«Vivace, affettuosa, regalava grandi sorrisi, ci ha dato molta felicità », così la ricordano i genitori affidatari della comunità Papa Giovanni XXIII, nel padovano, l’associazione fondata da don Oreste Benzi. Era sopravvissuta all’ospedale di Padova a un parto prematuro indotto a 22 settimane, utilizzato come tecnica abortiva. I genitori naturali l’avevano rifiutata perché l’ecografia mostrava che era senza bulbi oculari. Ma la piccola ha continuato a vivere e arrivata a un mese di vita fu presa in carico dal reparto padovano di neonatologia che si è battuto per dare alla bimba la possibilità di vivere e di avere una famiglia. In seguito venne fu affidata alla Comunità Papa Giovanni XXIII e accolta da una casa famiglia dove è stata cresciuta amata, accolta e accudita, giorno e notte, per cinque anni.
I responsabili della Comunità cattolica fanno sapere che «è profondo il dolore per la perdita di Mariangela. Resta il ricordo dolce di questi anni vissuti insieme e delle molte gioie che la piccola, con i suoi sorrisi, sapeva regalarci. La piccina ha potuto comunque assaporare la gioia di amare ed essere amata per ciò che era».
Un’altra bambina morta perché si sono voluti rispettare i (presunti) diritti della donna. Un’assurdità, così come spiega davanti al Parlamento australiano Gianna Jessen, la sopravvissuta all’aborto più famosa del mondo. Qui sotto il video con traduzione.