Bike + economics = bikenomics

Creato il 22 maggio 2012 da Theanonymato

Bikenomics è un termine coniato in America che deriva dalla fusione delle parole bike, bicicletta ed economics. Questo per due ragioni principali: in primo luogo usare di più la bici significa risparmiare aumentando di conseguenza il reddito disponibile. In secondo luogo, muoversi in bici nel proprio quartiere / città e non usare l’automobile per fare acquisti, magari a decine di chilometri di distanza, ci costringe a scoprire meglio e privilegiare l’offerta più vicino a casa nostra.

Insomma, bicicletta vuole dire più soldi che restano nella comunità: partendo dalle realtà più immediate come il fatto che l’utilizzo della bicicletta per recarsi al lavoro aiuta a migliorare la forma psico-fisica di chi la utilizza e di conseguenza il datore di lavoro vedrà più profitti o che lasciando l’auto in garage, e girando la città pedalando, i negozi della città risulterebbero essere un’attrattiva maggiore, senza più l’annosa ricerca di un parcheggio o la possibilità di accedere a zone chiuse al traffico nei centri storici. La comunità, inoltre, vedrebbe destinarsi più soldi dato che i cittadini non impegnerebbero più grosse somme per la benzina, le assicurazioni e per l’acquisto dell’auto.

Per far sì che questo avvenga è dunque necessario mettere a disposizione i giusti strumenti: il Comune di Milano, ad esempio, propone Bike Mi, cioè un servizio di bike-sharing semplice, comodo e valido ecologicamente parlando. Si tratta di offrire un mezzo di trasporto vero e proprio da alternare a quelli tradizionali come tram e metropolitane, è pratico specialmente perché le postazioni Bike Mi sono collocate nelle zone più strategiche di Milano. Per al massimo due ore è possibile effettuare brevi spostamenti, restituendo il mezzo alla postazione più vicina.

Dunque il territorio deve essere predisposto a tale scopo attraverso piste ciclabili, segnaletica opportuna, parcheggi sicuri…

Non meno importante è il cosiddetto cicloturismo, un fenomeno che si sta affermando sempre di più e da cui deriva un indotto economico in continuo aumento (si pensi che in uno stato medio-grosso degli USA, il Wisconsin, uno studio parla di una bike economy, di un impatto economico, turistico in primis, che da solo vale 1,5 miliardi su base annua per lo Stato), a cui bisogna però affiancare strumenti come l’intermodalità, cioè la possibilità di trasportare le due ruote anche sui treni, traghetti, metro, ma anche strutture in grado di ospitare chi con la bici si muove, come i Bed & Bike tedeschi io gli Albergamici italiani.

Qualche numero…

Mantenere una vettura costa oggi in media 3.278 euro l’anno. Nel dettaglio si spendono per l’auto circa 1530 euro per il carburante, 715 euro di assicurazione, 218 euro per garage e parcheggi e 118 euro per il bollo e la manutenzione ordinaria.

A raccontare lo stato della mobilità in Italia è il XIX rapporto ACI-Censis. Il tasso più elevato di abbandono dell’auto si registra fra i giovani fra i 18 e i 29 anni che ricorrono sempre di più ad autobus e alle due ruote. Cresce la percentuale di chi sceglie la bicicletta (18,3%) o l’andare a piedi (42,4% rispetto al 35,5% del 2010)e sono soprattutto le persone con più di 45 anni a preferire la bici.

L’auto resta comunque il mezzo privilegiato per l’83,9% degli spostamenti.

I giovani italiani però pare abbiano deciso di rinunciare all’auto secondo un’altra ricerca elaborata dal Centro Studi Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere presenti in Italia. Sono in calo gli acquisti di automobili da parte dei giovani tra i 18 e i 29 anni (da 30 autovetture per 1.000 giovani nel 2005 a 23 del 2010 informa l’Istat). La quota di mercato delle immatricolazioni attribuibili ai giovani tra i 18 e i 29 anni è passata dal 13,8% del 2005 all’11,9% del 2010, per scendere al 10,7% nella prima metà del 2011. Un trend in discesa di anno in anno per il possesso di auto evidenziato anche dal rapporto ACI-Censis.


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