Bilbolbul, il fumetto italiano nell’epoca coloniale

Da Paolominucci @paolo_minucci

Se proprio si vuol giocare a riavvolgere il lungo nastro della storia del fumetto italiano allora bisogna necessariamente partire dal principio del secolo scorso, quando l’Italia era ancora monarchica, le tragedie fasciste erano sì un puntino riconoscibile, ma ancora lontano all’orizzonte e un terribile terremoto stava per sconvolgere Messina e Reggio Calabria.

Era il 1908 quando vide la luce il celebre Corriere dei Piccoli, che avrebbe accompagnato sogni e fantasie dei bambini per circa un secolo. E su questa piccola ma strepitosa pubblicazione capace di accogliere tra le sue firme i migliori autori del fumetto, fece la sua comparsa un personaggio buffo, con la testa perennemente tra le nuvole e metafora vivente di sé stesso. Il suo nome era Bilbolbul, e il suo disegnatore si chiamava Attilio Mussino, divenuto poi famoso, tre anni più tardi, per aver illustrato l’edizione del 1911 delle Avventure di Pinocchio.

Bilbolbul è un bambino nero che vive nell’Africa coloniale rappresentata con tutti gli stereotipi negativi del momento: primitiva, ingenua e… da conquistare. Ma muovendosi in un mondo immaginario con avventure sempre al limite del reale, ha il pregio di riuscire a separarsi dalla visione retrograda che gli impone la cultura colonialista. La oltrepassa continuamente e infischiandosi del contesto in cui è relegato si abbandona a situazioni paradossali ed incredibili.

La caratteristica principale di questo divertente ragazzino, è che incarna in maniera letterale qualsiasi metafora venga proposta dalle didascalie (non ci sono ancora le nuvolette nei fumetti).

Se Bilbolbul “tocca il cielo con un dito” per la felicità, allora la sua mano si allungherà sino ai confini dell’atmosfera; se “mette le ali ai piedi” e scappa via, si trasformerà in un piccolo Mercurio. Allo stesso modo “farsi in quattro” per gli altri, vorrà dire dividersi in altrettanti pezzettini, che la madre o i parenti, ricomporranno poi con pazienza in più di un’occasione.

Bilbolbul è più di un personaggio dei fumetti, è un simbolo del potere della fantasia, sopra tutto e tutti, anche in un’epoca storica rigida come quella coloniale. Il razzismo di cui è impregnata questa cultura, grazie alle sue avventure sembra farsi da parte o almeno prendersi una pausa, e offrire sprazzi di puro divertimento a colpi di matita e immaginazione.

Il gran merito della riuscita del personaggio è senza dubbio di Attilio Mussino, che oltre alla sua abilità di fumettista, abbina la sua esperienza di pittore alla tecnica. Le tavole che rappresentano Bilbolbul hanno infatti il pregio di elevarsi dalla quotidianità e consegnarsi alla storia del genere, proprio come accade con degli eccellenti quadri.

Il fatto di essere considerato il padre dei fumetti italiani e il valore dell’impatto sociale delle avventure di Bilbolbul, hanno portato uno dei più importanti festival di fumetto d’autore ad assumere il suo nome. Ogni anno, dal 2007, Bologna celebra infatti il Festival Internazionale del Fumetto – Bilbolbul. Un modo eccellente di tenere viva la memoria di un personaggio storico, certo, dal punto di vista anagrafico, ma soprattutto in grado di raccontare i segni di un’epoca che oggi, dopo oltre cento anni, è bene non dimenticare.

[Articolo scritto per Plain Ink]


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