Ci sarà un incintro con il Prefetto di Alessandria, Francesco Castaldo, per discutere dei bilanci 2009 e 2010 del Comune di Alessandria. Ieri sera il sindaco Fabbio e l’assessore Vandone hanno voluto spiegare meglio il loro punto di vista, dopo che si era sparsa la voce di un possibile commissariamento dell’amministrazione locale, a seguito di presunte irregolarità nei bilanci. L’ipotesi, ha precisato il sindaco, è comunque lontana, ma spetta al responsabile territoriale del Governo (il Prefetto), nominare un commissario “ad acta”, nel caso in cui Palazzo Rosso non apportasse le modifiche tali da soddisfare la Corte dei Conti. Ma Fabbio è pronto a difendere i calcoli degli anni passati, cercando di convincere i magistrati della bontà dei calcoli. Infatti, nonostante si parli di numeri, entrate ed uscite e matematica che fin dalle elementari ci insegnano che non è un’opinione, la finanza di un’amministrazione pubblica può essere interpretata.
E proprio sulla base di queste diversi punti di vista (del Comune e della magistratura contabile) che si sono rincorse le voci più catastrofiste, alimentate dall’ardore di una campagna elettorale sempre più presente. Il centrosinistra, infatti, gongola: “La sentenza della Corte dei Conti dice in maniera inequivocabile che le nostre valutazioni circa l’inattendibilità dei dati di bilancio presentati dalla Giunta Fabbio, e approvato dalla maggioranza consiliare nonostante il parere negativo dei revisori, erano fondate”. Lo scrive Daniele Borioli, segretario provinciale PD, commentando il “bilancio inattendibile” del Comune di Alessandria. Corrado Parise, candidato alle primarie, ricorda invece di essere stato querelato per diffamazione, dopo aver messo in discussione la regolarità di alcune importanti operazioni contabili del Comune: “Chiedo che il Prefetto valuti seriamente l’ipotesi del commissariamento: questi amministratori vanno fermati”, tuona Parise.
Il sindaco ha comunque precisato che i bilanci in questione possono essere rivisti nelle parti “discutibili” senza stravolgere tutto il senso politico-amministrativo dell’intero documento. Come per dire alla Corte dei Conti, se proprio non vi convinciamo sulla nostra idea di bilancio (Vandone ha spiegato che i revisori avrebbero considerato le entrate previste e non quelle effettivamente accertate, trovando incongruenze con le minori spese effettive), per evitare il peggio, si può cercare di venirsi incontro.
