvero nulla. Io i suoi film li ho visti tutti, escluso il primo Pee-wee's Big Adventure, e qui dentro non ho trovato traccia né dell'uomo che ha realizzato filmoni come Edward mani di forbice e Big Fish, ma nemmeno di quello che ha realizzato una schifezzona come Alice in Wonderland. Non è solo per il fatto che non è un film dark. Non è solo perchè è troppo luminoso e colorato. Anche Big Fish lo era. Qui non c'è traccia alcuna del suo modo di filmare. Non ci sono i suoi attori feticcio. Sì, c'è il suo abituale collaboratore Danny Elfman, ma le musiche non sembrano manco composte da Elfman. Non c'è il suo umorismo nero. Non c'è manco il gusto kitsch che contraddistingueva alcuni dei suoi lavori più discutibili. Non solo non ci sono le sue solite atmosfere gotiche, ma manca proprio il suo stile nelle riprese. Prendiamo l'unica scena un po' dark del film, quella nella parte finale in cui Walter Keane dà fuoco alla casa e Margaret scappa via con la figlia. Nell'uso delle ombre siamo lontani dallo stile da cinema espressionista tedesco adottato in precedenza da Tim Burton, come anche nel recente riuscito Frankenweenie. Va bene cambiare, va bene provare cose differenti, va bene volersi allontanare in maniera anche radicale dal proprio stile, però qui sembra esserci proprio la mano di un'altra persona. L'unica cosa di Tim Burton che c'è di Big Eyes è la firma sui titoli di testa e di coda. FINE SPOILER
Qual è allora il vero autore fantasma che ha girato Big Eyes? Eccolo svelato in esclusiva da Pensieri Cannibali!
Una volta appurato che questo non è un film di Tim Burton, come film e basta com'è? Mediocre. Non brutto, quanto anonimo. La mancanza di un'impronta stilistica dietro, che sia di Tim Burton o di Neri Parenti o di chicchessia, si fa sentire e questa appare come una pellicola biografica di stampo televisivo buona per un passaggio pomeridiano su Canale 5. Un modo valido per andare a scoprire la vicenda che si nasconde dietro ai quadri con gli occhioni, senza però che alcuna tematica venga affrontata in maniera particolare. Il maschilismo dell'epoca viene accennato in maniera superficiale e pure la tematica sulla carta molto interessante dell'appropriazione del lavoro artistico di un'altra persona viene ritratta senza un grosso approfondimento. Il personaggio di Walter Keane interpretato da Christoph Waltz poteva in tal senso essere uno dei più perfidi villain nella Storia del Cinema. Per quanto mi riguarda, ci sono infatti ben poche cose peggiori e più meschine al mondo di chi ruba il merito di un'opera a qualcun altro, invece il personaggio si risolve in una semplice macchietta. Un uomo sì disgustoso e fastidioso, privo però della sfaccettatura di altri characters burtoniani, a ulteriore riprova che questo NON è assolutamente un film del regista più emo-gothic-dark di tutti i tempi. Una riprova anche del fatto che Quentin Tarantino è un Dio nel dirigere gli attori, visto che Christoph Waltz pare mostruoso quando lavora con lui, parecchio meno con altri.
Prendiamo poi Krysten Ritter. Con quel suo fascino da darkona chic è il prototipo della bellezza burtoniana e potrebbe diventare la nuova Winona Ryder. Eppure qui viene utilizzata in un ruolo del tutto inconsistente. Il vero Tim Burton non avrebbe mai consentito uno spreco del genere.
Infine Amy Adams. A inizio carriera non mi convinceva del tutto, poi mi ha conquistato sempre più ruolo dopo ruolo, soprattutto nell'ultima annata con le sue parti in American Hustle e Lei. Una escalation continua, che sarebbe dovuta culminare in questo biopic per cui si è portata a casa il Golden Globe come miglior attrice protagonista in un film comedy/musical. Ero già pronto a esaltarla, a innamorarmi follemente di lei, a gridare allo scandalo perché è stata ingiustamente ignorata dalle nomination agli Oscar, a entrare in totale empatia con il suo personaggio e invece... Niente. La sua interpretazione è valida ed è di gran lunga la cosa più notevole dell'intera pellicola, considerando anche come l'annunciata presenza della canzone “Big Eyes” di Lana Del Rey venga sfruttata brevemente in una scena già bruciata dal trailer. Solo che la sua non è una performance da Oscar e manco da nomination. È solo una interpretazione medio-buona che non è riuscita ad arrivare al mio cuore. Gli occhi sono lo specchio dell'anima, lo dice anche lei all'interno del film. Solo che io dentro agli occhioni di Amy Adams non sono riuscito a scorgere l'anima di Margaret Keane. E di sicuro nemmeno quella del presunto autore di questo falso d'autore, Tim Burton.