Inizia con una ventina di pagine a colori la nuova serie di Naoki Urasawa, con un breve episodio di una detective story con protagonista un pipistrello investigatore privato e altri animali antropomorfi. Presto scopriamo che quello è il fumetto realizzato dal vero protagonista del manga, Kevin Yamagata, un giovane giapponese che vive nell’America del dopoguerra e che con quella serie a fumetti di nome Billy Bat, ha riscosso successo.
Con una soluzione narrativa piuttosto forzata e affrettata – insolita per l’autore e unica nel volume – Kevin scopre che il suo pipistrello ha un omologo in Giappone, anch’esso protagonista di un manga. Intenzionato a scoprire quale personaggio sia nato prima e se lui si sia accidentalmente ispirato a esso, Kevin decide quindi di recarsi immediatamente nel proprio paese d’origine, in quel momento appena uscito sconfitto dalla guerra e sotto l’occupazione statunitense.
Da qui ha inizio una frenetica ricerca che vede il nostro ben presto invischiato in trame oscure al limite della cospirazione, mentre scopre che un pipistrello disegnato in modo assai simile al suo Billy Bat esiste davvero, non solo in un manga, ma addirittura in misteriosi e introvabili testi antichi.
Urasawa costruisce i primi episodi della serie con ottime premesse che ricordano sin da subito gli ambiziosi intrecci di 20th Century Boys e gli elementi di mistery sapientemente orchestrati in Monster. L’autore riesce soprattutto ad arricchire la storia di numerose tematiche che si propongono di correre di pari passo all’azione. Nelle prime pagine, Kevin Yamagata appare come la controparte giapponese dei protagonisti del Kavalier & Clay di Micheal Chabon, il romanzo col quale il premio Pulizer americano racconta l’affermazione del popolo ebraico in America nel ventesimo secolo realizzata grazie anche al fumetto. Yamagata rappresenta allo stesso modo dei due Kavalier e Clay di Chabon l’idea del sogno e della determinazione di un popolo all’interno di una nazione ricca di prospettive.
Non può che venir in mente I tre Adolf di Osamu Tezuka, autore che per Urasawa rappresenta una continua fonte di debito e rimando – qui lo cita in merito al suo celebre primo manga: Shintakarajima (La nuova isola del tesoro).
Quando in Yamagata cresce l’ossessione per il personaggio di Billy Bat, e quando esso comincia a mostrarsi come entità che sembra quasi vivere di vita propria nella realtà e nell’immaginazione collettiva, in alcuni lettori occidentali non potrà che venire in mente il grande autore underground americano Kim Deitch. Nella vasta produzione di Deitch, l’ossessione per il personaggio del gatto maligno che popola i sogni e le tavole dell’autore oltre all’immaginario cartoonesco e collettivo è un vero e proprio leitmotiv che rasenta quasi la teoria mistica, proprio come nelle pagine di Billy Bat.
Dopo Pluto, un’opera per forza di cose meno personale per Urasawa – in quanto rivisitazione espansa di un episodio di Astro Boy -, con Billy Bat l’autore sembra porre fin da subito le premesse per una serie ambiziosa e adulta che non farà rimpiangere le sue prove migliori.
L’edizione italiana di GP Publishing infine è ottima, anche al di sopra della buona cura editoriale e grafica della loro linea manga. Oltretutto, l’autore che GP pare aver “rubato” a Panini potrebbe indicare un interesse dell’editore per la produzione di serie rivolte a un pubblico maturo (quasi in contemporanea esce per lo ro anche Tsutomu Takahashi), oltre al loro ampio parco di testate giovanili spesso di dubbio interesse e originalità.
Abbiamo parlato di:
Billy Bat
Naoki Urasawa
Traduzione di Manuela Capriati
GP Publishing, 2011
200 pagine, brossurato, bianco e enero e colore – 7,50€
Riferimenti:
GP Publishing: www.gppublishing.it