Devo darmi una mossa: ho ancora due o tre film da recensire e si avvicina la fine dell’anno e con essa, finalmente, le classifiche di belli e brutti del 2014. La fine dell’anno, comunque, è anche il periodo in cui escono la maggior parte delle cagate filmiche annuali e se guardiamo i tabelloni dei multisala possiamo vederne parecchi esempi: Ma tu di che segno sei?, Il ricco, il povero e il maggiordomo o Un Natale stupefacente. Tre titoli ai quali a breve si aggiungerà Si accettano miracoli, del partenopeo Alessandro Siani, il cui trailer ci ricorda che c’è ancora gente che ride solo perché la gente parla in napoletano nei film e la cosa è abbastanza imbarazzante. Insomma, di merda nei cinema in questo periodo ce n’è tantissima, ma fortunatamente anche qualcosa di bello. Come ogni anno, infatti, in questo periodo anche la Disney rilascia il suo solito film animato. L’anno scorso è toccato a Frozen, mentre quest’anno è stata la volta di Big Hero 6.
Protagonista del film è il giovane genio della robotica Hiro Hamada (Hiro Takachiho nel fumetto), che perde tragicamente il fratello Tadashi (nel fumetto era il padre a morire) e decide di trovare il responsabile della sua morte con l’aiuto del robot Baymax, programmato come assistente sanitario ed educato al “supereroismo” da Hiro stesso. Alla coppia si aggiungono anche gli amici di Tadashi, potenziati con i gadget costruiti da Hiro a partire dalle ricerche del gruppo. Nascono così i Big Hero 6, decisi a scoprire chi si nasconde dietro il malvagio uomo con la maschera Kabuki che imperversa per la città.
Come accade sempre per i film della Disney, anche stavolta non mancano il divertimento, l’azione e i buoni sentimenti, anche se per fortuna questa volta si è deciso di escludere dal messaggione finale il concetto di amore romantico, sempre presente nei film Disney. Big Hero 6, comunque, pur non essendo un capolavoro dell’animazione, rimane una pellicola piuttosto godibile e divertente, pensata principalmente per un pubblico molto, molto giovane, purtroppo, ma che riesce a piacere abbastanza anche ai più adulti. Benché il protagonista sia Hiro, inoltre, è indubbio che tutta l’attenzione viene catapultata massicciamente sul gommoso robot bianco che dovrebbe fare da spalla, ma che in men che non si dica diventa – insieme a Groot – una delle mascotte dell’anno cinematografico. Impacciato, simpatico, buono e coccoloso, ma che quando si mette l’armatura diventa un’inarrestabile supereroe…gli manca qualcosa? Particolare anche la scelta dell’ambientazione: nel fumetto tutto si svolge in Giappone, ma gli Americani, si sà, sono piuttosto nazionalisti per qualsiasi cosa. Ed ecco che gli sceneggiatori decidono bene di creare un mondo dove America e Giappone sono fusi – io l’ho chiamata Americone – e l’azione si svolge tutta nella città di San Fransokio, che presenta le classiche strade in supersalita di San Francisco unite alle costruzioni tipiche del Giappone.Per concludere: il film è abbastanza divertente, ma è anche abbastanza lontano da quelli che sono gli standard di pucciosità della Disney. Un’operazione riuscita a metà, che magari potrebbe dare buoni frutta se studiata meglio…dopotutto alla Marvel i gruppi o gli eroi di serie C che non sono riusciti a sfondare non mancano di certo, quindi da roba da depredare ce n’è abbastanza.