Dai nostri inviati speciali.
C’è un nuovo Bimbo Bello appena nato: è L’estate di Giacomo, presentato in anteprima all’arena del Nuovo Sacher domenica sera. Il film è uscito di recente anche in Francia, dove ha avuto una buona accoglienza di critica e pubblico. Inoltre ha fatto incetta di premi: ad esempio ha vinto il Festival di Locarno. Un altro dato interessante riguarda gli incassi: il film ha la media di sala più alta dopo Biancaneve e il cacciatore.
Non sarà che Scialla ha trovato un temibile avversario?
Lo vedremo giovedì sera alla premiazione. Intanto c’è da segnalare che all’arena c’era il pienone: gente seduta ovunque, anche sui gradini. Il dibattito poi è stato è stato molto interessante.
Lui, Alessandro Comodin, timido e nervoso, fumava una sigaretta dopo l’altra. Friulano, ma residente da anni a Parigi, parla con accento francese. Ha studiato a Parigi, poi ha frequentato la prestigiosa scuola di cinema di Bruxelles.
L’estate di Giacomo è metà documentario, metà film (vedi il trailer). Racconta la storia vera di Giacomo, sordo da quando aveva nove mesi, che a 18 anni decide di operarsi. Comodin ha fatto riprese per due anni, ma alla fine ha usato solo due settimane di riprese della scorsa estate. Tutto il resto è rimasto inutilizzato, ma è servito per arrivare al film. Il regista ha seguito il percorso di Giacomo fino all’intervento.
Giacomo lo conosceva fin da bambino perché era amico di suo fratello e Stefania, l’amica e coetanea nel film, è la sorella di Comodin.
Il film è molto Nouvelle Vague. Tra l’altro il regista è anche operatore e questo gli ha permesso di seguire i ragazzi. Non c’erano dialoghi scritti. Comodin si è limitato a dare il ciak e lo stop, impartendo indicazioni molto generiche del tipo: “Camminate”. Ha provocato delle situazioni per poi registrarle. Ad esempio la scena in cui il ragazzo suona la batteria: è stato lui che gliel’ha portata.
Tutto ciò assomiglia molto a La guerra è dichiarata, film francese di Valérie Donzelli in
stile Nouvelle Vague, che pure racconta di una coppia con un figlio a cui viene diagnosticato un cancro al cervello. Anche nella Guerra è dichiarata (candidato all’Oscar come miglior film straniero) c’è una concomitanza di scrittura, regia e interpretazione. Valérie Donzelli e Jérémie Elkaïm scrivono e interpretano la loro storia: la differenza è che loro hanno una sceneggiatura.L’estate di Giacomo (che è possibile vedere anche in streaming su MyMouvies) è un film insolito, delicato e bello, con grandi silenzi, in certi momenti è in tempo reale (vedi ad es. l’attraversamento del bosco).
Il film è sottotitolato perché quando Giacomo parla non è chiarissimo.
Passiamo a Sette opere di misericordia dei fratelli De Serio: un’opera difficile che contiene una grande ricerca estetica-fotografica. Gianluca e Massimiliano De Serio sono dei video-artisti e il loro film è duro come argomento e come stile: il risultato è che durante la proiezione molti abbandonano l’arena.
Nel successivo dibattito, Moretti chiede ai due registi gemelli: “Non è che siete stati sadici con lo spettatore?”
Loro rispondono che lo spettatore è masochista e a quel punto si alza un tipo dal pubblico, dice che si sono fatti le pippe e se ne va arrabbiato.
In ogni caso è tra quelli rimasti fino in fondo!
Sette opere di misericordia (vedi il trailer) è un film sulla sofferenza che parla di vecchiaia, dolore, morte e povertà. Uno dei due gemelli De Serio è laureato in storia del cinema, l’altro in storia dell’arte e sono stati premiati in diversi festival per i loro corti e per le video installazioni.
Il film contiene una ricerca formale abbastanza spinta e Moretti li stuzzica dicendo che hanno fatto una film concettuale in cui volevano esporre una loro idea dell’arte. Qui c’è la sceneggiatura, anche se i dialoghi sono pochissimi, ma manca una trama lineare.
In ogni caso tra gli spettatori che sono rimasti ce ne sono alcuni che sono stati incondizionatamente catturati dal film e che ne hanno tessuto le lodi.
Il corpo del vecchio Herlitzka nudo e decadente, loro lo trovano bellissimo e lo hanno scelto appositamente. Anche qui c’è il dato biografico di un nonno con un cancro alla gola.
Alcune inquadrature sono citazioni di quadri e Sette opere di misericordia è un dipinto del Caravaggio.
Ed ecco che ieri sera spunta un valido antagonista che contende a Gipi il trofeo per il miglior dibattito. Si tratta di Roan Johnson, pisano con padre inglese e madre di Matera, molto brillante, a tratti esilarante. Il suo film, I primi della lista, (vedi il trailer) parla di un gruppo di ragazzi pisani che a un certo punto, nel 1970, si convincono che sta per scoppiare un colpo di stato. Anzi, per una serie di equivoci (è il 2 giugno e c’è la parata dei carri armati) pensano che sia già in atto. Dunque scappano, passano il confine, anzi lo sfondano, inseguiti dalla polizia e chiedono asilo politico all’Austria.
Ottimo il duetto tra Johnson e Moretti che addirittura lo rimprovera di essere troppo sciolto e di non rispondere mai alle sue domande, ma di partire con tutta un’altra storia: intanto però sghignazza. Poi arriva anche Santamaria e mentre l’attore mostra a Moretti le foto della figlia, Johnson va avanti da solo col dibattito. Racconta pure di quando hanno deciso di proporre il film a Degli Esposti. Hanno pensato: “Un film non ce lo produrranno mai, perciò diciamogli che vogliamo fare un documentario”. Carlo degli Esposti ha letto e ha detto: “Ma è un’idea bellissima, facciamo un film!”. Johnson è convinto che se gli avessero proposto di fare un film, avrebbero fatto un documentario.