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Bin Laden è morto?

Creato il 02 maggio 2011 da Enricobo2
Stavolta sembra che non ci siano più dubbi. Dopo molti falsi allarmi, il Voldemort del fondamentalismo, il grande vecchio del terrore è stato fatto fuori. Sempre che sia lui, il vecchio Bin Laden ha fatto la meritata fine che è sta già scritta quando cominci a percorrere quel tipo di sentieri. Certo molti dietrologi si chiedevano come mai non fosse stato acchiappato prima, visto che tutti i mezzi e la tecnologia possibile era stata dispiegata. Sembrava impossibile che in un mondo dove con Google vedi le automobiline dall'alto sulle strade del Borneo, non si riuscisse ad acchiappare l'Arabo Fenice. Alla fine hanno funzionato i metodi classici, quelli con cui, tramite la soffiata vecchia maniera, acchiappi, se vuoi, il latitante mafioso. Adesso ci sarà chi dice che l'hanno fatto fuori per evitare che fossero rivelati scomodi retroscena, mentre altri lo vedranno vivo e vegeto tra anni come Elvis e ben nascosto da qualche parte. Ma la valenza simbolica del risultato è senza dubbio molto forte, in particolare per Obama, che aveva bisogno di un colpo di questa portata per risalire da un baratro in cui stava immeritatamente precipitando.
Il fatto in sé, se lo si esamina asetticamente, è senza dubbio una buona cosa. L'importante è che non lo si consideri la soluzione dei problemi. Anzi di norma ogni fatto, anche positivo, ne genera altri che non vanno sottovalutati. In generale queste situazioni hanno degli strascichi tipici. La creazione del mito e del martire. I colpi di coda degli emuli. La nascita di movimenti che si ispirano al mito. Dall'altra parte possono portare invece a una sorta di rilassamento dovuto all'illusione di avere chiuso un problema. Un po' come quando ti passa la febbre se prendi l'antipiretico, confondendo la sparizione del sintomo come la guarigione della malattia. Tutto questo, unito alla disperata ricerca di un qualunque motivo per togliersi dalle grane di un guaio in cui ci si è stolidamente cacciati dopo essere stati corresponsabili nel generarlo, un po' come quando fumi per decenni e poi ti lamenti di avere il cancro ai polmoni, può portare a trascurare l'attenzione sui problemi di fondo che agitano il mondo dell'Islam e che sono di grandissima complessità e per il nostro mondo di assai difficile interpretazione. Lo stupore e la sorpresa che ha colto l'Occidente per quello che sta accadendo nel Maghreb e nel Medio Oriente ne sono la prova.
Quello che accadrà è quasi impossibile prevederlo. Bisognerebbe monitorare con attenzione i fatti e le azioni che bisogna poi pragmaticamente intraprendere, dovrebbero tenere conto delle possibili conseguenze, spesso inattese. Certo il metodo meno consigliato è quello di agire alla carlona, andando dietro all'istinto del momento, mettendo pezze a seconda della contingenza che poi si rivelano sempre peggiori del buco da tappare. Peggio ancora sarebbe agire solo tenendo conto della necessità di acchiappare qualche consenso elettorale interno, agitando qualche paura, risvegliando incubi teorici, quando invece proprio il compito richiederebbe di minimizzare le cose ufficialmente e di vigilare assai bene dove è necessario, senza agitarsi scompostamente facendo e dicendo ogni giorno il contrario del giorno prima. Ma tutto questo è capacità solo dei grandi uomini, gli ominicchi o peggio i quaqquaraqquà, corrono di qui e di là, cercando solo di mettersi in mostra e di trarre qualche miserevole vantaggio per il proprio orticello. Come diceva il principe di Salina, dopo i gattopardi, rimangono le iene e gli sciacalli a prendere la scena.

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