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Bighellonando con i film di kathryn bigelow

Creato il 10 febbraio 2013 da Cannibal Kid
Condividi BIGHELLONANDO CON I FILM DI KATHRYN BIGELOW Nuovo appuntamento della rubrica cannibale sui grandi registi e sulle loro grandi carriere. Abbiamo già visto Quentin Tarantino, quindi Steven Spielberg e poi è stata la volta di Tim Burton. Oggi è il turno di una presenza femminile: Kathryn Bigelow, la mia regista donna preferita insieme a Sofia Coppola. Se però la Coppola Jr. ha uno stile immediatamente riconoscibile e delle tematiche ricorrenti in tutti i suoi film, lo stile della magnifica 61enne Kathryn Bigelow è più difficile da identificare, ci vorrebbe una Jessica Chastain per scovarlo. Il suo percorso cinematografico è parecchio schizofrenico e variegato. Tra i non troppi punti di contatto che possiamo intravedere tra le sue pellicole c’è paradossalmente una dose notevole di… mascolinità. La Bigelow è uno dei directors con più palle a Hollywood. Sia che si dedichi all’action o a film più quieti, ci mette sempre una dose di cattiveria e di ribellione sconosciuta a molti colleghi maschietti. Per utilizzare un sottotitolo italiano di quelli solitamente inutili dato a una delle sue pellicole più famose, Point Break, i suoi film rappresentano spesso un punto di rottura. Lo si può vedere nel motociclista ribelle di The Loveless, nella pellicola sui vampiri parecchio lontana dalle solite pellicole sui vampiri Il buio si avvicina, nel poliziesco virato al femminile Blue Steel, nella voglia di sfidare i limiti a qualunque costo del Patrick Swayze di Point Break, nello strano futuro immaginato in Strange Days, nel mystery sui generis Il mistero dell’acqua, nei russi americanizzati di K-19, o nell’epica anti-americana delle ultime battaglie americane, dall’Iraq di The Hurt Locker alla guerra al terrore di Zero Dark Thirty. In tutti i suoi film, anche quelli meno riusciti, c’è sempre uno scarto rispetto alla norma, al prevedibile. C’è coraggio. Ma vediamoli un po’ più nel dettaglio, in questa rapida bighellonata con i film della regista.
The Loveless (1982) di Kathryn Bigelow, Monty Montgomery Esordio pieno di fascino della Bigelow, accompagnata per questo debutto in società dal co-pilota Monty Montgomery. Un vero e proprio trampolino di lancio per lei, destinata negli anni a diventare una delle donne più potenti di Hollywood, meno per lui, visto che questa rimarrà la sua unica regia. The Loveless è un omaggio agli anni ’50, al rockabilly, alla cultura dei motociclisti. Una pellicola estremamente retrò le cui musiche e atmosfere credo siano piaciute parecchio a David Lynch. Il film è stato il trampolino di lancio non solo per la regista, ma anche per il protagonista Willem Dafoe. The Loveless ha rappresentato il vero e proprio esordio per lui e per il suo folle ghigno. Peccato per la sceneggiatura parecchio esilina, che impedisce al film di essere davvero travolgente, però si intravede già la particolarità e la stranezza del cinema della Bigelow. The Loveless è infatti la storia di un gruppo di motociclisti diretti a Daytona per una gara che nel tragitto si fermano in una minuscola cittadina in mezzo al nulla. Uno ci si potrebbe aspettare il loro arrivo a Daytona, ci si potrebbe attendere una gara finale, e invece… (voto 6,5/10)

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"Mmm... se ordino una Coca Light dite che perdo la mia aura da bel tenebroso?"


Il buio si avvicina (1987) Il buio si avvicina, la grandezza anche. Il primo film tutto in proprio della non ancora big Bigelow è un’altra opera molto affascinante, più per le atmosfere che per una trama pure in questo caso piuttosto esile. La cosa migliore del film è il suo affrontare una vicenda di vampiri in maniera del tutto differente da come siamo abituati oggi. Anche qui c’è dietro a tutto una storia d’amore, però niente triangoli, niente licantropi, niente Twilightate clamorose. Il buio si avvina è un gioiellino, per qualcuno anche un piccolo cult, che probabilmente avrebbe giovato di un protagonista più efficace. Adrian Pasdar, futuro Nathan Petrelli di Heroes, non è proprio il massimo. A compensare ci sono la controparte femminile, una Jenny Wright poi scomparsa nel nulla, ma che qui appariva come una Dianna Agron in versione vampiresca, e il bad boy Bill Pullman, da cui Ian Somerhalder avrebbe preso parecchio nella futura serie tv The Vampire Diaries. Un po’ troppo scarna la sceneggiatura, come detto, ma si intravedono comunque lampi di grande cinema. Canzone cult: George Strait “The Cowboy Rides Away” (voto 7,5/10)

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Ian Somerhalder di The Vampire Diaries?
No.

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Dianna Argon di Glee?
Nemmeno.

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Adrian Pasdar di Heroes?
Oh, almeno questo l'ho azzeccato!


Blue Steel - Bersaglio mortale (1989) Thrillerino senza infamia e senza lode. La Bigelow dirige con buon occhio, punta sui giochi di luce, cerca di alzare il livello di tensione dando alla pellicola un buon ritmo, però è la vicenda a non coinvolgere più di tanto. A non funzionare è soprattutto il cattivone, interpretato dall'ormai defunto Ron Silver, uno yuppie maniaco che non ha lo spessore del Patrick Bateman di American Psycho. Spessore, o mancanza di spessore se preferite, considerando che il Bateman è il re dei superficialoni. Jamie Lee Curtis in versione poliziotta se la deve vedere con con questo psycho di serie B in un thriller molto 80s, con tanto di scenona di sesso hyper patinato alla Top Gun/9 settimane e ½ incorporata. Un film comunque importante nella carriera di Kathryn Bigelow, di svolta, che qui per l’ultima volta è alle prese anche con la sceneggiatura. Dopo questa pellicola, Kathryn si concentrerà unicamente su ciò che le riesce meglio, ovvero la regia, affidandosi ad altri per la scrittura. E, come vedremo, i risultati saranno di gran lunga superiori… (voto 6/10)
P.S. Blue Steel diventerà il nome di una nota espressione del modello Zoolander.

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"Giuro che la Blue Steel di Zoolander non ha niente a che fare con il mio film!"


Point Break - Punto di rottura (1991) Kathryn Bigelow diventa una Big. Non di Sanremo. Di Hollywood. Scusate se è poco. Il punto di rottura tra i suoi pur apprezzabili lavori precedenti e la grandezza delle sue ultime produzioni arriva a inizio anni ’90, con un film che segna il passaggio da un certo cinema action tamarro tipicamente 80s a qualcosa di più. Di più profondo, di più introspettivo, come si può notare nell’ottima caratterizzazione dei due protagonisti. Curioso che uno dei migliori buddy movie, ovvero i film sull’amicizia maschile, di sempre ce l’abbia regalato una donna. Point Break è anche il prototipo nonché l’esempio a oggi più alto della pellicola sul poliziotto infilitrato. Modello poi ampiamente scopiazzato, vedi Fast & Furious. In più, Point Break è anche un film stupendo sul surf e sulla voglia di libertà. E poi ci sono le rapine con le maschere dei Presidenti americani addosso, alcune scene d'azione cui altri registi si sarebbero ispirati (vero Christopher Nolan?), Keanu Reeves che diventa l’idolo delle teenagers, un Patrick Swayze che surfeggia nella leggenda… Quante cose, in quello che a qualcuno potrebbe sembrare solo un semplice action movie. Ma mai fermarsi alle apparenze. (voto 9/10)

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"Ricordati Keanu che tu sarai sempre l'Eletto. Nessuno può metterti in un angolo."
"Non ho la più pallida idea di quello che stai dicendo, ma credo che un giorno capirò."


Strange Days (1995) Un film incredibile, in grado di far sembrare persino Ralph Fiennes un attore della Madonna. Un film in grado persino di far sembrare una sceneggiatura firmata da James Cameron una figata pazzesca. Sì, l'ho detto. Juliette Lewis rockeggia e incanta cantando PJ Harvey. Le tensioni razziali e il gangsta rap delle battaglie tra 2Pac e Notorious si fondono in una sinfonia rap futuristica immersa in un’atmosfera da fine del mondo, più che da fine del millennio. Il tutto accompagnato da sex, cyber-sex, drugs and rock'n'roll, da un’inquietante serial killer a piede libero e dagli anni ’90 che 3, 2, 1… diventano gli Anni Zero. Strani giorni, viviamo strani giorni. Ieri come oggi. (voto 9,5/10)

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"E' inutile che insisti, Voldemort. Finché non sconfiggi
quel pistolino di Harry Potter non te la smollo, intesi?"


Il mistero dell’acqua (2000) Dopo la doppietta clamorosa siglata con Point Break e Strange Days, due dei film che più hanno segnato gli anni ’90, la Bigelow realizza un’opera più intima, meno spettacolare, parecchio distante da tutto quello che ha realizzato prima. Il mistero dell'acqua ha comunque una caratteristica comune a tutto il suo cinema: riuscire a creare un’atmosfera. Il film è giocato tutto su questo. Sull’atmosfera, sulle suggestioni, sulle sensazioni. (sì, mi sono drogato) Due storie si intrecciano e fanno all’amore. Una nel presente, una nell’Ottocento. Due storie distanti e che pure creano un legame unico, creando una tensione sottile e costante. Un film piccolo e poco conosciuto, considerato un’opera minore nella carriera della Bigelow, e invece è una sorpresa. Neanche tanto piccola. (voto 7,5/10)

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"Qual è il mistero dell'acqua? E che no so.
Io a mala pena riesco a vincere una partita a Ruzzle..."


K-19 (2002) Il film più tradizionale e noioso dell’ottima carriera della Bigelow. Una vicenda ambientata perlopiù su un sottomarino ai tempi della Guerra Fredda. A parte i più interessati all’argomento, una storia di davvero scarso appeal. Eppure la regia della Kathryn è  valida e, persino nella sua pellicola più canonica, c’è un elemento non troppo consueto. Quella che sembra una tipica americanata, qui ha per protagonisti dei russi. Peccato che gli attori scelti non siano troppo credibili per la parte: Harrison Ford è il simbolo del cinema a stelle e strisce e  l’irlandese Liam Neeson, per carità, quello è già poco credibile nei panni dell’irlandese, figuriamoci quando deve fare il russo. Un film per quanto mi riguarda ben poco appassionante, non credo di averne mai completato la visione. (s.v.)

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"Hey, Harrison, dici che il mistero dell'acqua siamo io e te nella parte di due russi?"


The Hurt Locker (2008) Boom. Questo film è una bomba. Questo film va dritto in vena anche a chi come me non impazzisce per le pellicole belliche. Kathryn Bigelow è capace di scaraventarti sul campo da guerra come pochi altri, ti fa saltare per aria, non ti lascia sicurezze, non racconta di vincitori o perdenti, non esalta gli IU ES EI! IU ES EI!, bensì ci racconta di una dipendenza. Dopo i drogati di adrenalina di Point Break, i drogati di guerra. Una dipendenza da cui gli uomini non riescono a uscire. Ci voleva una donna per farcelo notare. Nota a parte. Oltre ad aver apprezzato la pellicola di per sé, la adoro ancora di più perché agli Oscar 2010 ha schiacciato il favorito, il teribbile Avatar del suo ex marito James Cameron, portando a casa 6 statuette 6 tra cui quella per il miglior film. Beccatevi questa bomba, puffi blu in 3D! (voto 8,5/10)

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"Mi spiace, Evangeline, devo tornare in guerra."
"E che mi frega, a me. Io tanto devo tornare sull'isola!"


Zero Dark Thirty Presto la recensione. (voto ?/10)

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