Ci sono luoghi, ci sono momenti, ci sono persone che ti restano dentro.
Mi trovo a Braccagni, mentre inizio a scrivere questo post. Ci sono persone che, per fermare un'emozione, decidono di fotografarla. E in un scatto conservare un ricordo. Io, oggi, ho sentito il bisogno di scriverlo.
Braccagni è un piccolo paese nella provincia di Grosseto. Siamo nella campagna toscana ed è qui che vivono Stefano e la moglie Caterina. Hanno lasciato la città e hanno scelto di vivere qui. Hanno un figlio di 4 anni che senza problemi riconosce un albero di albicocche da uno di mele, che non ha paura degli insetti e respira ogni giorno natura.
Stefano è un fattore e le sue sono coltivazioni biologiche (albicocche, pere, mele). Oggi sono qui per le albicocche. Voglio raccoglierle, assaggiarle, toccarle. Voglio capire cosa vuol dire biologico e voglio stupidamente capire perchè in tanti lo scelgono come "migliore".
Stefano lavora per Alce Nero e Mielizia, una società di agricoltori biologici, apicoltori e produttori equosolidali, composta sia da soci agricoltori (in questo caso La Cesenate), sia da aziende di trasformazione, consentendo così il controllo della filiera dal campo al prodotto finito. Qui si lavora insieme.
Perchè "fare insieme non è mai banale ma il risultato di una scelta. La scelta del fare e del cambiare (lo stato delle cose presenti). Una scelta consapevole del fatto che soli non si può, non si riesce.
Una scelta che ha una missione, profonda , con obiettivi chiari e così condivisi da mettere spesso da parte molta della propria soggettività individuale" (Lucio Cavazzoni, presidente Alce Nero e Mielizia).
Mi accolgono nella loro splendida casa costruita con pietra a vista e, mentre pranziamo sul prato, all'ombra di un ulivo, Stefano mi racconta che quella che sto mangiando è un'albicocca cafona. Sorrido. Penso al pane cafone tipico delle mie zone d'origine e penso che sia buffo utilizzare questo aggettivo per catalogare i prodotti migliori.
Le altre varietà si chiamano portici, dulcinea e san francesco.
Sono circa 1000 i quintali prodotti ogni anno, ma questo è un anno sfortunato. Le temperature climatiche e le condizioni atmosferiche non hanno reso possibile la produzione dell'anno passato.
Ma la qualità è eccellente.
Le annuso e ne divoro una, guardando compiaciuta il fattore e la moglie.
Mi chiedo cosa la renda così "saporita" e Stefano mi racconta che, rispetto ad una coltivazione normale, ci vogliono più tempo, più cura e più pazienza.
Il biologico non prevede concimazioni con fertilizzanti chimici, nessun utilizzo di sostanze chimiche di sintesi e un ambiente incontaminato. Quello che si usa sono letame e pellettati organici.
Utilizzano tecnologie avanzate basate sull'uso di calore e freddo e, grazie all'elevato livello di automazione raggiunto, possono lavorare grandi quantitativi in tempi brevi, mantenendo inalterata la freschezza della materia prima e salvaguardando le proprietà organolettiche e nutrizionali. Dal momento del raccolto al momento della lavorazione passano al massimo 24 ore.
Gli agronomi dell’azienda scelgono le varietà da coltivare e forniscono assistenza tecnica agli agricoltori durante tutto il ciclo agronomico, controllando periodicamente coltivazioni, in particolare al momento del raccolto per garantire la giusta maturazione dei frutti.
Sono quindi prodotti che, per essere esenti da residui chimici e ottenuti in modo biologico e sostenibile, richiedono tempo e sforzi maggiori. Il biologico è una scelta, mi fa capire.
Stefano mi racconta di aver fatto questa scelta qualche anno fa. Lo ha fatto rischiando, perchè sono stati necessari 2/3 anni per ottenere una produzione significativa con la coltivazione biologica, e i controlli sono tanti e costanti.
L'ha fatto per scelta. Che sia per etica o meno, non spetta a me stabilirlo. Apprezzo chi fa delle scelte. Ancora di più chi le fa perchè sceglie il giusto. Per sè.
La moglie sorride e sbuffa "l'è anche faticolo 'sto biologico".
Mi verrebbe da dirle che quando è faticoso c'è più gusto, chè è un po' il mio motto di vita, ma sto zitta. E capisco che faticoso sia non trovare il proprio marito nel letto in piena notte perchè alcuni concimi vanno distribuiti con il buio, perchè le coltivazioni vanno seguite come fossero dei figli, perchè non esistono estati e vacanze, all'inizio. Ma godono nel raccontarmi del loro figlioletto che all'asilo spiega ai compagni che la frutta biologica è più buona. E la cosa mi fa pensare. Strano.
E' un po' che ci ragiono su. Ho sempre pensato di essere la "cittadina" per eccellenza. Ridevo quando mio fratello o gli amici più grandi mi parlavano di campagna e di bisogno di "aria".
Poi, d'un tratto, crescendo, senza accorgermene mi sono scoperta con la stessa esigenza.
Il bisogno di spazi aperti, la voglia costante di mare, la necessità di verde intorno, di genuinità. Quella genuinità ai più sconosciuta, che speri di comunicare attraverso un blog ma non sempre è possibile.
In fondo, io in campagna ci sono nata. E sono "emigrata" nella industriale Milano convinta di essere una ventenne da azienda, io.
E mi ritrovo a 27 anni, a scrivere di me, della mia vita, dei miei sogni, all'ombra di un albero di albicocche, nella campagna toscana.
E penso di non aver mai capito niente. O forse, ho capito tutto.
"Come si cambia, per ricominciare", cantava qualcuno.
Ho raccolto 5 albicocche, e mi sono seduta qui, all'ombra. E qui, al calare del sole, mangiandone una dopo l'altra, vi ho raccontato la mia storia. Quella di una ragazza che ormai conoscete bene, che d'un tratto sceglie la natura, la genuinità, il sorriso delle gente che a contatto con il territorio ci vive, davvero.
- E questa la mia ricetta, pensata e creata con le albicocche raccolte oggi:
Tartare di branzino con albicocche, basilico e mandorle fresche.
Facilissima e divina. Basta tagliare tutti gli ingredienti a pezzettini piccolissimi e condirli con un ottimo olio extra vergine di oliva. E la semplicità ripaga sempre :-) -
E voi, fareste lo stesso?
Ricevo così tante mail di persone che sentono il bisogno di scappare dalla routine quotidiana, che avvertono l'esigenza di rimanere soli con se stessi per pensare o semplicemente per staccare con tutto, che hanno voglia di spegnere cellulari e computer e immergersi nella natura, dimenticando per un giorno il lavoro.
Avete voglia di raccontare ai vostri figli che le mucche non sono davvero viola e le fragole non nascono nel banco frigo di un supermercato?
Se la risposta è si, questo contest nasce per voi. Per voi che avete una storia da raccontare. Una storia legata ad un momento vero vissuto nella natura. Un momento di stacco, di sfogo, di gioia. Un momento di solitudine, un attimo d'amore, un pomeriggio con gli amici di una vita.
Un momento bio-grafico.
Ma soprattutto un ricetta legata a questo mondo.
Per partecipare è sufficiente inviare QUI una ricetta legata a una storia personale che evoca ricordi piacevoli legati al biologico e al suo vissuto, in altre parole un “piatto” che unisce ricette, storie e il mondo del biologico.
Ecco le regole:
- Il contest terminerà l’11 settembre 2011
- Si può partecipare una sola volta
- Le ricette dovranno essere legate a una storia personale e parlare di biologico.
- Possono partecipare ovviamente tutti, anche chi non ha un blog
- OBBLIGATORIO inserire nella fotografia della ricetta il prodotto (uno a scelta tra la gamma di Alce Nero) o, in alternativa la citazione "Alce Nero".
- Per chi ha un blog, valgono anche le ricette già pubblicate (con citazione).
- I partecipanti dovranno esporre l'immagine dell'iniziativa sul loro blog, linkandola alla pagina di Fatti di Bio, e lasciare un commento e il link della ricetta nel post.
- Per chi non ha un blog, può inviare la ricetta corredata da una foto all’indirizzo mail: info@alcenero.it scrivendo nell’oggetto “CONTEST BIO-GRAFIA DI UNA STORIA”
- Il premio messo in palio è una giornata da protagonista con Chiara Maci da Alce Nero Caffè BIO di Bologna, con notte in hotel 4* a Bologna per 2 persone e un pacco di prodotti!
La giuria sarà composta da:
- Chiara Maci
- Due Responsabili dell'azienda Alce Nero e Mielizia S.p.A.
Regolamento su www.fattidibio.com
Pronti per la sfida?