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Bingo!

Creato il 05 marzo 2011 da Patuasia


La frase del presidente dell’Union, Ego Perron, invitato al Congresso fondativo dell’Alpe: “Credo che in una democrazia l’opposizione sia necessaria”, ha lasciato sbalorditi alcuni, basiti altri, ilari altri ancora. Quella frase, apparentemente infelice cosa significa? Parrebbe il riconoscimento tardivo del nocciolo di un sistema sociale che lascia spazio alla minoranza e al possibile quanto auspicabile cambio della guardia. Per chi è cresciuto politicamente entro un sistema blindato da cui ha tratto solo vantaggi personali, ravvisare  nella democrazia un valore riconosciuto, seppur in pauroso ritardo, può essere un augurio, ma noi non ci crediamo: tale tardivo discernimento è troppo, persino per uno come Perron. Crediamo che la lettura possa essere un’altra. E cioè: questo tipo di opposizione è necessario! Definire l’opposizione “utile”, “costruttiva”, ordinata e confinata nei compitini istituzionali, come attività essenziale, significa bandire altri tipi di opposizione, molto più preoccupanti. Quell’agire che nei fatti non mette in discussione niente è necessaria all’Union valdotaine perché offre una parvenza di democrazia che in realtà non esiste. Viviamo in un sistema massonico e mafioso: com’è possibile non accorgersene? E com’è possibile fronteggiarlo con i soliti vecchi metodi: interpellanze, interrogazioni? Non è possibile, perlomeno non solo con quelli. Il coraggio politico non si esprime più negli slogan, nella scelta di parlare in francese e nella retorica delle frasi fatte, il coraggio consiste nel rivelare gli imbrogli, nell’alzare il coperchio degli affari, nell’impegno di informare i cittadini, perché la politica nuova, oggi e qui, è quella che si sostituisce all’informazione pilotata, che scandaglia i documenti e punta l’indice contro. Robert Louvin dice dal Congresso che questo metodo non basta che ci vogliono proposte alternative: ci sembra ovvio. (Ma che peso politico hanno le belle idee, se queste sono sempre negatedalla maggioranza?). Non è invece ovvio per l’Alpe considerare la situazione attuale come una situazione d’emergenza che richiede uno sforzo di indagine che gli alpisti prudentemente preferiscono non affrontare con la scusa che l’accusa da sola non basta. Un paese che usa le minacce, che ricatta, che promette, che elegge un condannato non è un paese normale, tantomeno libero e democratico. Occorre rendersene conto prima o poi e comportarsi di conseguenza.

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